Nato alla fine della Guerra Fredda, come programma europeo per dotarsi di un trasporto aereo strategico, l’Airbus A-400M appare sempre più come un progetto incompleto.
Nonostante l’ufficio stampa del gruppo aerospaziale dichiari che tutti i problemi sarebbero stati risolti, in passato, lo stesso gruppo dirigenziale dell’azienda ha usato parole tutt’altro che lusinghiere per descrivere il programma A-400M.
Inoltre anche la stampa specializzata tedesca riporta pareri, provenienti dagli ambienti della Luftwaffe, in merito al persistere di criticità nel quadrimotore da trasporto. Queste criticità vertono soprattutto sui lunghi tempi per convertire l’A-400M in un trasporto sanitario (almeno 50 ore); l’impossibilità di lanciare simultaneamente 58 paracadutisti dai due portelli laterali, ma anche l’inadeguatezza dei sistemi di autoprotezione elettronica e la possibilità di rifornire in volo velivoli ad ala rotante.
Il Governo Berlusconi decise di uscire dal programma A-400M nel 2003, preferendo rinnovare completamente la linea da trasporto dell’AMI con i C-130J SUPERHERCULES, in quanto già operativi. Visto i tempi di sviluppo del progetto europeo, la scelta italiana si è rivelata felice, in quanto gli impegni nelle missioni internazionali, come l’Afghanistan e l’Iraq, necessitavano di vettori aerei in grado di trasportare uomini e mezzi nei teatri operativi.
Nonostante i problemi che ancora affliggono gli Airbus, è indubbio che il progetto abbia ancora una volta evidenziato la timidezza europea, incapace di dotarsi di un velivolo che permetta di proiettare potenza. Infatti si è voluto sviluppare, spendendo ingenti risorse, un velivolo assai poco strategico, a metà strada, per quanto riguarda la capacità di trasporto e il raggio d’azione, tra il C-130J e il C-17 GLOBEMASTER III (foto sotto).
(foto: Bundeswehr / U.S. Air Force)