Il Potere Marittimo di un paese è un concetto globale, creato dall’essere stesso di un paese e dei suoi obiettivi strategici e lo si esercita (e difende) per lo sviluppo e la tutela permanente dei suoi interessi, sia in pace che in guerra, ovunque sia necessario.
Non vi è dubbio che sia sempre necessario richiamarsi agli elementi fondanti - postulati dal comandante1 Alfred T. Mahan oltre un secolo fa nel suo libro The Influence of Sea Power upon History 1660-1783 (i cui principi sono tuttora alla base della strategia marittima americana) - del Potere Marittimo:
• posizione geografica;
• conformazione fisica, risorse e clima del territorio;
• estensione territoriale, litoranea e continentale;
• intensità e densità demografica;
• carattere della popolazione;
• forma e natura di governo.
Da una prima analisi di questi elementi appare subito evidente che il comandante Mahan non citi alcuna componente militare, mentre emerge con chiarezza l’importanza della geopolitica e dell’economia, i quali necessitano di essere omogeneizzati al fine di conseguire, per una nazione, gli obiettivi strategici.
Ovviamente gli elementi postulati da Mahan, nel corso del tempo, sono stati adattati alle mutate esigenze internazionali. Infatti oggi potremmo asserire che il Potere Marittimo di una nazione dipenda dalla natura e dal carattere della sua popolazione (inteso come numero di persone che risiedono in un determinato territorio), dalla forma e dalla qualità del suo governo, dalle condizioni della sua economia, dall’insieme esterno dei suoi interessi, da un vantaggioso allineamento e inserimento internazionale, dalla sua efficienza industriale e dal tasso del suo sviluppo tecnologico, dalla sua collocazione geografica rispetto alle rotte marittime di comunicazione e di approvvigionamento (circa il 90% dello scambio commerciale mondiale transita via mare), dal numero e dalla qualità dei suoi porti e dalle estensione delle sue coste, da un attivo e prospero traffico marittimo, da una marina mercantile adeguata alle sue esigenze e agli interessi strategici2.
È quindi una conditio sine qua non che il Potere Marittimo scaturisca dall’efficienza e dalla credibilità internazionale del “sistema paese”, nonché dallo stato di salute della sua economia e apparato industriale.
Esaminati tali elementi non ci si può certo stupire se l’Italia abbia perduto gran parte del suo Potere Marittimo nel bacino del Mediterraneo. La situazione energetica europea, e non solo, ha riportato il Mar Mediterraneo e i paesi nordafricani rivieraschi al centro degli interessi strategici di chi ha la volontà e le possibilità di sfruttarne i ricchi giacimenti di gas naturale.
All’inizio degli anni ’90 dello scorso secolo venne coniata dalla Marina Militare la definizione di “Mediterraneo Allargato”, al fine di indicare un’area geografica (e geostrategica) il cui controllo sarebbe stato fondamentale per gli interessi strategici italiani. Tale definizione va oltre il bacino del Mediterraneo e include l’Europa continentale, l’Africa maghrebina, il Sahel, l’Africa orientale fino all’Oceano Indiano, il Vicino Oriente, le regioni caucasiche, il Golfo Persico e il Mar Arabico.
Nei successivi trent’anni la Marina Militare ha cercato di perseguire questo orientamento strategico pur dovendosi confrontare con le limitazioni dovute ai fondi stanziati per la Difesa e la riduzione del personale imbarcato. Purtroppo la Forza Armata non è stata supportata da una politica estera adeguata, più rivolta a beghe interne che a pianificare una strategia per tutelare i rifornimenti energetici nazionali.
Il caso Libia ne costituisce l’esempio più lampante.
Nei giorni scorsi, il presidente turco Erdoğan e il premier libico Abdul Hamid Dbeibeh (foto seguente) hanno stretto un accordo sullo sfruttamento delle risorse energetiche della Libia. Tale accordo permette ad Ankara di effettuare esplorazioni petrolifere e di gas naturale sul territorio libico (Tripolitania) ma anche nella ZEE (Zona Esclusiva Economica) libica nel Mediterraneo, già concordata nel 2019 con l’allora premier al-Sarraj.
La ZEE in questione parte dalle coste libiche e arriva fino a quelle turche, sovrapponendosi quindi alle Zone greche, egiziane e cipriote, in aperta violazione dei trattati internazionali (nelle cartine geografiche turche l’isola di Creta è stata cancellata).
L’incontro avvenuto ieri tra Erdoğan e Putin è anche finalizzato a trasformare la Turchia in un hub energetico ma è passato in sordina l’intenzione dei turchi di fare lo stesso con la Libia, ciò prevede che i turchi potranno sfruttare qualunque nuovo giacimento scoperto e installare nuovi impianti di estrazione e raffinazione. Ma aspetto ancora più significativo, i turchi avranno la possibilità di costruire oleodotti e gasdotti che collegheranno la Libia direttamente alla penisola Anatolica (ma anche verso altri paesi).
In una simile situazione geostrategica, l’Italia vede fortemente in pericolo i suoi interessi energetici in Libia, visto la progettazione di un mega gasdotto, l’East-Med, tra Egitto e Israele e la Grecia e che quindi attraverserebbe la immensa Zona Economica Esclusiva ora rivendicata illegalmente da Turchia e Libia. Così come la stessa Grecia, che si troverebbe di fronte a una pesante situazione di concorrenzialità e la negazione (anche manu militari) dei legittimi diritti di effettuare prospezioni energetiche da parte della Turchia.
Il nuovo giacimento di gas naturale scoperto il mese scorso a sud est di Cipro, da ENI e Total, è a questo punto fortemente a rischio. Già nel febbraio 2018 la nave dell’ENI Saipem 12000 venne allontanata dalla ZEE cipriota da unità navali di Ankara.
Se si dovesse ripetere la stessa situazione, questa volta, la Saipem tornerebbe indietro scortata da due fregate della Marina Militare? Al governo entrante la risposta.
Nel frattempo la Marina dovrebbe concentrarsi più su un Mediterraneo “ristretto”, in quanto degli elementi postulati dal comandante Mahan abbiamo solo la posizione geografica.
1 Verrà promosso contrammiraglio con il pensionamento
2 Giorgio Giorgerini. Conversando di Strategia Navale e Potere Marittimo.
Foto: Japan Maritime Self-Defense Force / Governo / presidency of the republic of Turkey