La rapida crescita dei sistemi d’arma cinesi convenzionali a lungo raggio, in particolare i DF-21D, rappresenta una minaccia esistenziale per le basi aeree statunitensi situate all'interno di quelle che la Cina chiama la prima e la seconda catena di isole. La People's Liberation Army Rocket Force, infatti, vanta una gamma di missili della famiglia Dongfeng che potrebbero colpire infrastrutture in Giappone, Corea del Sud e Guam.
La vulnerabilità delle basi statunitensi nella regione, in particolare le basi aeree, ha creato allarme dentro e fuori gli ambienti militari, dall'ammiraglio in pensione Harry Harris, ex comandante del comando del Pacifico degli Stati Uniti, agli analisti civili.
Gli aerei anfibi hanno una lunga tradizione nei ruoli di pattugliamento marittimo e trasporto nel Pacifico, ma soprattutto possono operare in zone con limitate capacità logistiche. Questi mezzi, infatti, sono in grado di atterrare e decollare da fiumi, laghi e oceani. Possono quindi operare in prima linea da basi improvvisate, anche dopo un attacco devastante alle infrastrutture fisse.
Questa loro capacità, unita alla loro comprovata affidabilità nei ruoli marittimi, rendono gli aeromobili anfibi un promettente complemento ad altri vettori statunitensi nel Pacifico. Una soluzione perfetta, quindi, per scenari operativi nuovi ed emergenti, come ad esempio le operazioni a supporto di basi navali avanzate.
Le valutazioni americane in merito ad eventuale impiego di aerei anfibi trovano ulteriore validità anche a causa dei recenti piani della Federazione Russa di rispolverare il progetto di un ecranoplano da trasporto sulla base del Spasatel disegnato da Alexeyev come alternativa alla classe Lun. Certamente la volontà di Mosca è di utilizzare i ground effect vehicle (GEV) prevalentemente nelle regioni dell’Artico (questi velivoli potrebbero, date le loro caratteristiche, operare anche tra le isole del Pacifico). Come scritto in un precedente articolo, infatti, questi mezzi risultano nei prossimi piani di investimento della Difesa russa e non è certamente da escludere che una ripresa di produzione di tali mezzi non si possa tramutare in una richiesta di acquisto da parte cinese (oppure una loro classica operazione di reverse engineering).
Da un punto di vista storico, l'aviazione anfibia era molto popolare nella prima metà del XX secolo, basti pensare alle innumerevoli trasvolate condotte da aviatori italiani come Del Prete, De Pinedo fino ad arrivare ai trasvolatori di Balbo (gli Atlantici).
Tali aerei non avevano bisogno di aeroporti attrezzati per atterrare, garantendo quindi un’ampia duttilità operativa.
Nel corso della Seconda Guerra Mondiale emerse uno dei più famosi e iconici idrovolanti di sempre, il bimotore Consolidated PBY Catalina (foto).
Il Catalina fu un velivolo versatile in grado di servire in una moltitudine di ruoli, dalla ricerca e soccorso al trasporto al pattugliamento marittimo.
La U.S Navy, tuttavia, disponeva all’epoca di molti aerei anfibi: il Consolidated PB2Y Coronado, il Boeing 314 Clipper e il Martin JRM Mars.
Anche le forze britanniche (Sunderland), giapponesi (H8K), sovietiche (MBR-2) e tedesche (BV 238) avevano in servizio aerei anfibi durante la guerra, e lo sviluppo continuò nel corso del conflitto. Il più grande di tutti è stato il massiccio H-4 Spruce Goose della Hughes Aircraft Company, che ha detenuto il record mondiale di apertura alare più lunga di qualsiasi aereo fino al 2019.
Negli anni '50, la U.S. Navy ordinò lo sviluppo del Martin P6M SeaMaster, un velivolo anfibio a reazione capace di raggiungere alte velocità subsoniche ed essere armato con bombe nucleari. Tuttavia, il programma fu annullato solo pochi mesi prima di raggiungere la capacità operativa iniziale, in quanto la U.S. Navy dirottò la priorità e di conseguenza fondi sul missile balistico Polaris che sarebbe andato ad armare i sottomarini classe Washington e Ethan Allen.
Varianti del Grumman HU-16 Albatross, un velivolo anfibio bimotore a pistoni, furono in servizio con l’USAF e la U.S. Navy fino agli anni '70 e nella Guardia Costiera (foto) fino al decennio successivo. L'Albatross ebbe molto successo nelle vendite e fu adottato in quasi due dozzine di paesi, Italia compresa, prevalentemente nel ruolo di aereo da soccorso, oltre ad aver servito come aereo antisom (HU-16B) nelle marine di Grecia e Norvegia fino agli anni ’90.
A differenza del mondo occidentale, gli idrovolanti stanno avendo una grande rinascita nel teatro indo-pacifico. Le marine asiatiche non solo hanno in servizio velivoli anfibi per pattugliamento marittimo, trasporto e ricerca e soccorso (SAR), ma stanno anche aumentando i loro investimenti in questo settore, in quanto gli aerei anfibi sono visti come piattaforme economiche che possono essere basate e gestite da località remote, con poca logistica.
Russia, India, Cina e Giappone stanno attualmente sviluppando idrovolanti militari.
La Japan Self-Defence Force ha in linea una flotta di velivoli anfibi US-2 ShinMaywa (foto apertura) per compiti SAR a lungo raggio dal 2003. Inoltre, il Giappone è in trattativa da diversi anni per esportarli in India. L’India vorrebbe basare questi aerei anfibi nelle remote isole Andamane e Nicobare per pattugliare lo Stretto di Malacca e allo stesso tempo per contrastare la crescente attività navale della Cina.
Anche la People’s Liberation Army Navy ha una lunga storia di velivoli anfibi. La PLAN ha avuto in servizio gli Harbin SH-5 ed i Qing-6, una variante da esportazione del russo Beriev Be-6. L’SH-5, oltre ad operare nella sorveglianza marittima e nella lotta antisommergibile, aveva anche il ruolo di bombardiere navale.
Pechino oggi sta sostituendo la sua vecchia flotta di aerei anfibi e ha ordinato l'AVIC AG600 Kunlong (foto), il cui ingresso in servizio è previsto per la metà del 2021.
Per ultima la Russia, la quale dopo aver rinnovato l’interesse per gli ecranoplani, il 3 settembre 2019, ha annunciato un rilancio del suo Beriev A-42 Albatross, un programma ufficialmente terminato nel 1993 dopo la caduta dell'Unione Sovietica. Secondo il Ministero della Difesa russo l’Albatross nel ruolo di pattugliatore marittimo potrà ospitare nella stiva siluri APR-3E, mine, boe acustiche e missili Kh-35 agganciati a piloni alari.
Nel febbraio 2020, la Voyenno-Morskoi Flot ha iniziato le prove anche con un altro velivolo anfibio, il Beriev Be-200ES (foto), da impiegare inizialmente in compiti SAR.
Dal punto di vista statunitense, invece, lo sviluppo di una piattaforma anfibia sarebbe da prendere in seria considerazione in virtù dell'ampia esperienza nel settore anche se, magari collaborando con i giapponesi per uno sviluppo dello US-2.
È bene ricordare che un idrovolante ha come punti a sfavore la riduzione dell'efficienza e del carico utile rispetto agli aerei terrestri tuttavia la capacità di decollare e atterrare senza una pista costituisce un vantaggio tattico enorme, specialmente in un teatro operativo come quello del Pacifico.
L'incorporazione di velivoli anfibi nella U.S. Navy e nello U.S. Marine Corps ne aumenterebbe ulteriormente le capacità operative nel Pacifico, oltre a implementarne le capacità di proiezione e di deterrenza.
Foto: Japan MoD / U.S. Indo-Pacific Command / U.S. Navy / U.S. Coast Guard / Alert5 / Michael Sender