Prosegue il potenziamento navale (e la propaganda) di Pechino

(di Tiziano Ciocchetti)
28/04/21

Nel 2018, l’allora capo di stato maggiore della Marina Militare francese, l’ammiraglio Prazuck, ebbe a dichiarare che la Marina Militare cinese stava costruendo in un anno quello che le altre riuscivano a costruire in quattro. Infatti, tra il 2015 e il 2018, il tonnellaggio complessivo della PLAN (People’s Liberation Army Navy) è aumentato di 350.000 tonnellate.

Tuttavia non stiamo parlando solo di uno sforzo quantitativo ma lo è anche da un punto di vista qualitativo. Lo scorso 23 aprile si è tenuta una cerimonia, al cospetto del presidente Xi Jinping, nella base navale di Sanya, nella provincia di Hainan. Scopo dell’evento è stato quello di mettere a conoscenza dell’opinione pubblica l’entrata in servizio di tre nuove unità navali, per un dislocamento totale di 60.000 tonnellate.

L’unità più grande è una nave d’assalto anfibia (LHD) da 40.000 t Type 075, denominata Hainan (foto apertura). Varata nel 2019, un incendio scoppiato a bordo l’anno successivo ne aveva ritardato l’entrata in linea.

Le notizie circa la nuova LHD parlano di capacità di trasporto fino a 30 elicotteri, tra velivoli da combattimento Z-19 e da trasporto Z-8 (foto). È anche ipotizzabile che sia in grado di lanciare gli UCAV ARC500C: accreditati di un’autonomia di volo di 5 ore sarebbero in grado di svolgere missioni ISR, EW e d’attacco.

La Hainan sarà affiancata, a breve, da altre due unità gemelle, per un totale di 8 navi d’assalto anfibie.

L’altra nave ad entrare a far parte della PLAN quest’anno è l’incrociatore da 13.000 t Type 055, battezzato Dalian, è la terza unità della classe Renhai (e la seconda ad entrare in servizio quest’anno, foto seguente).

Equipaggiato con 112 celle verticali (VLS), 48 a prua e 64 a poppa, può trasportare missili cruise CJ-10 e missili antinave YJ-18A. Inoltre è armato con 24 missili superficie-aria a corto raggio HHQ-10, oltre a un cannone H/PJ-38 da 130 mm e un sistema di difesa di punto CIWS a 7 canne rotanti da 30 mm.

Questa unità dispone di una suite elettronica assai avanzata, con radar multifunzione di tipo 346B AESA (con antenna attiva), un radar di fuoco AESA X-Band, jammer, radar passivi, lanciatore esca tipo 726-4 e due sonar (uno di grande capacità, a prua, l'altro, a bassa frequenza, trainato). Per sfruttare le sue capacità di rilevamento subacqueo, dispone di missili antisom CY-5 e sei tubi lanciasiluri da 324 mm.

Secondo l'intelligence militare statunitense, un simile incrociatore dimostrerebbe "i progressi tecnologici della Cina nella progettazione navale, stanno iniziando ad avvicinarsi, e in alcuni casi addirittura a superare, il livello tecnologico delle marine occidentali. È da considerare che questa nave è una delle più avanzate e potenti al mondo”. Si ipotizza che saranno costruite otto unità in totale.

Infine la PLAN ha immesso in servizio il Changzheng 18, il sesto SSBN Type 094 (classe Jin). Si presume che abbia un dislocamento di 11.000 t in immersione (con una lunghezza di 135 m) e che possa trasportare fino a 12 SLBM JL-2 (gittata massima di 7.200 km con testata da 1 Mt). Si prevede che dovranno entrare in linea 8 battelli di questa classe.

Il Changzheng 18 è probabilmente una versione migliorata del sottomarino nucleare Type 094 (foto). Tale classe di SSBN sono in grado di fornire a Pechino un deterrente nucleare ancora più credibile.

Ad ogni modo, anche se questa cerimonia, che segna l’entrata in servizio simultanea di tre nuove unità, serve ovviamente alla propaganda cinese (è un messaggio contro i "secessionisti taiwanesi" ha ammesso il quotidiano cinese Global Times), resta il fatto che illustra le ambizioni strategiche della Marina Militare cinese.

Ne è una chiara testimonianza il video (sotto) coprodotto dall’Ufficio Propaganda del Dipartimento del Lavoro Politico della Marina. Nel filmato sono evidenziate tutte le capacità attualmente possedute dalla PLAN: subacquee, anfibie, aeronavali, missilistiche. Il messaggio propagandistico, nei confronti di possibili aggressori, è quello che la Marina ha i mezzi e la volontà per difendere le acque territoriali cinesi e gli atolli del Mar Meridionale. Viene inoltre citata la base navale di Gibuti, la prima infrastruttura militare cinese al di fuori del territorio nazionale. L’accordo militare tra Pechino e Gibuti permetterà ai cinesi di mantenere nel Paese africano la propria presenza militare fino al 2026, con un contingente di più di 10.000 soldati.

Immagini: CCTV / MoD People's Republic of China / MoD Japan / web