“Qualora dovessero inoltrare una richiesta ufficiale alla Federazione Russa, prenderemo in considerazione l’opportunità di intervenire anche in Iraq”. E’ quanto ha dichiarato pochi minuti fa il presidente della Camera alta del parlamento russo Valentina Matviyenko.
“Nonostante non esista in tal senso alcuna richiesta, la Russia valuterebbe certamente l’opportunità politica e militare di intervenire in Iraq”.
Il trenta settembre scorso, il Consiglio della Federazione della Russia ha approvato all’unanimità l’utilizzo delle forze aeree in Siria contro lo Stato islamico, facendo seguito ad una formale richiesta del presidente Bashar Assad.
Il “Russian Aerospace Force Air Group in Syria” è formato da 50 piattaforme aeree tra aerei ed elicotteri. Appare superfluo rilevare che un intervento in Iraq comporterebbe il dispiegamento di altre unità che agirebbero dalle basi del governo lealista (alcune delle quali già utilizzate dagli Stati Uniti).
“Russian Aerospace Force Air Group in Syria” al sei ottobre 2015
La base navale di Tartus, sulla costa mediterranea della Siria è protetta da cinque navi da guerra con in testa l’incrociatore lanciamissili classe Slava, il Moskva. Quest’ultimo è in grado, grazie ai suoi 64 missili terra aria S-300 PMU-1/2, di imporre una no-fly zone che comprende la maggior parte della Siria, Israele e la zona meridionale della Turchia.
Il Bassel al-Assad International, aeroporto a 20 km sud di Latakia sulla costa mediterranea della Siria collegato al porto principale del paese, dispone di una forza di in grado di colpire i bersagli a terra. I russi dispongono di dodici bombardieri tattici a bassa quota Su-24 Fencer, dodici aerei da attacco al suolo e supporto ravvicinato Su-25 Frogfoot (foto), quattro caccia Su-30SM e quindici elicotteri pesanti d’attacco.
Dalla base di al-Hmeimim decollano i Kamov Ka-52 'Alligator'. La base di al-Hmaimim, probabilmente la più fortificata dai russi, è divenuto il principale avamposto per tutti gli attacchi condotti dalle piattaforme Su-34. Da notare che la presenza dei cacciabombardieri, nonostante l’esiguo numero a disposizione, è stata tenuta nascosta fino a pochi giorni fa. Mosca ha in servizio meno di 50 Su-34, ma in Siria potrebbe averne schierati da otto a dodici. La forza aerea è rifornita da dieci tanker.
Gli aeroporti e la base navale di Tartus sono protetti da tre battaglioni (circa 500 uomini) di fanti di Marina. La forza terrestre comprende anche nove carri armati di terza generazione T-90, 35 BTR-82A, svariati pezzi di artiglieria pesante tra cui lanciarazzi multipli e 500 soldati. Tutte le basi sono protette da diversi sistemi terra-aria. Il Bassel al-Assad International è utilizzato dal Cremlino anche per tutte le missioni da ricognizione ed attacco dei droni schierati in territorio siriano.
I russi hanno fortificato la base militare di Al-Sanobar, a sette km a nord di Latakia ed il complesso di stoccaggio di Istamo, a tre km in direzione ovest. Complessivamente, Mosca ha in Siria tra i 1500 ed i 2000 soldati. Certa la presenza, a ridosso delle coste siriane, di almeno un sottomarino d’attacco.
L'ultima volta che Putin chiese l’autorizzazione per utilizzare le forze armate fuori dai confini nazionali risale ai primi mesi del 2014 durante la crisi Ucraina.
(foto: MoD Fed. russa)