Nella giornata di ieri, con il sorvolo della Forward Operating Base (FOB) di Menaka, in Mali, da parte di tre elicotteri d’attacco AH-129D e di un elicottero pesante CH-47F, si è sancito il raggiungimento della Full Operational Capability (FOC) del contingente italiano della Task Force Takuba.
Circa 200 militari italiani opereranno all’interno della TF Takuba, al fine di fornire le capacità di evacuazione medica del personale della coalizione in operazione mediante l’impiego dei 3 velivoli da trasporto CH-47F del 1° reggimento AvEs Antares di Viterbo, in configurazione MEDEVAC che si avvarranno della protezione assicurata dai 3 elicotteri d’attacco AH-129D Mangusta, del 5° reggimento AvEs Rigel di Casarsa della brigata aeromobile Friuli, inquadrati nella Task Force Jacana, agli ordini del colonnello Andrea Carbonaro, primo comandante del contingente italiano in Mali.
La TF Jacana si avvale inoltre di squadre fucilieri “Guardian Angel” del 66° reggimento aeromobile Trieste di Forlì, che garantiranno la sicurezza dei CH-47F da bordo dei velivoli.
Il contributo italiano si completa con la disponibilità di un assetto sanitario di capacità pre-ospedaliera di tipo ROLE 1 (già presente il loco), con un team che assicurerà il supporto medico a tutto il personale della coalizione e con la presenza del National Support Element.
Il comunicato del ministero della Difesa puntualizza i compiti e le finalità dei soldati italiani nell’operazione:
Il mandato della TF Takuba è quello di addestrare e assistere le Forze Armate maliane nella lotta contro i gruppi armati jihadisti, al fine di contrastare la minaccia terroristica nel Sahel. La partecipazione italiana alla TF Takuba oltre a fornire un contributo al rafforzamento delle capacità di sicurezza alla regione del Sahel, risponde anche ad un’esigenza di tutela degli interessi nazionali in un’area strategica di prioritaria importanza.
Quest’ultimo aspetto appare quanto mai controverso.
Come i nostri lettori sanno, la partecipazione italiana a Takuba venne richiesta dai francesi fin dall’incontro bilaterale di Napoli del febbraio 2020. L’allora esecutivo Conte II accettò le richieste di Parigi a patto di inviare anche un contingente di forze speciali (shooters). Tuttavia i "cugini" volevano solo i Chinook, in quanto difettano di tali macchine. Si venne a creare, quindi, una sorta di “braccio di ferro”, in quanto la presenza degli incursori italiani in Mali sarebbe stata poco gradita ai francesi (nella TF Takuba sono presenti operatori delle FS di Belgio, Estonia, Svezia, Repubblica Ceka, Grecia, Portogallo e altre nazioni) i quali volevano, evidentemente, mantenere il totale controllo decisionale della Task Force.
Forniamo ai francesi assetti importanti, direi fondamentali per la riuscita delle operazioni contro le milizie jihadiste nella regione. È anche ipotizzabile che i Chinook non verranno impiegati solamente in ruoli MEDEVAC e che i Mangusta non svolgeranno unicamente compiti di scorta. Inoltre, gli aerò potrebbero trovarsi a dover sbarcare dagli elicotteri per recuperare qualche ferito della TF, magari in condizioni non permissive (CSAR). Sono scenari che, pur non rientrando nel mandato assegnato, potrebbero benissimo verificarsi.
Quindi sarebbe lecito chiederci (e chiedere all’Esecutivo Draghi): come saranno tutelati i nostri interessi e quale sarà il ritorno strategico per l’Italia?
Foto: ministero della Difesa