Nella notte tra il 26 e il 27 ottobre, in una fattoria a Massalata, una località nigerina situata nella regione di Tahoua (Niger), non lontano dal confine con la Nigeria, un gruppo di sei persone, armate con fucili Ak-47, hanno sequestrato Philip Walton, un cittadino di nazionalità americana.
Secondo il governatore locale, Abdourahamane Moussa, il gruppo inizialmente gli ha chiesto dei soldi ma dato che ha potuto offrire per la sua liberazione solo 20.000 franchi CFA (moneta imposta nel Sahel da Parigi) che equivalgono a circa 30 euro, lo hanno portato via.
Ovviamente l’allarme è scattato immediatamente, le forze di sicurezza nigerine si sono lanciate all’inseguimento del gruppo, purtroppo non sono riuscite a raggiungerli.
Molto spesso accade che questi gruppi di criminali comuni, a seconda del "valore" simbolico delle persone rapite, le cedano poi per denaro a gruppi terroristici appartenenti al movimento jihadista, come Boko Haram o ISWAP (Provincia dello Stato Islamico in Africa Occidentale) in Nigeria.
Ecco perché, il Dipartimento di Stato americano ha allertato i servizi in zona per poter individuare l’ostaggio prima che venisse ceduto a un gruppo jihadista.
Il 31 ottobre, Jonathan Hoffman, un portavoce del Pentagono, ha annunciato che era stata compiuta un’operazione di salvataggio di un cittadino americano nel nord ella Nigeria.
Secondo il comunicato ufficiale del Dipartimento di Stato, agenti della sezione locale della CIA hanno individuato il luogo dove Walton era recluso, successivamente sono intervenuti gli operatori SEAL del DEVGRU (ex Team Six) che hanno liberato l’ostaggio.
Le operazioni di questo genere comportano sempre rischi elevati per l’ostaggio, oltre ovviamente alla possibilità che si verifichino imprevisti, come successo, nel maggio del 2019, per le forze speciali francesi, a Gorom Gorom, nel Burkina Faso (partiti per liberare due ostaggi francesi, gli incursori del COS ne hanno invece trovati quattro, anche se sono riusciti a eliminare quattro dei sei rapitori, due degli ostaggi, i maestri Cédric de Pierrepont e Alain Bertoncello, sono purtroppo rimasti uccisi).
L’operazione dei SEAL è partita dalla base navale della U.S. Navy di Rota, in Spagna. Gli operatori americani si sono imbarcati su un convertiplano CV-22B Osprey, il rifornimento in volo era assicurato da un KC-135R, con velivoli d’appoggio P-8A Poseidon e MC-130J, mentre il supporto aereo è stato fornito da una cannoniera volante AC-130J Ghostrider.
Secondo la ABC News i rapitori non si sono resi conto di quello che gli stava accadendo: cinque di essi sono stati eliminati immediatamente, un sesto sembrerebbe sia riuscito a scappare.
Il Segretario di Stato Mike Pompeo ha commentato il successo di questa operazione ricordando che la politica degli Stati Uniti mira a lavorare a favore del "ritorno in sicurezza di tutti i cittadini americani catturati”. Ha poi aggiunto: "Abbiamo mantenuto questo impegno in Nigeria, dove alcuni dei nostri soldati più coraggiosi e abili hanno salvato un cittadino americano dopo che uomini armati lo avevano preso in ostaggio oltre il confine, in Niger”.
Il messaggio di Washington è chiaro: nessun cittadino americano sarà abbandonato, in nessuna parte del mondo.
In Italia, invece, si attendono ancora notizie dei 18 marittimi sequestrati dalle milizie di Haftar due mesi fa.
Il 1° settembre il cacciatorpediniere Luigi Durand de la Penne si trovava a poche decine di miglia dai due pescherecci. Dalla COC hanno visto la motovedetta che usciva da Bengasi e hanno chiesto disposizioni al CINCNAV di Roma. A bordo del caccia c’era un elicottero SH-90 armato di mitragliatrici M-134D da 7,62x51 mm che, in poche decine di minuti sarebbe potuto intervenire. Tuttavia da Roma si è perso tempo, nessuno voleva prendere una decisione. Alla fine i pescatori siciliani sono stati sequestrati nel silenzio, colpevole, della Marina Militare.
A questo punto il messaggio di Roma ai cittadini italiani è altrettanto chiaro: se verrete sequestrati raccomandatevi a qualche santo.
Foto: U.S. Army / Marina Militare