Il chimico dello Stato islamico è attualmente sotto custodia americana in una struttura di detenzione temporanea ad Erbil, in Iraq. Sleiman Daoud al-Afari, esperto di armi chimiche e biologiche, ritenuto uno dei principali esponenti del settore durante il regime di Saddam Hussein, è stato catturato dalla Delta Force in un’operazione segreta avvenuta il mese scorso. La sua cattura è stata resa nota poche ore fa.
Il Dipartimento della Difesa aveva posto al-Afari in cima alla lista tra le figure di alto profilo del Califfato, dopo il rinvenimento di iprite in forma liofilizzata, caricata su alcuni proiettili d’artiglieria. Gli Stati Uniti hanno a lungo sospettato che lo Stato islamico possedesse agenti chimici. Tracce di gas mostarda, sono state rinvenute su alcuni frammenti degli ordigni utilizzati dallo Stato islamico in Iraq e Siria. I test di laboratorio, eseguiti anche sull’abbigliamento dalle vittime, avrebbero evidenziato la presenza di una forma parzialmente degradata di iprite.
L’utilizzo in battaglia di un agente chimico è potenzialmente devastante senza le opportune misure ed attrezzature. Sia il precedente governo in Iraq che l'attuale in Siria, possedevano dei programmi di guerra chimica. Il 50enne al-Afari è stato catturato in un raid nei pressi della città settentrionale irachena di Tal Afar. Non sono stati forniti altri dettagli.
Si ritiene che lo Stato islamico abbia creato una speciale unità dedicata allo sviluppo ed al perfezionamento di armi chimiche, con sostante rivenute nei depositi abbandonati di Saddam. Il Dipartimento della Difesa Usa ritiene che sarebbero almeno venti gli scienziati stranieri che hanno aderito al programma chimico e batteriologico del califfato. Nonostante le ambizioni dello Stato islamico, gli Usa ritengono che i terroristi non siano ancora in grado di sviluppare gas nervini.
(foto: US Army)