In qualunque parte del mondo, quando si sente parlare di servizi segreti, il pensiero corre istintivamente alla CIA (Central Intelligence Agency) con i suoi 20 mila agenti sparsi in tutto il mondo e un bilancio, sempre in crescita, di circa 15 miliardi di dollari.
Il vero gigante americano dello spionaggio, di fronte al quale anche la CIA scompare, è il Servizio Nazionale per la Sicurezza o NSA (National Security Agency) che impiega circa 60 mila dipendenti ed ha un bilancio, si suppone, di oltre 45 miliardi di dollari.
Della NSA si parla poco persino negli Stati Uniti, ove solo due/tre persone su mille ne hanno sentito vagamente parlare rispetto alla più nota CIA; a sottolineare la segretezza dell’organizzazione anche coloro che ne fanno parte, scherzosamente, dicono che NSA stia per “Never Say Anything”.
Il suo quartier generale si trova in Maryland, nel forte “George Gordon Meade” dal nome del generale comandante delle truppe nordiste vincitore della battaglia di Gettysburg contro i sudisti del più famoso Robert Edward Lee (3 luglio 1863).
Eccezionali misure di sicurezza lo proteggono esternamente ed internamente; non si contano i recinti con reti metalliche elettrificate o le barriere elettroniche che anche all’interno separano una zona dall’altra. Tutto il personale, schedato fino ai parenti di terzo grado, porta un cartellino di diverso colore che indica il livello di segretezza e le aree cui può accedere. Dei circa 60 mila dipendenti oltre 40 mila lavorano sparsi per il mondo da Okinawa, nell’omonima isola giapponese sul Pacifico, a Brindisi, da Sabana (Repubblica Dominicana) a Ediral in Scozia.
Il loro lavoro consiste nell’intercettare comunicazioni di ogni tipo (militari, diplomatiche, industriali, politiche...), infrangere i codici con i quali esse sono spesso cifrate, inviare i testi in chiaro a Fort Meade; ogni giorno arrivano alla NSA oltre seicentomila conversazioni intercettate che, se stampate su carta, equivarrebbero a 50 tonnellate di messaggi da esaminare!
Per fare un esempio, la NSA sapeva giorno per giorno in che luogo si trovasse ogni alto esponente dell’Unione Sovietica e conosceva i nomi di tutti i piloti militari russi distaccati nei reparti operativi in Europa e in Estremo Oriente, i loro nominativi radio, il numero distintivo scritto sul fianco dei velivoli.
La NSA conosce l’esatta posizione di ogni sommergibile nucleare, di tutte le località della Russia in cui sono installati missili intercontinentali, l’ubicazione di ogni unità fino a livello battaglione, i nomi dei comandanti, le frequenze radio utilizzate per collegarsi in operazioni...
L’intercettazione e la goniometria delle emissioni elettromagnetiche consente alla NSA di conoscere con esattezza l’intero schieramento della difesa aerea russa, le tecniche d’ingaggio dei caccia intercettori, i loro tempi di intervento e valutarne così la prontezza operativa. Dalla NSA sono stati condotti degli studi per registrare il timbro di voce nel corso delle trasmissioni radio dei piloti russi e poterli riconoscere uno per uno pur nell’intrecciarsi dei messaggi dei vari controllori radio in volo.
Questa è solo una parte delle sorprendenti attività SIGINT*/COMINT* della National Security Agency.
Eppure gli statunitensi nella prima metà del ‘900 non eccellevano nelle intercettazioni e nella decrittazione dei codici di cifratura. Tutta colpa del loro puritanesimo grazie al quale nel 1929 un sottosegretario alla Difesa, Henry L. Stimson, colto da scrupoli, aveva stabilito che “i gentiluomini non leggono di nascosto la corrispondenza degli altri” e pertanto aveva soppresso quella che allora si chiamava la “camera nera”, un faticoso tentativo iniziato nel corso della 1^ Guerra Mondiale di creare un Servizio di Spionaggio delle Comunicazioni che era stato chiamato SIS (Secret Intelligence Service).
Si dovette arrivare al disastro di Pearl Harbor per dare la sveglia a quel puritanesimo vecchio stampo: l’episodio di quell’operatore statunitense che alle 07.03 del 7 dicembre 1941 vede sullo schermo del proprio radar una grande quantità di echi di aerei ma non dà l’allarme ritenendo che si tratti di velivoli amici al rientro da una esercitazione, è emblematico dell’approssimazione e della confusione che esisteva allora nel settore.
È ben vero che durante la pianificazione e lo svolgimento dell’attacco gli alti comandi nipponici si scambiarono solo messaggi scritti, portati a mano, ma è pur vero che ci furono una serie di incredibili e imperdonabili trascuratezze del personale statunitense.
I giapponesi avevano stabilito che l’attacco di sorpresa contro la flotta americana a Pearl Harbor sarebbe dovuto iniziare esattamente nel momento in cui il loro ambasciatore a Washington avrebbe consegnato al Dipartimento di Stato USA una nota contenente la rottura delle relazioni diplomatiche (07.55 del 7 dicembre 1941: ora di Pearl Harbor corrispondente alla 14.55 di Washington).
Il messaggio, considerati i tempi necessari per decrittarlo e per spostarsi dall’ambasciata giapponese alla sede del Dipartimento di Stato, fu fatto partire da Tokio esattamente 24 ore prima e fu fortunosamente intercettato dagli americani che, altrettanto fortunosamente, erano in possesso del codice “Purple” per decifrarlo. Purtroppo chi avrebbe dovuto farlo e portarne il testo in chiaro alle massime autorità politiche impiegò un tempo eccessivo cosicché la notizia arrivò a chi di dovere quando ormai era troppo tardi. È altresì vero che la rottura delle relazioni diplomatiche non era la dichiarazione di guerra ma sarebbe potuta servire da pre - allarme evitando che l’attacco giapponese assumesse proporzioni cosi disastrose come di fatto avvenne.
Fu proprio lo smacco di quell’immane disastro navale e la constatazione della precaria situazione in cui si trovava l’intero settore COMINT che spinse le autorità statunitensi ad una globale revisione del servizio; subito dopo Pearl Harbor fu riattivata nell’ambito del SIS quella branca speciale che si occupava di intercettazioni, decrittazioni, analisi e valutazione delle comunicazioni.
Fu però a guerra ormai finita che il presidente Harry S.Truman (foto) si decise a creare una agenzia centralizzata che riunisse le varie organizzazioni militari che in ordine sparso si occupavano dello stesso problema, cui fu dato il nome di NSA: era il 4 novembre 1952.
Non ci furono inaugurazioni né allora né dopo; tutto doveva essere top secret e in nessun documento ufficiale doveva risultare l’esistenza di questo nuovo Ente.
Oggi sappiamo che il compito di questa agenzia è quello di intercettare le comunicazioni straniere e nazionali di qualsiasi tipo (telefoniche, telegrafiche, dati, emissioni radar, ecc), di decrittare i messaggi cifrati intercettati, analizzare e valutare il contenuto del traffico ai fini politici, militari o industriali. L’agenzia deve per contro proteggere le comunicazioni militari, diplomatiche e civili del governo USA prendendo tutti i provvedimenti necessari a impedire che un potenziale avversario possa conoscere i contenuti dei messaggi trasmessi da enti governativi statunitensi.
Eppure, in quella continua lotta tra la spada e lo scudo, i sovietici cercarono di penetrare la NSA già dai primi anni della sua nascita; è stato l’obiettivo prioritario di tutti i tentativi di infiltrazione e malgrado le munitissime barriere di sicurezza e i ferrei criteri di selezione del personale, riuscirono ugualmente a infrangere l’impenetrabilità del segretissimo tempio della crittografia avversaria individuando, proprio tra il selezionatissimo personale, il solito punto debole: la corruttibilità di qualche infedele dipendente.
Jack Edward Dunlap era un sergente dei marines che lavorava presso il quartier generale della NSA e aveva l’apparente modesto compito di fare lo svuotamento dei cestini della carta nei vari uffici (appunti, minute di lettere, documenti classificati scaduti, carta carbone usata ecc.) e bruciarli in un apposito inceneritore. Un giorno, nel corso della prova della macchina della verità a cui periodicamente venivano sottoposti tutti i dipendenti dell’agenzia, gli esperti addetti segnalarono qualche anomalia nel suo comportamento.
Messo sotto osservazione, si scopri che Dunlap (che effettivamente era stato agganciato diversi mesi prima dall’addetto aeronautico sovietico a Washington) dopo aver svuotato i cestini della carta dentro gli appositi sacchi che venivano portati all’inceneritore, ogni sera sceglieva qualche documento che gli sembrava importante e se lo portava di nascosto a casa. Periodicamente poi fu visto incontrarsi con l’addetto militare aeronautico sovietico cui consegnava una borsa piena di documenti trafugati. Successivi controlli misero in luce che il sergente possedeva una lussuosa Cadillac, aveva il vizio di scommettere alle corse dei cavalli e doveva soddisfare anche diversi costosi capricci della moglie.
Accortosi di essere controllato e resosi conto che ormai stavano per arrestarlo, si suicidò, all’interno della sua Cadillac, il 23 luglio 1963.
Tornando al nostro filone principale, l’intercettazione e decrittazione dei messaggi è compito tutt’altro che facile; il settore delle macchine cifranti e dei codici segreti è in rapida costante evoluzione.
Le moderne apparecchiature cifranti sono tutte costruite sulla base di programmi matematici studiati per uno specifico calcolatore elettronico. Tali programmi prevedono un numero così grande di combinazioni di numeri e lettere dell’alfabeto che anche avendo a disposizione migliaia di messaggi provenienti dalla stessa cifrante occorrerebbe uno stuolo di analisti che dovrebbero lavorare centinaia di anni per decrittare un solo messaggio cifrato con tale sistema.
E anche se gli analisti riuscissero a decrittare un messaggio, non è detto che il sistema scoperto sia valido per decrittare il messaggio successivo, seppur generato dalla stessa macchina, perché le formule matematiche sono studiate per rendere sempre più difficile il lavoro dei decrittatori.
Ma non tutto il materiale COMINT consiste in messaggi cifrati; la maggior parte delle attività intercettate dalla NSA sono semplici comunicazioni verbali trasmesse via radio (ad esempio quelle terra-bordo-terra tra i piloti di aerei militari e i vari controllori del traffico aereo) oppure le comunicazioni telefoniche trasmesse via cavo o ponte radio.
Ogni giorno i traduttori della NSA trasformano in inglese registrazioni in 50 lingue diverse; non esiste al mondo un centro traduttori così grande.
Prima dell’avvento dei computer, quando si voleva decrittare un messaggio, si cercava di localizzare quei gruppi di lettere o cifre che nel testo ricorrevano con costanza o corrispondevano a parole standard specie nelle comunicazioni tra comandi militari: ad esempio il gruppo data-orario, il fuso orario, frasi fatte tipo “con riferimento a...”, “per conoscenza…”, “Si trasmette in allegato...” ecc.; in altre parole si cercava di ricostruire il codice nemico partendo da lettere cifrate che corrispondevano a parole di cui si conosceva sicuramente il significato.
Ora tutte queste operazioni di raffronto vengono fatte autonomamente dai calcolatori con velocità inimmaginabili per il cervello umano; già dal 1976 la NSA fu in grado di introdurre in servizio un cervello elettronico che fu battezzato “CRAY-1” (foto): a similitudine del cervello umano il sistema era suddiviso in due lobi, due super computer che furono chiamati rispettivamente “Carillon” e “Loadstone”.
“Carillon” consisteva a sua volta di quattro enormi calcolatori IBM 3033 interconnessi tra loro e collegati a stampanti capaci di battere 22.000 linee al minuto; “Loadstone”, per contro, era in grado di “processare” 320 milioni di parole al secondo effettuando fino a 200 milioni di calcoli al secondo. Per dare una idea delle capacità di questo sistema si può dire che esso era in grado di elaborare il numero di parole contenute in 2500 libri da 300 pagine cadauno nel tempo che un essere umano impiegava a leggere il titolo di uno solo di tali libri!
Anche la Russia - e già prima L’Unione Sovietica - ha avuto ed ha una organizzazione simile alla NSA statunitense, sicuramente inferiore dal punto di vista qualitativo ma certamente non sotto il profilo quantitativo.
La centrale della organizzazione COMINT russa si trova nella regione di Mosca in un sito sotterraneo super segreto e super protetto, dove giornalmente arrivano milioni di conversazioni e di messaggi in tutte le lingue, equivalenti, qualora stampati, a centinaia di tonnellate di trascrizioni. Per quanto attiene, in particolare, alle intercettazioni telefoniche all’interno della Russia i servizi segreti, non avendo alcun problema di carattere giuridico ed etico, possono svolgere liberamente tutte quelle attività che tanto scandalo provocherebbero nel mondo occidentale come di fatto avvenuto e continuamente avviene.
Invece le intercettazioni delle comunicazioni all’estero arrivano oltre che dai satelliti, dagli aerei spia o dai finti pescherecci COMINT, dalle ambasciate, dai consolati e da altre fonti; una di queste e la ITAR- TASS (Informacionnoe Telegrafnoe Agentstvo Rossii ), erede della sovietica TASS attiva fino al 1992 e fondata nel 1925 come fusione di diverse agenzie russe e di altri paesi un tempo parte dell’impero zarista, con uffici in un centinaio di capitali e di grandi città in tutto il mondo.
Più di una volta corrispondenti della TASS sono stati accusati di spionaggio. La lista dei casi dagli anni ‘90 ad oggi è lunghissima: il fatto più significativo resta la constatazione, verificata da esperti, secondo la quale il numero di parole dei comunicati stampa emessi dalla TASS è infinitamente inferiore al numero di parole trasmesse alla sede di Mosca dai vari corrispondenti dell’agenzia sparsi in tutto il globo!
La considerazione finale è che ormai lo spionaggio elettronico, l’intelligence volta a carpire al competitore quanto più possibile, è giunto a permeare ogni strato sociale in ogni settore: tutto concorre a cercare di mantenere il passo, a non rimanere indietro.
Siamo nell’epoca degli aerei invisibili, dei satelliti che tutto vedono, sentono e fotografano; le guerre prima che sul campo di battaglia sono già decise in anticipo sulla base delle disponibilità dei mezzi tecnologici.
Concludo dedicando questo articolo a tutti coloro che negli anni hanno prestato servizio nell’8° battaglione ricerca elettronica “Tonale” (del quale ho avuto l’onore e il privilegio di essere stato comandante), unica unità SIGINT/COMINT del nostro Esercito, allora inquadrata nel Centro Informazioni e Difesa Elettronica in Anzio, oggi disciolta e le cui funzioni sono state in parte assorbite dai nostri Servizi di Informazioni; professionisti preparati e riservati che in sede o nei distaccamenti sparsi lungo tutta la penisola e le isole maggiori, hanno svolto per anni un delicato e, per i più, oscuro lavoro.
Per stavolta è tutto. In una prossima puntata potremo trattare gli effetti che la componente elettronica ha avuto nei principali conflitti degli ultimi 30 anni e negli avvenimenti contemporanei.
Giovanni Sulis (gen. c.a. in congedo)
* SIGINT: acronimo di SIGnal INTelligence, è l’attività di raccolta informazioni mediante l’intercettazione e l’analisi di segnali elettromagnetici di qualunque tipo. In particolare, la branca COMINT si occupa specificamente di spionaggio delle comunicazioni.
Foto: web / autore / Chaddy