IRINI: un'operazione indigesta ai turchi

(di Tiziano Ciocchetti)
27/11/20

La missione IRINI - lanciata lo scorso anno dall’Unione Europea per appoggiare l’embargo ONU, finalizzato a bloccare l’arrivo di materiale bellico in Libia - sta diventando sempre più centrale come strumento di controllo del Mediterraneo Meridionale. Il Quartier Generale della missione ha sede a Roma ed è attualmente comandata dall’ammiraglio Fabio Agostini.

Il 25 novembre ha ricevuto la visita ufficiale del deputato Matteo Perego, membro della Commissione Difesa della Camera. “Ho avuto modo di constatare l’imparzialità e il bilanciamento della missione che ha all’attivo più di 1.400 interrogazioni, 58 visite consensuali e 5 ispezioni. Numeri che confermano che l’operazione è in grado di esercitare un effetto di deterrenza, essere efficace e credibile, a patto che tutti i paesi contributori, Italia in primis, facciano la loro parte in termini di assetti e personale”.

Dal comunicato dell’onorevole Perego si evince il plauso per il lavoro fin qui svolto dalle Marine europee di IRINI ma anche la necessità di fare un salto qualitativo, implementando il numero di unità impiegate e allargando ulteriormente l’ambito di intervento.

È capitato, nel corso dell’attività di IRINI, che alcune navi, provenienti dalla Turchia e dirette in Tripolitania, fossero scortate da unità militari di Ankara, le quali rappresentavano de facto un impedimento ad una eventuale richiesta di ispezione del carico trasportato. A tal proposito è emblematico l’episodio verificatosi lo scorso 22 novembre, allorquando dei marinai tedeschi della fregata Hamburg (foto) - facente parte della missione IRINI - sono saliti a bordo di un cargo battente bandiera turca per ispezionarne il carico. Tuttavia Ankara ha negato l’autorizzazione all’ispezione, costringendo i marinai tedeschi ad interrompere i controlli.

Il presidente turco Erdoğan ha successivamente espresso tutta la sua indignazione per l’accaduto, sentenziando che “la perquisizione della nostra nave è un atto che non rientra nel Diritto internazionale marittimo”. Ha inoltre aggiunto che “il nostro sostegno al governo legittimo di Tripoli ha impedito che la guerra civile continuasse. Abbiamo avuto pazienza con le provocazioni di Grecia e Cipro nel Mediterraneo orientale, nonostante questo la perquisizione alla nostra nave che portava aiuti in Libia è stato un vero e proprio attacco”.

Quindi, secondo il punto di vista di Erdoğan, qualunque imbarcazione issi una bandiera turca, oppure scortata da unità della Marina militare turca, deve essere esente dai controlli. Se non che, in questi ultimi tre anni, i cargo provenienti dalla Turchia hanno trasportato ingenti quantitativi di materiale bellico alle milizie di Misurata, impegnate contro le truppe del generale Haftar.

Vista anche la politica mediterranea di Ankara, l’onorevole Perego (foto) auspica che la missione IRINI venga potenziata: aumentando il numero delle navi a disposizione del Comando di Roma e consentendo ai team ispettivi di salire a bordo dei cargo sospetti, senza alcuna interferenza esterna.

Inoltre, una maggiore presenza di unità navali europee al largo delle coste libiche permetterebbe di fornire una protezione adeguata ai pescherecci, soprattutto italiani, che spesso pescano in quel tratto di mare. Contribuendo così ad evitare situazioni come quella verificatasi il 1° settembre scorso, terminata con il sequestro di 18 pescatori siciliani da parte delle milizie di Haftar.

Un episodio analogo avvenne il 17 aprile del 2015, allora era attiva la missione MARE SICURO, antecedente di IRINI. Il contrammiraglio Pierpaolo Ribuffo, comandante della missione, inviò un distaccamento del GOI a liberare il peschereccio Airone abbordato da uomini armati. Per tale operazione, il contrammiraglio Ribuffo, lo scorso 3 novembre, è stato decorato con Croce di Cavaliere all’Ordine Militare d’Italia dal Presidente della Repubblica.

Foto: Bundeswehr / presidency of the republic of Turkey / autore