Il 16 dicembre scorso, con un comunicato che in realtà era già nell'aria da tempo, il primo ministro giapponese Fumio Kishida (foto seguente) ha annunciato che il Giappone si imbarcherà presto in un vasto piano di riarmo quinquennale del valore complessivo di 320 miliardi di dollari.
In realtà già nel corso del mese di novembre Kishida aveva istruito il governo di approntare un piano per innalzare la percentuale del PIL che il paese del Sol Levante alloca al bilancio alla Difesa dall'attuale 1% fino al 2%, in linea con gli standard di gran parte dei paesi del cosiddetto “Blocco Occidentale”. Parafrasando le parole dello stesso primo ministro nipponico, infatti, con l'invasione in grande stile dell'Ucraina da parte dalla Russia a partire dal 24 di febbraio 2022, un nuovo precedente nelle relazioni internazionali è stato introdotto e non vi è alcuna garanzia che azioni unilaterali come quella russa non possano venire intraprese anche da altri attori del panorama internazionale.
Pare evidente che l'iniziativa giapponese sia tarata sulla crescente minaccia costituita dalle politiche sempre più assertive di stati come la Cina e la Corea del Nord, senza dimenticare che il Giappone ha in realtà un contenzioso aperto anche con la Russia stessa per il possesso mai riconosciuto da Tokyo delle isole Curili Meridionali, meglio conosciute in Giappone come “Territori del Nord”.
Interessante notare che i decisori politici giapponesi abbiano specificato che il piano di riarmo nazionale verrà portato avanti in coordinamento con Washington. Tale dichiarazione comporta due importanti conseguenze.
Primo: segnala che gli obiettivi di contenimento della minaccia cinese sono condivisi da entrambe le sponde del Pacifico.
Secondo: che il Giappone è a tutti gli effetti un paese incapace di esprimere una sua visione strategica autonoma ed è totalmente appiattito sui desiderata degli USA.
Intendiamoci; la Cina e, in misura minore, la Corea del Nord rappresentano una minaccia reale per il Giappone ed è vitale che Tokyo coordini le proprie mosse sullo scacchiere asiatico con Washington, che ne rappresenta il principale “tutore” per quanto attiene la sicurezza geopolitica. Tuttavia è francamente incomprensibile che a 77 anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale un paese da oltre 125 milioni di abitanti e che detiene il quarto PIL a parità di potere d'acquisto a livello planetario sia ancora incapace di produrre delle scelte di politica estera veramente indipendenti.
Quanto appena scritto potrebbe far arricciare le ciglia a più di qualcuno, ma non è affatto una stupidaggine dato che in base alle strategie americane, perché in contenimento nei confronti della Cina abbia successo è necessario che la Corea del Sud ed il Giappone facciano fronte comune. Tuttavia se vista dal lato giapponese, Seoul rappresenta in prospettiva una minaccia almeno tanto quanto Pechino e non sono pochi i contenziosi territoriali e geopolitici che pongono irrimediabilmente il Giappone e la Corea del Sud (entrambi paesi capitalisti e democrazie compiute) su lati opposti della barricata.
Da ultimo è necessario sottolineare che, sebbene il grande piano quinquennale di riarmo giapponese possa rappresentare un eccellente volano di espansione per le industrie della Difesa sia giapponesi che internazionali, è altrettanto vero che i fondi necessari alla sua realizzazione andranno trovati tagliando il budget allocato alle politiche sociali proprio in un momento storico nel quale il “paese più vecchio del mondo” ne abbisogna di più. Da anni infatti il Giappone sta vivendo una fase di declino demografico apparentemente inarrestabile che nei prossimi anni rischia di trasformarsi in una vera e propria voragine. Nel 2010, con 128.070.000 abitanti, il paese del Sol Levante toccò il suo momento di massima espansione demografica, ma da allora il Giappone ha perso quasi 3 milioni di abitanti (erano poco più di 125 milioni nel 2021). L'anno scorso è stato per Tokyo pure l'anno della fertilità più bassa dato che sono nati 811.604 bambini, ma al contempo si sono registrati 1.439.809 decessi, con una differenza di -628.205, la più alta in ben 122 anni!
Ecco dunque che il governo giapponese è chiamato al titanico sforzo di realizzare i piani relativi al potenziamento della Difesa, senza dimenticare però che la sfida demografico-sociale rappresenta, in una prospettiva di medio-lungo periodo, una sfida egualmente importante per la stabilità dell'ultima società monoetnica rimasta al mondo.
Foto: U.S. Marine Corps / U.S Air Force