La spending review ha subito alcune variazioni da quella originariamente pensata dal Governo, tramutandosi in ingenti tagli piuttosto che nella semplice revisione della spesa. Il settore della Difesa è stato particolarmente coinvolto da questa manovra ed il dimezzamento del programma dell’F-35 ne è la più tangibile dimostrazione.
Nonostante il risparmio ottenuto, il Ministero della Difesa ha necessità di risorse, e per reperirle sta tentando di vendere tutti quei mezzi il cui costo di riparazione ed ammodernamento supera il 50% effettivo del valore di mercato. Fra questi ci sono i primi Typhoon entrati in servizio.
Nonostante qualche ombra sulle capacità del velivolo palesate in alcuni wargame, l’Eurofighter si pone al secondo posto, dopo l’F-22, fra i caccia di ultima generazione, e pertanto necessita di personale tecnico altamente qualificato e piloti ben addestrati per poterne garantire l’operatività. Questo riduce sensibilmente il numero dei possibili acquirenti, i quali dovrebbero possedere abbastanza fondi per la manutenzione e la formazione, ma contemporaneamente un budget ridotto da doversi accontentare di aeromobili usati. Una contraddizione che lima il profilo del potenziale cliente, come la Romania e la Turchia, le quali avevano dimostrato interesse all’acquisto del Typhoon.
I velivoli consegnati all’Aeronautica Militare Italiana, sono configurati per l’intercettazione, e ciò esclude le nazioni che necessiterebbero di un caccia multiruolo di seconda mano. Infatti, un paese che dispone di poche risorse economiche preferirebbe dotarsi di un cacciabombardiere più versatile come l’F-16.
Per aggirare queste evidenze, il Ministero della Difesa ha ritoccato al ribasso il prezzo del Typhoon, ma al momento il profilo del possibile acquirente non è cambiato e gli sperati introiti tardano ad arrivare.
fonte: La Stampa