Ha una durata di circa due settimane e coinvolge assetti aerei, terrestri, subacquei e navali, tra cui la portaerei Charles de Gaulle, fregate, unità da sbarco e cacciamine.
Lo scenario presentato ha simulato una situazione di crisi in cui un gruppo di terroristi, dopo aver occupato alcune località strategiche, aveva effettuato un minamento delle acque antistanti i porti bloccandone l’accesso. La missione della task force, composta da circa 30 unità, era quella di effettuare operazioni di ricerca ordigni subacquei, ovviamente costituiti da simulacri inerti, e bonificare l’area, in modo da rendere sicuro il passaggio delle forze da sbarco e dei mezzi designati per portare gli aiuti umanitari alle popolazioni dei territori occupati.
Quest’anno la forza di contromisure mine impiegata è stata costituita da unità cacciamine francesi, teams EOD francesi e sloveni, ed il team REMUS italiano.
Si tratta del primo team della marina militare italiana abilitato alla condotta del veicolo REMUS 100, nuova dotazione della forza armata, ed è costituito da 3 militari specialisti in mine e contromisure mine che impiegano il veicolo autonomo subacqueo in tutte quelle attività, anche non militari, condotte dalla marina militare italiana per fornire supporto alle operazioni di ricerca e bonifica di ordigni e residuati bellici in mare, di ricerca e controllo dei siti archeologici marini e di monitoraggio e protezione della fauna e flora marina.
In particolare, durante l’esercitazione, il REMUS, oltre a comporre una mappatura completa del fondale localizzando le “mine” di esercitazione ha consentito di rinvenire anche 4 residuati bellici della 2^ guerra mondiale. Uomini e mezzi, appartenenti al comando delle Forze di Contromisure Mine e Forze Ausiliarie, sono stati messi a disposizione della task force internazionale ottenendo ottimi risultati e confermando, ancora una volta, l’ottima perizia nell'interoperabilità internazionale.
Fonte: Marina Militare