La "Lunga Marcia" per dare un calibro alle nuove armi individuali e di squadra della fanteria e dei Marines USA (e quindi anche alla NATO) non è ancora conclusa. Sicuramente però, sono terminati i "valichi di montagna ed i deserti" tecnico-pratici che l'hanno contraddistinta.
Le "Aquile Urlanti" della 101a divisione paracadutisti dello U.S. Army, alcuni dei suoi più rappresentativi reggimenti (il 502° infantry rgt e il 75° rgt ranger abilitato ad operazioni speciali), hanno compiuto test operativi sia statici che dinamici al fine di verificare le peculiari capacità (e diversità) del nuovo calibro 6.8x43, rispetto al calibro 5.56x45 attualmente impiegato sia per i fucili d'assalto che per le mitragliatrici di squadra.
Il programma NGSW (Next Generation Squad Weapons) è sottoposto all'autorità di acquisizione dell'OTC, ente operativo indipendente che valuta i sistemi di combattimento dell'esercito, utilizzando reparti operativi per verificare realisticamente se essi sono efficaci e logisticamente supportabili. L'OTC è obbligato per legge a testare i sistemi prima che siano schierati sul campo, e ha come appaltatore unico i soldati americani.
Le operazioni convenzionali e speciali in Iraq e in Afghanistan hanno reso evidente la necessità, non più derogabile, di poter disporre di nuovi sistemi d'arma che, pur garantendo le distanze di ingaggio delle versioni più performanti di quelli camerati in 7.62x51 (e ancor meglio ricalcando quelle del 6.5 Creedmoor, la scelta dei "marksman del SOCOM), avesse praticità di trasporto simili a quelli in 5.56x45 (caricatori da 30 e nastri da 250/300 colpi), di cui, a dire il vero, le FFAA USA si erano già rese conto da anni dell'insufficiente "stopping power", una munizione poi non propriamente adatta soprattutto alle armi da appoggio di squadra (le SAW M249) e, ancora, insufficiente per le funzioni dei "marksman" dei plotoni di fanteria.
La scelta andò verso un calibro già esistente, ideato e prodotto ad uso "caccia" dalla Remington Arms: il 6.8 SPC.
Ciò che segue è l'opinione personale dello scrivente, tratta da alcune considerazioni "off the records" fatte con alcuni tiratori militari e civili USA.
A volte gli americani eccedono in pragmatismo, bisogna dirlo, che tanti validi risultati ha loro storicamente portato. Per semplificare la procedura di acquisizione (e relative prove) del nuovo calibro, all'apparenza ideale alla bisogna, pare che furono assemblati, pragmaticamente appunto, alcuni fucili semiautomatici tipo AR15 (M16-M4) con canne camerate per il cal. .270, all'apparenza teoricamente adatto all'impiego, ma non specificamente progettato.
Fu un errore. Le prestazioni generali furono più che deludenti e rallentarono le procedure di acquisizione, quasi in modo definitivo.
Tolta questa "strana" improvvisazione tecnica, quando fu rivista in modo preciso e specifico l'ingegneria dimensionale del progetto, soprattutto in relazione all'utilizzo operativo previsto, e cioè l'ambito "military" in semiautomatico e automatico, le qualità del nuovo 6.8x43 emersero evidenti. Si poterono quindi effettuare prove con palle e polveri diverse, selezionando i migliori parametri sia generali che specifici, in base alle missioni previste (che sostanzialmente variano a seconda dell'arma e dalle distanze di ingaggio previste), al variare delle lunghezze e dei passi di rigatura delle canne e delle pressioni sviluppate nelle camere.
Non in ultimo, in base anche a nuove normative di sicurezza e tutela della salute dei soldati, si sono valutate anche le emissioni sonore delle munizioni, con e senza soppressori (argomento recentemente qui affrontato), e i risultati sembrano essere ottimi.
I dati ottenuti osservando le esercitazioni della 101a airborne division parlano di "Over the Expectations" in tutti i contesti, di cui, data la vasta esperienza operativa (per usare un eufemismo), tenderei a fidarmi, pur sperando di fare appena possibile dei test personali, soprattutto per ciò che riguarda i pesi delle ogive in ragione della diversa missione, con particolare interesse al tiro "marksman" (fino a 1000 metri), dato che il programma NGSW richiede una cartuccia che usi proiettili di circa 135 grani, con velocità iniziale di 3000 fps / 915 m/s circa, e anche più veloci. Questi requisiti, soprattutto se imposti ad una canna relativamente corta, richiedono pressioni molto elevate, generanti solitamente un forte rinculo.
Gli uomini della 101a descrivono il rilevamento, in semiautomatico, come simili a quelli del 5.56x45 dei loro attuali M4, ma con una incomparabile maggiore energia sul bersaglio. Questo mi spinge a pensare che gli ingegneri abbiano fatto un eccellente lavoro, a dir poco, sulla meccanica (pesi e masse in movimento), e i chimici sulla polvere.
Quello che, a mio avviso, non viene abbastanza sottolineato, come al solito, è che una munizione fa parte di un "sistema d'arma", ripetiamolo ancora, composto dalle carabine (o altre armi), i sistemi di controllo del tiro (mire, ottiche e sistemi integrati) e, appunto, le cartucce. L'ogiva è ciò che sarà "consegnato" sul bersaglio, dal "lavoro di squadra" di queste componenti.
Il requisito basilare del sistema include un'ottica a potenza variabile per la visione a corto, medio e lungo raggio, un telemetro integrato, una calcolatrice balistica e un display digitale in grado di fornire un punto di mira regolato.
Appare evidente che assume sempre maggior peso, dati gli sviluppi elettro-ottici e informatici odierni, l'importanza tattica di sistemi di acquisizione e controllo del tiro (non più solo "semplici" ottiche quindi), che avranno (hanno già a dire il vero) capacità e prestazioni integrate descritte come "sbalorditive" da alcuni operatori del settore, che manterranno il soldato schierato sul campo connesso con i centri di comando e controllo (tecnicamente posti anche a continenti di distanza), e quindi con capacità "network centrica", e cioè quella indicata dal concetto "21th Century Soldier".
Senza entrare in questo specifico argomento, di per sé ampissimo, appare evidente che serve avere una munizione che possa integrarsi e supportare le prestazioni del nuovo sistema NGSW.
Non credo sia irrealistico ipotizzare l'uso di nuove miscele per le polveri e di nuovi materiali per il bossolo e gli inneschi, imposti dalle prestazioni del sistema del controllo del tiro. Ritengo che, come in altri momenti, potremmo essere prossimi ad un punto di svolta tecnico e operativo in ambito "armi per la fanteria". La scelta di far testare il sistema alla fanteria aviotrasportata da assalto e dai ranger della 101a mi induce decisamente a pensarlo.
Foto: U.S. Army