L’accordo fra la Marina Militare e l’INGV si inserisce all’interno delle linee programmatiche dual use che vedono la Forza Armata impegnata in attività a favore della collettività volte alla sicurezza, alla difesa dell’ambiente e alla protezione civile.
Attività di ricerca e progetti nel settore della geofisica per fini utili alla conoscenza e previsione dei fenomeni naturali connessi al mare; supporto reciproco allo sviluppo dei centri di eccellenza nell’ambito della ricerca idro-oceanografica e geofisica mediante fornitura di dati, modelli e formazione del personale; collaborazione in progetti di ricerca finalizzati ai programmi comunitari, questi i temi chiave dell’accordo di collaborazione, siglato dal capo di Stato Maggiore della Marina Militare, l’ammiraglio Giuseppe De Giorgi, e il presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), Stefano Gresta.
Con l’accordo si pongono le basi per un rapporto strutturato di collaborazione istituzionale per lo sviluppo di partenariati nel campo della ricerca, della progettazione, della formazione, della cultura del mare, della sicurezza marittima anche attraverso il coinvolgimento degli Enti competenti per la gestione delle emergenze.
È dal 2005, con oltre 22 campagne congiunte, che la Marina Militare e l’INGV collaborano in attività di ricerca in mare, con scambio di competenze e risultati tecnico-scientifici di rilievo.
La prima metà del 2015 ha visto già lo sviluppo di due attività. Infatti, lo scorso 8 e 9 giugno 2015, a bordo della nave scuola Palinuro si è svolta una importante serie di test a cura di alcuni ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), del Distretto Ligure Tecnologie Marine (DLTM), della Historical Oceanography Society (HOS) e della Società Monitoraggio Ambientale Ricerca Innovativa Strategica (MARIS) con lo scopo di valutate le possibilità offerte dalla nave per effettuare, nel futuro, campagne di formazione ed educazione tecnico-scientifica per giovani studenti universitari al fine di migliorare la conoscenza dell’ecosistema marino ripercorrendo le tappe storiche della conoscenza, delle metodologie di analisi e del contributo dato dalle tecnologie marine.
La seconda collaborazione, iniziata lo scorso anno e proseguita nel 2015, ha riguardato l’esperimento scientifico “Tomo-Etna”, che ha lo scopo di comprendere meglio le dinamiche interne del vulcano siciliano, nell’ambito dei due progetti europei Mediterranean Supersite Volcanoes ed Eurofleets 2.
All’esperimento ha partecipato la nave Galatea della Marina Militare nell’ambito della campagna istituzionale di rilievi idrografici a favore dell’Istituto Idrografico della Marina.
I sofisticati sensori imbarcati e la collaborazione del personale idrografo di bordo che ha affiancato il personale ricercatore civile hanno permesso di “osservare” la camera magmatica del vulcano che si trova alla profondità di 13-15 chilometri e della quale non è ancora nota nel dettaglio la geometria.
Tutta la mole dei dati raccolti è destinata ad incrementare le possibilità di mitigare il rischio sismico e vulcanico nella Sicilia orientale.
Fonte: Marina Militare