Incidente Golfo Persico: E se gli iraniani fossero entrati in possesso del materiale “crypto” americano? (parte 2)

(di Massimiliano D'Elia)
15/03/16

Lo  scorso 12 gennaio le guardie della rivoluzione iraniana, i Pasdaran, arrestarono  dieci marines americani, al largo dell'isola di Farsi, nelle acque  territoriali di Teheran, dopo che  due piccole imbarcazioni militari le CB90 erano entrate, a detta dei funzionari  iraniani, nelle acque territoriali del Paese, a causa di un guasto tecnico, ovvero ai loro sistemi di navigazione.

Il rilascio dei  militari statunitensi fu negoziato da Kerry  in persona e si concluse con il rilascio dopo almeno cinque conversazioni telefoniche col suo omologo iraniano, Mohammad Javad Zarif.

Funzionari  dell'amministrazione presidenziale statunitense hanno  descritto Zarif come "palesemente preoccupato" che  l'episodio potesse affondare l'accordo internazionale  raggiunto nel luglio scorso a Vienna. Nell’articolo del 15 gennaio scorso riportavo la descrizione della vicenda ed evidenziavo il pericolo della perdita delle informazioni e dei sistemi classificati statunitensi. Fonti americane smentivano tale possibilità.

Oggi indiscrezioni, tratte dalle agenzie di stampa, confermano che l'Iran, invece, ha raccolto migliaia di  informazioni dagli strumenti elettronici in possesso dei 10  militari della Marina statunitense arrestati in Iran lo  scorso gennaio.

Su media iraniani "Press Tv", il  generale Ali Razmjou, comandante delle forze navali del  corpo dei Guardiani della rivoluzione, ha sottolineato che  oltre 13 mila pagine di documenti sono state prelevate dai  computer portatili, dai dispositivi Gps e dalle mappe  elettroniche in possesso dei 10 militari statunitensi.

 "to be continued"