L’attuale organizzazione strategica di comando e controllo delle forze armate russe è relativamente semplice. Al vertice troviamo il presidente Putin che esprime i suoi obiettivi politici, indicando l’end state strategico al ministro della Difesa Shojgu che, a sua volta, coinvolge il capo di stato maggiore della Difesa, il gen. d’armata Valerij Gerasimov. A questo punto, tutti i comandanti ai vari livelli, a partire da Gerasimov, scendendo ai comandanti dei 5 Distretti Militari e, via via, fino ai comandanti delle diverse unità, dovrebbero elaborare il loro “concetto d’azione”, esprimere il proprio “intento” con cui intendono assolvere la missione assegnata e, infine, impartire gli ordini. Questo è ciò che dovrebbe accadere e che invece induce ad usare il condizionale nel descrivere quanto si è verificato.
Per come è stata finora condotta l’“operazione militare speciale”, ridenominata “operazione di Difesa del Donbass” all’inizio di aprile, in relazione allo spostamento dello sforzo principale dalla direttrice su Kiev a quella sulle regioni sud-orientali del Paese sembrerebbe che tutto si sia svolto all’insegna di una certa improvvisazione e non nel rispetto della catena gerarchica.
La scarsa fiducia riposta nei suoi collaboratori militari più stretti, Shojgu e Gerasimov - figure di primo piano che, come rilevato da tutti gli analisti, sono letteralmente spariti dalla scena – avrebbe spinto Putin ad impartire gli ordini direttamente ai comandanti militari sul campo i quali, in assenza di un’azione di coordinamento ponderata ed efficace, avrebbero operato in modo alquanto scollegato, conducendo ognuno la propria operazione.
In tale quadro va inserita anche la crescente tendenza manifestata nel tempo da Putin di circondarsi di yes-men, non di consiglieri fidati ed illuminati dunque, bensì di personaggi che assecondassero le sue idee ed i suoi desideri senza metterli in discussione. Ecco allora che, in ossequio alla “volontà del Capo” e non in aderenza alla realtà operativa, i comandanti di ogni singola Armata schierata sul campo verosimilmente hanno ordinato alle proprie truppe di fare esattamente ciò nella loro interpretazione fosse in linea con quanto richiesto da Putin, pur consapevoli che la maggioranza degli ordini era senza senso.
Si tenga presente che Putin non impartisce mai ordini chiari e diretti, per evitare che si possa far risalire a lui la responsabilità di qualunque singolo evento; qualora la situazione non si riveli favorevole, la consolidata tecnica delle “direttive approssimative”, gli consente di far ricadere almeno gran parte delle responsabilità sull’esecutore materiale degli ordini. Nessuna sorpresa, allora, di fronte al caos a cui stiamo assistendo.
Un esempio è la ormai celebre colonna di mezzi russi lunga 60 Km creatasi a nord di Kiev nelle prime fasi dell’invasione. L’“ingorgo” si è verificato per la progressione più rapida delle unità della 76^ divisione AB inizialmente dislocata in prima schiera nel dispositivo del 35° CAA rispetto a quelle più lente del 36° CAA, mentre tutte quante procedevano lungo la direttrice settentrionale che dalla Bielorussia adduceva a Kiev.
Il “tappo” ingenerato dal 36° CAA ha rallentato la 76^ divisione che, a sua volta, ha bloccato il grosso del 35° CAA, intasando completamente le linee di rifornimento di tutte le unità presenti nel settore.
Ben più grave è quanto è accaduto al 1° GTA lungo la direttrice nord-orientale verso Kiev, completamente sbandatosi perché il 2° GTA, schierato a nord del 1° GTA, non si è assolutamente preoccupato di proteggerne il fianco per salvaguardarne, anche in questo caso, le linee di rifornimento e gli attacchi delle unità ucraine si sono dimostrati efficaci.
Poi è stata la volta del 2° GTA, che non è più stato in grado di proseguire l’offensiva verso Kiev e del 6° CAA, attivo nello stesso settore tra i due citati GTA che, completamente scoperto sui fianchi, ha subito pesanti perdite per le manovre di accerchiamento condotte dalla 92^ brigata meccanizzata ucraina.
Non vi è stato alcun coordinamento; ogni comandante ha eseguito pedissequamente gli ordini impartitigli dall’alto senza considerare l’unitarietà dell’intento del comando superiore…. Forse perché questa unitarietà dell’intento non è che fosse così chiara.
Anche il ripiegamento dal settore a ovest di Kiev - dove il logoramento subito dal 1° GTA e dal 20° CAA, unitamente ai seri problemi logistici incontrati, hanno indotto Mosca a riconfigurare il dispositivo per concentrare gli sforzi sul settore del Donbass – si è svolto in modo alquanto caotico. Mentre le unità delle suddette armate ricevevano l’ordine di spostarsi a sud di Izium e nell’area di Severodonetsk, per unirsi ai resti del 6° CAA allo scopo di accerchiare le forze ucraine da nord, contemporaneamente il 1° AC della Repubblica di Donetsk ha ricevuto l’ordine di attaccare direttamente Severodonetsk da sud.
Il problema di questa manovra è che si è svolta senza alcun coordinamento tra i comandanti delle armate indicate, ognuno ha combattuto per conto proprio e, anche in questo caso, lo scopo non era definito nella mente degli stessi comandanti. Ecco allora la necessità di designare un comandante supremo per la gestione delle operazioni in Ucraina, qualcuno che avesse un grado, un’autorevolezza e, presumibilmente, una capacità superiori a quelle dei vari generali impegnati finora in questa offensiva.
Putin ha compreso che, fin dall’inizio, avrebbe dovuto essere costituito un comando unificato, posto sotto la direzione di un solo uomo che non fosse lui stesso, ma un militare con una solida esperienza alle spalle. La scelta è caduta sul Distretto Militare Meridionale, comandato dal generale d’armata Aleksandr Dvornikov (foto).
Nei prossimi giorni sentiremo i commenti occidentali sull’esperienza di combattimento maturata in Siria da Dvornikov. Non esprimiamo giudizi affrettati sulla sua reale capacità di condurre questa guerra perché, non dimentichiamolo, anche i vari comandanti delle grandi unità che hanno finora operato in Ucraina sono veterani di quella guerra e i risultati li abbiamo tutti davanti agli occhi. Sono altri gli aspetti realmente importanti in questa decisione.
Le forze armate russe sono organizzate, equipaggiate ed addestrate per ricevere ordini dai Comandi dei propri Distretti Militari di appartenenza, finora non è stato così, da adesso lo sarà.
In qualità di generale d’armata, Dvornikov è di grado superiore a tutti i comandanti delle Armate sul campo, il cui grado è colonnello-generale. Questo significa che non ci saranno discussioni sui suoi ordini, nessuna competizione tra i vari generali, come è accaduto fino adesso e nessuna attività secondo il criterio di “ognuno per sé”. Nondimeno, avendo Dvornikov alle spalle, gli ufficiali non stravolgeranno gli ordini delle loro truppe sulla base delle estemporanee decisioni di Putin.
Ora c'è una catena di comando ben definita e quindi una chiara catena di responsabilità: i comandanti in subordine, a tutti i livelli, dovranno ricevere ordini, coordinarsi e, a loro volta, diramare i propri ordini con chiarezza.
Vogliamo aggiungere, ad ogni buon conto, che le unità delle armate al comando di Dvornikov - il 49° CAA e il 58° CAA – almeno nelle prime due settimane dell’invasione si sono comportate molto meglio di quelle di qualsiasi altra armata, fino a quando Putin ha ordinato loro di lanciarsi a capofitto su Voznesensk, Mariupol e Zaporozhye innescando i massacri cui tutti assistiamo.
Un altro aspetto che riteniamo interessante riguarda il repentino impiego su vasta scala di unità di supporto peculiari assimilabili al nostro “Genio ferrovieri”.
Alla fine della prima settimana di aprile, infatti, le Armate citate in precedenza spostatesi a sud di Izium e nell’area di Severodonetsk, hanno ricevuto l’ordine di organizzare la difesa del territorio occupato per consentire l’intervento della 38^ brigata separata Ferrovieri, chiamata a ripristinare la rete ferroviaria a Kupyansk, a Kharkiv, ad Izium e a Svatove, precedentemente sabotata dalle forze ucraine.
Come detto in altre occasioni, i Russi ricorrono ampiamente alla ferrovia per incrementare la loro capacità di movimentazione di uomini, mezzi e materiali.
Oltre ai succitati interventi, i Russi hanno riparato la ferrovia che collega Kursk e Voronezh con Kupiansk e ora la utilizzano per portare rinforzi e rifornimenti nell’area di Izium. Non a caso a partire dall’8 aprile è stato rilevato l’intensificarsi dell’afflusso di battaglioni provenienti dai Distretti Centrale ed Orientale proprio a Kursk e Voronezh. In particolare, sta emergendo l’esigenza di ripianare le perdite subite, soprattutto con personale specializzato.
I Distretti hanno intensificato i richiami di personale in congedo dal 2012, dando la priorità a conduttori, meccanici, personale dell’intelligence ed ufficiali di complemento. Il requisito di base è che i richiamati abbiano ricevuto uno specifico addestramento di almeno tre mesi nella propria specializzazione.
La propaganda per la mobilitazione viene svolta anche nella regione moldava della Transnistria, rivolta agli abitanti che abbiano cittadinanza russa.
Vediamo allora cosa sta accadendo nei vari settori, alla luce dei cambiamenti in atto.
Nel settore orientale, il 1° GTA e il 20° CAA hanno continuato a spingersi a sud di Izium: il 5 aprile hanno preso Brazhkivka e il giorno dopo il 13° reggimento corazzato della 4^ divisione corazzata delle Guardie ha sferrato un attacco a Sulyhivka, mentre il 237° regimento corazzato della 3^ divisione meccanizzata ha attaccato Dovhenke, e i combattimenti per entrambi i villaggi sono in corso; nello stesso settore la 95^ brigata aviotrasportata ucraina continua a difendere le aree attorno agli abitati di Sviatohirsk e di Tykhotske che, tuttavia sono stati in parte conquistate dai Russi.
Procedendo in direzione sud, troviamo il 1° AC della Repubblica di Donetsk e il 2° AC della Repubblica di Luhanks che, in virtù dei rinforzi ricevuti dalle milizie locali, si stima possano contare complessivamente su 30 battaglioni e che, pertanto, siano al 100% del loro organico. Queste unità, inquadrate alle dipendenze dell’8° CAA, con il supporto delle unità di artiglieria di questa Armata stanno operando prevalentemente nell’area di Severodonetsk. In tale settore hanno attaccato con successo la 57^ brigata motorizzata ucraina e, il 6 aprile, hanno raggiunto la periferia di Zamulovka. È curioso vedere come il 24 febbraio, all’inizio dell’invasione, cioè quando Mosca si aspettava “pani e fiori”1 all’atto dell’invasione, circolasse una fake news diramata dalla TASS2 in cui si diceva che i militari della 57^ brigata avessero immediatamente abbandonato l’esercito ucraino, per aderire spontaneamente alle forze separatiste della autoproclamata Repubblica di Luhansk.
È invece un fatto che le forze separatiste sostenute dal Cremlino hanno sfondato le difese della 24^ brigata meccanizzata ucraina, raggiungendo Novotoshkivske ed hanno anche occupato l’abitato di Popasna. In altre parole, l'8° CAA si sta spingendo lungo due assi principali, rappresentati dalle strade P66 e T0504, su un settore ampio circa 30 km. Per la cronaca, nella zona di Horlivka, gli Ucraini hanno contrattaccato e recuperato il controllo di una parte dell’abitato di Panteleimonivka.
Restando sulle operazioni condotte dall’8° CAA, arriviamo a Mariupol, dove le unità perdute della 150^ divisione meccanizzata sembra siano state rimpiazzate con elementi del 1° AC della Repubblica di Donetsk e con miliziani ceceni; questi reparti beneficerebbero del supporto diretto di unità di artiglieria equipaggiate con obici semoventi 2S3 (foto).
Dall’inizio del mese di aprile l’obiettivo dei separatisti è stato quello di conquistare l’edificio della SBU3 per stabilire un campo di osservazione e tiro su Metalurhiv Avenue, allo scopo di collegare quest’area con il distretto di Kalmuskyi, più a nord nella città. In questo modo i Russi hanno diviso in due parti la difesa organizzata dagli Ucraini, che ora vede la 36^ brigata di Fanteria di Marina nella parte settentrionale della città e la parte restante tenuta da elementi del battaglione Azov, dalla 56^ brigata motorizzata e dal 12° battaglione della Guardia Nazionale.
L’ultimo settore di interesse per l’analisi dell’evoluzione dell’offensiva russa è quello meridionale. Qui, il 5 e 6 aprile, gli Ucraini hanno liberato i villaggi di Dobryanka, Novovoznenske, Trudoliubivka e Osokorovka (tutti a circa 70-80 km a sud di Kryvyi Rih), nel tentativo di circondare un battaglione della 11^ brigata aviotrasportata e della 126^ brigata indipendente della Difesa Costiera, entrambe dislocati a nord dell'area di Kozatke. Il quadro generale della situazione, inoltre, indica il tentativo del 49° CAA di contrattaccare da sud con reparti della 205^ brigata motorizzata.
Nella zona di Kherson pare che le forze ucraine abbiano passato le giornate dal 6 aprile in poi a consolidare le posizioni raggiunte durante i combattimenti del 4 e 5 aprile. A quanto pare, si sono assicurati l’abitato di Oleksandrivka (a ovest del Kherson) e quello di Shyroka Balka, ma hanno dovuto ritirarsi da Tomyna Balka e Sofivka.
Per il futuro della guerra in Ucraina tutto questo indica che il generale Dvornikov cercherà di ottenere una sorta di grande successo il più rapidamente possibile, per garantire al presidente Putin entro la fatidica data del 9 maggio,4 una “vittoria tattica” che veda il controllo delle forze russe di un’ampia parte dell’Ucraina: l’area del Donbass, della Crimea e, possibilmente, di tutta la costa fino ad Odessa, anche se quest’ultimo obiettivo non sarà così facile da conquistare.
1 N.C., La infowar russa, Difesa Online, 04/04/2022. https://www.difesaonline.it/mondo-militare/la-infowar-russa
2Fighters of Ukraine’s 57th Separate Motorized Infantry Brigade lay down arms and join LPR, Tass, 24/02/2022. https://tass.com/defense/1410211.
3Služba bezpeky Ukraïny, Servizio di Sicurezza Ucraino.
4 Ricorrenza della vittoria dell’Armata Rossa sulle forze dell’Asse, che segna la vittoria della “Grande Guerra Patriottica”, denominazione data dai Russi alla 2^ Guerra Mondiale.
Foto: Cremlino / MoD Fed. Russa