Quel paese ricchissimo di Petrolio, ma incapace di saper sfruttare le sue risorse se non per una piccola casta, è un perfetto acquirente per i paesi che, fingendosi garantisti, continuano a vendere ogni tipo di equipaggiamento militare. Ci si chiede davvero se i raid aerei non siano davvero una copertura alla vendita sfrenata che non tiene conto del contesto o del fruitore finale delle piattaforme.
Dal Pentagono minimizzano, ma l’Isis continua ad essere equipaggiato a costo zero. Chissà se un giorno non ci dovremmo pentire di questa strategia che tiene sempre più conto dei petroldollari e non dello scenario operativo.
Quello chiamato come “Iraq Train and Equip Fund” è parte del piano principale dell’amministrazione Obama per addestrare le truppe irachene contro i fondamentalisti. Il costo dell’operazione è di 1,6 miliardi di dollari. Il dispiegamento di armi ed attrezzature è parte di una strategia più ampia per contrastare lo Stato islamico.
Tra due settimane, quello che è ritenuto come uno dei più grossi rifornimenti militari da quando è iniziato il sostegno USA, giungerà in Iraq per equipaggiare le truppe lealiste, i gruppi sunniti ed i curdi Peshmerga. In Iraq giungeranno forniture complete per equipaggiare intere brigate: fucili d’assalto, mitragliatrici, lanciagranate, mortai, maschere di protezione, visori, soppressori e milioni di munizioni.
Emerge un dato particolare. Una delle più grandi commissioni militari (ovviamente di produzione USA) è stata consegnata nella stessa settimana in cui le forze irachene (le stesse che hanno sempre lamentato esigue munizioni) hanno perso Ramadi.
Se davvero queste armi non hanno mai raggiunto le truppe regolari, allora è facile ipotizzare il destino dell’intera fornitura, consegnata a costo zero ai miliziani dell’Isis. Ed il Pentagono, continua a minimizzare.
Le forniture militari non arrivano per come avrebbero dovuto – si è lamentato da Parigi il primo ministro iracheno Haider al-Abadi – le nostre truppe non ricevono nei tempi stabiliti quanto promesso dagli alleati. La campagna aerea è utile, ma non abbastanza intensiva. Abbiamo bisogno di assistenza.
Si scopre, dopo mesi e mesi (?), che qualcosa nella fornitura non funziona. Ci sono truppe regolari che hanno le armi, ma non le munizioni. Altre ancora, che hanno le munizioni ma attendono le armi.
Le lamentele sono ingiustificate – rispondono seccati dal Pentagono – la lentezza del programma era stata prevista. Il problema non sono le munizioni o le armi che non arrivano, ma la vulnerabilità della leadership irachena.
ISIS: un esercito moderno a costo zero
Al mercato nero di Mosul, è possibile acquistare praticamente di tutto: AK- 47, M4A1, kit Special Operations Peculiar Modification, fucili d’assalto H&K, ogni genere di mina, pistola o coltello. Non di certo un carro armato M1A1M Abrams, ma i terroristi adesso ne possiedono almeno due dozzine, così come altri sistemi che solitamente non riuscirebbero ad ottenere. Questo perché la ritirata dell’esercito regolare iracheno, equipaggiato con il meglio della produzione USA (ma anche russa, cinese, francese, italiana ed inglese) che i petroldollari possono acquistare, non avviene mai in modo organizzato.
Ogni sconfitta dell’esercito iracheno avviene sempre con la fuga incontrollata dei soldati che hanno un solo pensiero “salvare la pelle”. E per rallentare il nemico (ed attirare la sua attenzione), abbandonano ogni cosa: equipaggiamento individuale, strumentazione criptata, documenti, veicoli blindati e non. E questi episodi non sono più isolati, ma avvengono con una certa regolarità.
Quel che peggio, è che ad ogni sconfitta, i terroristi acquisiscono capacità e potenza. E pensare che questi non sappiano utilizzare l’equipaggiamento sarebbe pura follia, considerando i mercenari, giunti a migliaia da ogni parte del mondo per unirsi alla causa Daash.
Fino a pochi mesi fa, era impensabile che l’Isis disponesse di fuoco di sbarramento. Adesso si scopre che almeno sessanta M198 Howitzer, artiglieria pesante da 155 mm, sono regolarmente in battaglia tra le fila dello Stato islamico così come decine di lanciarazzi multipli BM-21 Grad.
I terroristi non avrebbero ancora una reale forza antiaerea, ma hanno catturato una dozzina di ZSU-23-4 Shilka dall’esercito siriano. Se questi semoventi antiaerei dovessero entrare in funzione contro un velivolo alleato che non si aspetta un tale sbarramento, potrebbe anche essere abbattuto. Ed i terroristi non aspettano altro.
Sarebbe un grave errore considerare i miliziani come dei “selvaggi” con un fucile e ritenere soldati di professione quelli iracheni. Sarebbe un grave errore perché tra i terroristi combattono migliaia di ceceni, esperti nella guerriglia non convenzionale. Ma i fondamentalisti giunti in Iraq provengono da ogni parte del mondo e quasi tutti hanno ricevuto un addestramento paramilitare.
Gli iracheni, nonostante l’equipaggiamento di ultima generazione, hanno dimostrato una reale incompetenza di fondo e gli strateghi hanno dimenticato una delle regole basilari per andare in battaglia: l’addestramento. Gli assegni milionari staccati per acquisire capacità e che fanno brillare l’Occidente, non possono nulla senza un vero addestramento militare.
Non saranno di certo moderni, ma tra le fila dell’Isis sono in servizio almeno sessanta T-62M/K e circa quaranta T-55. L’elenco della “spesa” fatta dagli iracheni e dai siriani è impressionante. Centinaia tra BMP-1, M1117, BRDM-2. Più di 300 MTVR americani, cento M113 ed oltre 3500 HUMVEE dotati tutti di corazza aggiuntiva e torretta armata. Almeno cinquanta i mezzi corazzati Cougar acquisiti. Milioni di proiettili di svariato calibro, migliaia di armi leggere e pesanti, circa 500 missili antiaerei ed anti-carro.
Iraq e Siria, involontariamente, stanno equipaggiando gratuitamente il nemico. E si sta pianificando un’altra massiccia offensiva per liberare Ramadi con altri mezzi nuovi di zecca.
Il terrore è che l’Isis riesca ad acquisire e rendere operativa anche una componente anti aerea su larga scala ed organizzata. In quel caso, l’intero ruolo della Coalizione sarebbe rivisto ed i soli cacciabombardieri da solo non basterebbero. Storia insegna.
La sensazione è che mentre i terroristi stanno acquisendo capacità, gli iracheni vanno in battaglia sconfitti ancora prima di sparare un solo colpo.
Franco Iacch
(foto: US DoD / web)