Il Giappone ha un contenzioso sia con la Russia che con la Cina sulla sovranità di alcune isole strategiche.
Pechino persevera con le mire nazionaliste su Taiwan, e la Corea del Nord è dotata di un arsenale nucleare puntato su Seul.
Una condizione che coinvolge direttamente gli Stati Uniti, i quali entrerebbero automaticamente in guerra laddove i loro alleati giapponesi, coreani o taiwanesi venissero attaccati.
In questa condizione dall’equilibrio precario, Vladimir Putin ha ordinato manovre straordinarie per verificare la capacità della Flotta del Nord di garantire la sicurezza militare russa nell'Artico.
Alle esercitazioni prenderanno parte 38.000 militari, 41 unità di superficie, 15 sommergibili e 110 tra aeromobili ad ala fissa ed elicotteri, oltre a paracadutisti e reparti del distretto militare occidentale.
Fra i velivoli coinvolti anche i bombardieri, nome in codice “Orso-H”, che trasportano armi nucleari. Infatti, La base russa dei bombardieri strategici Tupolev 95 Bear-H nella regione di Amur, è in stato di allerta per partecipare alle manovre nel distretto militare orientale.
Una prova di forza a dimostrazione che la Russia non intende occupare una posizione di secondo piano nella partita strategica in Estremo Oriente.
Lo scorso 16 luglio, lo stesso Vladimir Putin, ha assistito alle esercitazioni sulle isole Sakhalin.
La zona delle operazioni non sembra essere stata scelta a caso, infatti il Giappone rivendica, sempre nel Pacifico, le isole Kurili, che furono occupate da Stalin alla fine della seconda guerra mondiale. Un’area pescosa dove si stima vi siano importanti riserve sottomarine di gas naturale e petrolio.
Le manovre sulle Sakhalin simulavano proprio la reazione ad un ipotetico attacco giapponese con l’appoggio americano.
Giovanni Caprara
(foto: MoD Federazione russa)