La scorsa notte, ignoti, si sono introdotti nel cimitero di guerra di Nettuno, dedicato ai marò del battaglione Barbarigo, e hanno profanato due tombe e portato via i resti di chi vi riposava. Sull’episodio sta indagando la magistratura.
Il Barbarigo era un battaglione della Xᵃ MAS (inizialmente formatosi col nome di Maestrale), ricostituitasi sotto la guida del comandante Junio Valerio Borghese, immediatamente dopo l’armistizio dell’8 settembre. Il battaglione era strutturato su un comando, 4 compagnie fucilieri e una compagnia comando e servizi.
Dopo l’armistizio, la Xᵃ MAS non sceglie Mussolini invece del re, in quanto il duce è fisicamente assente, rimane semplicemente fedele a sé stessa nel vuoto istituzionale, nel crollo della classe dirigente nazionale.
La fondazione della RSI sarà un evento postumo e, in un certo modo, i suoi capi si dovranno adeguare agli accordi che Borghese aveva precedentemente (e in modo del tutto autonomo) preso con la Germania.
La Xᵃ, da un piccolo nucleo di specialisti navali, diventa quindi una struttura organica con alle dipendenze un certo numero di battaglioni di fanteria.
È indubbio che chi si arruolò nella Xᵃ scelse di non seguire il re Vittorio Emanuele III, in quello che essi consideravano un grave atto di tradimento. Tradimento in quanto la capitale venne abbandonata, lascandola alla mercè dei tedeschi.
Ecco perché la profanazione della scorsa notte appare ancora più vile, perché è stata perpetrata ai danni di chi, in buona fede, scelse di non fuggire, cercando di mantenere quel senso di unità nazionale che ai giorni nostri possiamo ostentare solo nelle partite di calcio.