Zelensky visita stabilimento di munizioni negli USA: aumentata produzione di proiettili "non solo per l'Ucraina". E noi?

(di Andrea Cucco)
24/09/24

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, si legge in un comunicato dello U.S. Army, ha visitato domenica lo stabilimento di munizioni di Scranton, dove ha incontrato i lavoratori e osservato la produzione di proiettili di artiglieria da 155 mm. La struttura, che produce proiettili metallici di grosso calibro per le forze armate statunitensi e i loro alleati, ha aumentato significativamente la produzione negli ultimi anni per rispondere alle esigenze belliche, inclusa la fornitura di munizioni all'Ucraina.

Dal 2009 al 2017, l'impianto produceva circa 9.000 proiettili al mese, tuttavia, dall'inizio del conflitto tra Ucraina e Russia, la produzione è aumentata fino a raggiungere i 36.000 proiettili mensili.

"Scranton garantisce che i combattenti abbiano le munizioni quando e dove necessario, continuando a potenziare le scorte degli Stati Uniti in tutto il mondo", ha dichiarato il tenente generale Chris Mohan, vice comandante generale dell'Army Materiel Command, che sovrintende alla produzione e alla distribuzione delle munizioni per il Dipartimento della Difesa.

L’esercito americano, come confermato dal comandante del Joint Munitions Command, brigadiere generale Ronnie Anderson Jr., ha già inviato oltre 125.000 tonnellate di munizioni all'Ucraina negli ultimi due anni.

Per rispondere alla crescente domanda globale, il governo degli Stati Uniti ha stanziato 4 miliardi di dollari per modernizzare gli impianti di produzione di munizioni. A Scranton, questi fondi sono stati utilizzati per aggiornare le linee di produzione con tecnologie avanzate che hanno aumentato l'efficienza e la qualità delle munizioni prodotte.

La modernizzazione della struttura non mira solo a rispondere alle esigenze attuali, ma a preparare lo stabilimento per le sfide future. "Stiamo ridefinendo le nostre operazioni per affrontare un panorama in costante evoluzione", ha sottolineato Hansen.

  

Una domanda retorica (riservata ai primati con il pollice opponibile)

A quanto ci risulta, i reali investimenti statunitensi per la produzione di munizionamento nei prossimi anni non sarebbero "limitati" a 4 miliardi (cifra già ragguardevole) ma interesserebbero un valore notevolmente superiore (a due zeri e senza l'uno iniziale). Chi sarà presto il beneficiario di quella montagna di "polvere da sparo"?

E un po' di Storia...

In entrambe le guerre mondiali, l'Italia si trovò tragicamente impreparata sotto tutti i punti di vista: militare, economico e politico. L'impreparazione militare non era solo una questione di carenza di risorse, ma anche di incompetenza strategica e organizzativa. Le forze armate italiane erano mal equipaggiate e peggio addestrate, con una leadership rigida e inefficace, incapace di adattarsi ai cambiamenti dinamici del campo di battaglia. Il conflitto fu spesso affrontato con tattiche obsolete, che portarono a sanguinose sconfitte, come quella disastrosa a Caporetto nella prima guerra mondiale e le numerose sconfitte in Nord Africa nella Seconda Guerra Mondiale.

Sul piano economico, la situazione era altrettanto disastrosa. In entrambe le guerre, l'Italia era gravemente priva di risorse strategiche, come petrolio e materie prime, che la resero incapace di sostenere un conflitto prolungato. A ciò si aggiungeva un sistema industriale inadeguato, incapace di competere con quello delle altre potenze, aggravato nella seconda guerra mondiale da avventure imperiali che impoverirono ulteriormente il paese.

Politicamente, l'Italia entrò in entrambi i conflitti divisa e senza una visione chiara degli obiettivi. Nella prima guerra mondiale, l'ingresso in guerra spaccò il paese, con una parte significativa della popolazione contraria al conflitto. Nella seconda guerra mondiale, nonostante l'opposizione della maggioranza dei gerarchi e dei vertici militari, Mussolini trascinò l'Italia in una guerra per puro opportunismo, confidando in una rapida vittoria tedesca, senza alcuna reale pianificazione o comprensione della portata del conflitto. Le decisioni politiche, caratterizzate da ambizioni irrealistiche e scarsa considerazione delle capacità del paese, condannarono l'Italia a un destino segnato - ancor oggi, nonostante le fette di salame sugli occhi - dalla sconfitta.

Nella prima guerra mondiale, la vittoria ottenuta grazie al contributo di alleati e a un tardivo riorientamento strategico, l'Italia pagò un prezzo umano e sociale altissimo. Nella seconda guerra mondiale, il paese fu travolto in modo ancora più disastroso, subendo una rapida e umiliante sconfitta, che non solo portò alla caduta del governo ma lasciò l'Italia devastata, con profonde ferite politiche, sociali ed economiche ancor oggi presenti, seppur - ufficialmente quanto pateticamente - negate.

Nella terza guerra mondiale, essere "disarmati e svogliati rematori in una Galea" ci salverà dalle legittime frustate e dagli eventi all'orizzonte, oppure un nuovo "Non auro, sed ferro, recuperanda est patria!" (Non con l'oro, ma con il ferro si riscatta la patria!) ci permetterà di combattere convintamente (ed in piedi) per il mondo più giusto e magari realmente libero e democratico che, volenti o nolenti, nascerà dalle ceneri di quello attuale?

Per il momento la Storia sembra ripetersi...

Foto: U.S. Army