La pizza, il piatto italiano forse più famoso ed apprezzato al mondo, sbarca nella zona di Sirte, città sotto il controllo dello Stato islamico. E’ l’ultima trovata della strategia di propaganda interna dell’Isis.
Le immagini pubblicate sui canali YouTube vicini ai terroristi, mostrano un comandante delle milizie nere ordinare una pizza (a prima vista con formaggio, olive e peperoni). Il pizzaiolo prepara il tutto e ripone la pizza fumante in uno scatolo con su scritto “Buon Appetito”. Oltre alla pizzeria, la scorsa settimana è stato inaugurato anche un negozio di dolciumi con torte alla crema sfornate h24.
Sono chiaramente immagini diverse dal solito, considerando la natura brutale del movimento, ma rientrano sempre in quella sorta di propaganda interna. Da rilevare che l’Isis si considera una forma di governo strutturato dal diritto, anche se queste norme possono sembrare assurde, in nome di quella interpretazione medievale della legge islamica. Questi video rispecchiano una precisa direttiva di Al-Baghdadi che, lo scorso luglio, vietò la diffusione di video violenti, se non accuratamente modificati. Il califfo si sarebbe preoccupato per l’immagine pubblica dell’Isis nel panorama mondiale. Video che, secondo quanto avrebbe impartito in un decreto il numero uno dell’Isis, potrebbero offendere gli altri musulmani sparsi nel globo. Sappiamo che la decisione di al-Baghdadi ha creato una spaccatura tra gli alti ufficiali del califfo, convinti della necessità di trasmettere al mondo queste atrocità perpetrate ai danni del nemico dello Stato islamico.
L’obiettivo dell’Isis è quello di presentare uno Stato religioso, in linea con la giurisprudenza islamica che risponde all'autorità morale. Solo per fare un esempio. Quando, ormai due anni fa, i jihadisti conquistarono Mosul, diedero subito un segnale forte, dimostrando alla popolazione di voler portare stabilità, incentivando la ripresa della vita quotidiana. Quattro mesi dopo, anche se con profilo di studio totalmente diverso, riaprì anche l’Università di Mosul con volantini sparsi per la città. “Le lezioni riprenderanno il 24 Dhu al-Hijjah 1435 (18 ottobre 2014 nel calendario occidentale)”.
L’archeologia è una scienza vietata dallo Stato Islamico. La distruzione dei manufatti antichi o meglio, di tutte le opere pre-islamiche è ritenuta legittima. Le reliquie “jahiliyah” o del periodo dell’ignoranza vanno cancellate (o meglio vendute al mercato nero dei collezionisti per milioni di dollari). L’archeologia, secondo l’Isis, potrebbe portare all’idolatria, strettamente proibita nell’Islam. I docenti, per ritornare ad insegnare, hanno dovuto frequentare alcune sessioni di Sharia, per apprendere ciò che non è più tollerato dall’Isis. Gli insegnanti hanno poi ripreso il loro lavoro, ma con le condizioni imposte dal Califfato. Cultura prima e turismo poi.
Non esistono più hotel ed alberghi sotto l’Isis. Tutte le strutture ricettive sono state trasformate in centri di accoglienza o appartamenti in affitto per i cittadini più facoltosi. Lo Stato Islamico traccia anche una politica di controllo degli affitti, che non devono essere mai esosi ed incentivano le ricompense spirituali per gli affittuari.
Il Dipartimento della Salute dell’Isis gestisce tutti gli ospedali. Attivi reparti di maternità, cliniche ed unità di vaccinazione mobile. In quest’ultimo caso, il Califfato è addirittura “moderno”. A differenza di quell’assurda interpretazione della religione, così come avviene in Afghanistan nelle zone controllate dai talebani, la vaccinazione è garantita per la popolazione sotto il governo Daesh. In Pakistan il tasso di mortalità per poliomielite è tra i più alti del mondo per via delle vaccinazioni vietate dai talebani: il vaccino è ritenuto un’arma demoniaca, una sostanza proibita. Non per l’Isis che oltre alla sanità, si scopre essere al passo con i tempi anche per la “parità dei diritti” rispetto alle controparti radicali. I talebani vietano l’istruzione a tutte le ragazze, mentre il Califfato consente alle donne di andare a scuola, seppur in un ambiente separato dagli uomini. L’Isis ha rispetto per l’ambiente. E’ vietato l’utilizzo di esplosivi per pescare per evitare danni all’ecosistema.
Quello che per l’Occidente è un vero e proprio mostro, per la popolazione potrebbe anche apparire come un governo “giusto”. Per esempio. La prima cosa che l’Isis fece in Siria fu quella di abbassare il prezzo del pane. Una mossa accolta con entusiasmo dal popolo.
Il controllo dell’Isis è comunque assoluto, ma niente è lasciato al caso. Nella nuova cartina geografica realizzata è stata creata anche una linea di trasporti che collega Raqqa, Mosul e Qaim. Sono le nuove province create dall’organizzazione nel territorio conquistato. E all'interno di quest’ultimo, anche l'intrattenimento è regolamentato. Si può giocare a “Foosball” (da noi conosciuto come biliardino), ma le teste dei giocatori devono essere tutte asportate per evitare idolatria. Una fatwa sull’intrattenimento continua a definire gli scacchi, il biliardo e gli altri giochi "contemporanei" come non sani per i musulmani, ma una partitella si può anche fare se questa non distoglie dagli obblighi religiosi. Appare evidente, infine, che i teorici dell’Isis conoscono fin troppo bene i testi religiosi e perseguono un indottrinamento totale dell’individuo che diventa impermeabile a qualsiasi confutazione esterna. Una tecnica utilizzata da ogni regime totalitario.
Pubblicando questi video (l'inaugurazione di pizzerie e panifici) il Califfato vuole inviare al mondo due messaggi ben precisi: dimostrare da un lato di essere uno Stato legittimo e pienamente efficiente e dall’altro di essere riuscito dove Al-Qaeda ed i Fratelli musulmani hanno fallito e, cioè, nella creazione di un “regno”, di uno “Stato” che possa durare nel tempo.
E’ ovviamente un messaggio di propaganda, nel tentativo di continuare a fare proseliti rassicurando sulla stabilità di Califfato che, nonostante le sconfitte, continua la sua espansione.