L’evoluzione dell’Arte della Guerra: da Sun Tzu al Cavaliere Nero

(di Nicola Cristadoro)
30/09/24

La data cruciale del 7 ottobre è ormai prossima e con essa l’anniversario della strage compiuta dai terroristi di Hamas un anno fa. E in un anno, le procedure tecnico-tattiche adottate dalle Israel Defense Forces (IDF) e dai servizi di sicurezza israeliani hanno stravolto i principi dell’arte della guerra formulati da Sun Tzu. I massicci attacchi condotti prima nella Striscia di Gaza contro Hamas e, successivamente anche contro le forze di Hezbollah in Libano, hanno completamente obliato l’idea secondo cui “Vincere senza combattere è la cosa migliore”1, così come quella per cui “Uccidere non è essenziale”2. Certamente i bombardamenti nella Striscia si sono concretizzati in un overkill, ineluttabile ancorché indesiderabile conseguenza di una scelta operativa “necessaria”, piuttosto che come volontà genocida ed impietosa (beh, forse un po’ impietosa lo è), come sbandierato dalla propaganda avversa a Tel Aviv. Il virgolettato sul termine “necessaria” vuole evidenziare che le scelte draconiane adottate dagli Israeliani devono necessariamente tenere conto delle strategie di comunicazione che caratterizzano nemici asimmetrici come Hamas e Hezbollah (quest’ultimo non più così così tanto asimmetrico) che, attraverso la suddetta propaganda, alimentano l’irrazionale emotività della loro target-audience.

Ho già trattato questo aspetto in un mio articolo su Difesa Online3 e voglio ribadirlo con il concetto della “guerriglia semiologica” teorizzata da Umberto Eco, che affermava che: “la battaglia per la sopravvivenza dell’uomo come essere responsabile nell’Era della Comunicazione non la si vince là dove la comunicazione parte, ma là dove arriva”4. Oltre alle azioni cinetiche sviluppate attraverso il terrorismo, Hamas colonizza l’immaginario collettivo. È una guerra a tutti gli effetti asimmetrica, fatta per armi e per segni (una semio-guerra)5. È una guerra combattuta anche attraverso l’utilizzo cross-mediale delle diverse piattaforme disponibili, quali i social-media come Facebook, Twitter, il canale Youtube, ma anche la radio Al Quds e il canale televisivo Al Aqsa (media questi ultimi due con capacità di trasmissione del segnale anche in Israele). Tutti questi canali diventano echo chambers6 in cui l’utente destinatario finale accoglie tra i tanti, i soli frammenti informativi e mediali “che confermano le posizioni ideologiche già acquisite e di cui si circonda e si nutre.”7 La propaganda di Hamas, quando efficace, è creduta non tanto per la verità o verosimiglianza del messaggio in sé, quanto poiché direzionata verso una categoria di riceventi (coloro che sono dall’altra parte del canale), che già sanno, sospettano o condividono acriticamente quanto viene loro propinato. È una strategia comunicativa in cui troll e meme, verità, bufale e misinformazione, lavorano avendo come obiettivo principalmente le opinioni pubbliche dei paesi occidentali e del mondo arabo, nonché le componenti della sinistra pacifista israeliana.

In tale strategia si inserisce un’altra forma di infowar combattuta da Hamas, quella condotta avvalendosi di “scudi umani”. Al di là delle vittime, ciò che rimane è il messaggio: Israele colpisce obiettivi civili, provocando morti innocenti e commettendo crimini di guerra. Esattamente l’effetto desiderato da Hamas. Il ricorso a tale tattica da parte dell’organizzazione terroristica è una fattispecie costantemente applicata ai seguenti ambiti:

  • posizionamento di postazioni di lanciarazzi, artiglieria e mortai, in prossimità di aree densamente abitate, spesso vicino ad edifici protetti dalla Convenzione di Ginevra (scuole, ospedali o moschee);
  • posizionamento di infrastrutture militare, centri di comando, infrastrutture critiche, depositi di armi, vicino o in prossimità di aree civili o importanti nodi stradali;
  • protezione di cellule terroristiche, rifugi sicuri o uomini feriti o in pericolo poiché minacciati da omicidi mirati da parte dell’IDF, in prossimità di aree civili, residenziali o commerciali;
  • utilizzo di civili, in caso di conflitto nella striscia, per compiti di intelligence.

Tale spregiudicato utilizzo dei civili comporta per Hamas la possibilità di giocare la partita con l’IDF in uno scenario in cui Hamas vince sempre (strategia win-win). Vediamo perché:

  • se l’utilizzo della forza militare israeliana produce un aumento esponenziale di vittime civili, Hamas può muovere la macchina di propaganda attivando l’uso combinato di social media, tv e giornalisti indipendenti, avendo buon gioco nell’utilizzo dell’arma del lawfare per accusare Israele per crimini di guerra contro civili innocenti. Gli esempi più recenti sono offerti dalle tante manifestazioni pro- Palestina e, soprattutto dagli slogan proferiti da numerosi illuminati tra i partecipanti;
  • diversamente, se Israele depotenzia la propria forza d’urto per non colpire la popolazione civile, limitando il più possibile gli strike, Hamas ottiene lo scopo di neutralizzarne l’efficacia sui propri militanti.

La pratica dell’uso degli scudi umani non è del resto un qualcosa che Hamas si affanni a negare. In una conferenza stampa del 2018, Khaled Meshaal (foto), all’epoca leader politico del movimento pronunciò le seguenti parole: “Se voi [israeliani], siete talmente pazzi dal decidere di entrare a Gaza, noi vi combatteremo. Dovrete fronteggiare non solo centinaia di combattenti, ma anche un milione e mezzo di persone, guidate dal desiderio di diventare martiri”8.

Un’altra indicativa conferma a tale orientamento viene da una frase pronunciata da un portavoce di Hamas Mushir Al-Masri nel 2006, allorché l’IDF avvisò in anticipo l’intenzione di colpire l’abitazione di uno dei capi dell’organizzazione, Waal Rajub Al-Shakra’s a Beit Lahiya. Il portavoce di Hamas pronunciò le seguenti parole: “I cittadini continueranno a difendere il loro orgoglio e le loro case, facendo da scudi umani, fin quando il nemico non si ritirerà”9.

In ultimo, interessante appare anche la dichiarazione di un altro portavoce di Hamas, Sami al-Zuhari, risalente al luglio del 2014, pronunciata quindi nelle settimane più calde dell’invasione israeliana: “Il fatto che la popolazione sia felice di sacrificarsi contro gli aerei israeliani con l’obiettivo di proteggere le proprie case, dimostra la validità di tale strategia. Hamas chiama quindi il nostro popolo ad applicare tale pratica” 10.

Nello stesso mio articolo sopra citato11 ho descritto sommariamente l’organizzazione e le procedure tecnico-tattiche del principale nemico di Israele, contro cui Tel Aviv ha aperto un secondo fronte: Hezbollah, nata come organizzazione paramilitare e trasformatasi progressivamente in una vera e propria forza armata. Su questo presupposto reputo Hezbollah avversario “non più tanto asimmetrico” rispetto all’IDF. Hezbollah fonda in larga misura la propria forza militare si basa sulla grande disponibilità di razzi, che, secondo stime peraltro non recentissime, varia tra 40.00012 e 120.00013. decisamente un discreto numero, probabilmente incrementato negli anni successivi. La strategia di Hezbollah contro Israele utilizza i razzi come armi offensive combinate con la fanteria leggera e delle unità anticarro per difendere le loro posizioni di tiro nel sud del Libano.14

Hezbollah possiede un numero limitato di missili antiaerei e antinave, oltre a migliaia di missili anticarro15.Il gruppo non ha aerei con equipaggio, carri armati o veicoli corazzati in Libano e non è in grado di contrastare la supremazia aerea israeliana16. L’organizzazione ha costruito un gran numero di depositi di armi, tunnel e bunker nel sud del Libano e dispone di un ampio apparato di intelligence.

I punti di forza tattici di Hezbollah sono la copertura e l'occultamento, il fuoco diretto e la preparazione delle posizioni di combattimento, mentre le loro vulnerabilità includono la guerra di manovra, il combattimento con armi leggere e la difesa aerea. Sebbene la fanteria leggera e le squadre anticarro di Hezbollah siano ben considerate17, Hezbollah nel suo complesso è "quantitativamente e qualitativamente" più debole dell'IDF18.

Detto ciò, la propaganda iraniana, supportata da quella russa che non manca mai di sottolineare le “azioni terroristiche di Israele contro civili inermi” agisce capillarmente a livello globale, per sottolineare le costanti “violazioni dei diritti umani” perpetrate sempre da Israele.

Inevitabilmente, in ragione delle criticità derivanti dall’indubbia capacità propagandistica e superiorità nell’infowar dei suoi avversari, viene da chiedersi se Israele abbia un sistema di contropropaganda capace di reggere a queste sfide, un sistema efficiente come quello militare.

La risposta è no. Ed ecco, allora, il passaggio incondizionato a procedure di combattimento meno attente al dominio cognitivo e decisamente più orientate a colpire in quello fisico. Ecco la metamorfosi del pensiero di Sun Tzu che si trasforma nella dottrina del “Cavaliere Nero”.

Gli obiettivi sono diventati principalmente i centri di comando e controllo delle organizzazioni avversarie e, segnatamente i leader a tutti i livelli che le gestiscono. Si potrebbe dire che Israele ha applicato alla lettera le teorie enunciate dal generale dell’Aeronautica Giulio Dohuet. La distruzione di numerose infrastrutture civili nella Striscia di Gaza e nel sud del Libano, senza andare troppo per il sottile riguardo ai cosiddetti, indesiderabili, “effetti collaterali” (tradotto: uccisione di centinaia di civili), di fatto ha decapitato le leadership sia di Hamas sia di Hezbollah.

Ma non solo Gaza e il Libano sono stati tra gli obiettivi dei raid aerei israeliani. Ricordiamo che il 1° aprile 2024, in un raid aereo contro l’edificio che ospitava l’ambasciata iraniana a Damasco, è stato ucciso Mohammad Reza Zahedi, uno dei comandanti più anziani delle Forze Quds iraniane in Siria e Libano19; il 31 luglio 2024, il capo dell'ufficio politico di Hamas Ismail Haniyeh è stato ucciso insieme a uno dei suoi accompagnatori, Wasim Abu Shaaban, nell’edificio in cui alloggiava a Teheran20 e Haniyeh è stato ucciso poche ore dopo che un aereo da caccia aveva ucciso nel cuore di Beirut Fuad Shukr, il più anziano comandante militare di Hezbollah in Libano.21

Poi c’è stato il geniale "cyber-attacco" portato simultaneamente con migliaia di cercapersone modificati con l’inserimento di una piccola carica di esplosivo al loro interno ed attivati con l’invio di un numero telefonico preimpostato dagli operatori del Mossad che hanno lavorato alla complessa operazione. Sgombro subito il campo dalle fuorvianti teorie relative ad un ipotetico surriscaldamento delle batterie dei cercapersone, che poi sarebbero esplose. È inverosimile. È impensabile far surriscaldare le batterie e portarle tutte ad un’eventuale esplosione nello stesso momento. E poi le batterie non esplodono. Inoltre, al netto di qualsiasi considerazione etica e morale, l’acme della genialità è stata la trovata di programmare un breve ritardo temporale tra lo squillo del dispositivo e l’innesco dell’esplosione, in modo che chi lo indossava lo avvicinasse al volto per leggere il numero della chiamata, aumentandone la letalità.

Purtroppo, si è verificato anche che qualcuno non avesse con sé il “cercapersone”, ma se lo sia fatto passare da chi era più prossimo al dispositivo e, di conseguenza, ne è rimasto vittima. Si può presumere che gli Israeliani abbiano contemplato questa ipotesi, ma che, statisticamente, nel novero del rapporto costi-benefici, abbiano accettato il coinvolgimento di persone estranee all’organizzazione bersaglio dell’operazione, nella ormai consolidata, gelida, casistica dei “danni collaterali”. Per i dettagli tecnici, rimando alla lettura dell’analisi fatta da un esperto, Claudio Verzola, sempre sulle pagine di Difesa Online22.

Gli aspetti che mi preme sottolineare, invece, sono quelli relativi alle implicazioni indirette e, tuttavia, non meno impattanti, delle perdite inferte ai miliziani di Hezbollah sul piano fisico. Se partiamo dal presupposto che Hezbollah, per ragioni di sicurezza, aveva adottato la soluzione di far comunicare i propri miliziani attraverso l’obsoleto sistema del “cercapersone”, visti i risultati, il paradossale “effetto boomerang” ingenerato ha un effetto psicologico devastante. È probabile che nell’immediato futuro, gli uomini di Hezbollah non si azzardino più nemmeno a girare il timer del tostapane e ricorrano a sistemi ancora più ancestrali e, tuttavia, già adottati da illustri predecessori, quali Osama bin Laden e Totò Riina: i famosi “pizzini”. Non desterebbe meraviglia, a quel punto, che i servizi israeliani trovassero il modo di intingerli in qualche tipo di veleno, come avviene nel celebre romanzo Il nome della rosa. Poi c’è l’aspetto legato ai problemi logistici. La leggenda (perché l’operazione ormai è leggendaria) narra che si sia trattato di dispositivi giapponesi di vecchia produzione, trasferiti in Ungheria ad una società fittizia gestita dal Mossad, ivi modificati e reimmessi sul mercato per la vendita e la distribuzione ai miliziani. Sarebbe interessante verificare la veridicità di queste notizie, comprendendo se siano vere del tutto, solo in parte, o per niente e che l’iter sia stato totalmente diverso, ma il risultato non cambia: per Hezbollah & Co. sarà sempre più difficile approvvigionarsi di materiale tecnologico senza un senso di sfiducia e di fatalità incombente.

Nemmeno il tempo di riprendersi dallo shock subito, che c’è stato il “colpaccio” dell’eliminazione di Hassan Nasrallah e del suo stato maggiore. Su questo episodio non mi dilungo. Dico solo che il Mossad, l’Aman o chi per loro, nella loro missione di targeting intelligence si saranno avvalsi di una solida rete humint e di qualche assetto imint per avere delle conferme sugli spostamenti dei bersagli. Voglio pensare che, vista la recente esperienza, gli uomini di Hezbollah non abbiano usato telefoni cellulari, walkie-talkie e simili, almeno per inibire la sigint avversaria. Ma, a quanto pare, non è bastato.

In definitiva, con le recenti scelte operative israeliane stiamo assistendo al superamento di tutte le filosofie sostantive alla strategia politico-militare. Abbiamo detto di Sun Tzu, ma anche von Clausewitz viene relegato ad un ruolo marginale e il pensiero del sopra citato Giulio Dohuet viene semplificato in una forma che per essere compresa nella sua essenza più profonda, impone - e ribadisco “impone” - di visionare il video esplicativo di questa dottrina al seguente link: https://www.youtube.com/watch?v=7Lb5ZErTMZU

1 Sun Tzu, L’Arte della Guerra (a cura di T. Cleary), Ubaldini Editore, Roma, 1990, p. 7.

2 Sun Tzu, op. cit., p. 66.

3 N. Cristadoro, La guerra asimmetrica nel conflitto israelo-palestinese. Il paradigma della guerra ibrida di Hamas e dei suoi alleati, Difesa Online, 09 /10/2023. https://www.difesaonline.it/mondo-militare/la-guerra-asimmetrica-nel-conflitto-israelo-palestinese-il-paradigma-della-guerra.

4 Umberto Eco, Congresso Vision ’67, International center for Communications, Art and Science, New York, ottobre 1967, in S. Traini, Le avventure intellettuali di Umberto Eco, La Nave di Teseo, 2021.

5 Per una semiotica della comunicazione strategica, E/C, rivista dell’Associazione Italiana di Studi Semiotici, 30 luglio 2004. https://www.paolofabbri.it/comunicazione/.

6 W. Quattrociocchi, A. Vicini, Misinformation. Guida alla società della disinformazione e della credulità, Franco Angeli, 2016.

7 G. Marino, M. Thibault, Viralità – Virality, in Lexia. Rivista di semiotica Vol. 25-26, Aracne, 2016.

8 Conferenza stampa del 1 marzo 2008.

9 Al-Aqsa TV, 20 novembre 2006.

10 Al-Aqsa TV, 13 luglio 2014.

11 N. Cristadoro, ibid.

12 A.H. Cordesman, Iran’s Rocket and Missile Forces and Strategic Options, CSIS, 07/10/2014, p. 3.

13 Y. Lappin, Analysis: Ten years after war Hezbollah powerful but more stretched than ever, The Jerusalem Post, 17/06/2016. https://www.jpost.com/Arab-Israeli-Conflict/Analysis-Hezbollah-powerful-....

14 S. C. Farquhar, Back to Basics: A Study of the Second Lebanon War and Operation CAST LEAD, Combat Studies Institute Press, U.S. Army, 2009.

15 D. Eshel, Assessing the Assessing Hezbollah anti-armour tactics and weapons, Defense Update, 2007. https://en.wikipedia.org/wiki/Hezbollah_armed_strength#cite_note-defense....

16 A. Harel, G. Cohen, Hezbollah. From terror group to army, Haaretz, 12/07/2016. http://www.haaretz.com/st/c/prod/eng/2016/07/lebanon2/.

17 D. Daoud, The New Hezbollah: Israel’s Next War Will Be A Godawful Mess, The Tower, September 2016. https://www.thetower.org/article/the-new-hezbollah-israels-next-war-will....

18 D. Daoud, ibid.

19 N. Cristadoro, Sogno di una notte di mezza estate, ovvero: come Israele realizza i suoi progetti, Difesa Online, 01/08/2024. https://www.difesaonline.it/mondo-militare/sogno-di-una-notte-di-mezza-e....

20 N. Cristadoro, ibid.

21 N. Cristadoro, ibid.