Una tragedia, forse la più grande degli ultimi anni, quella che avvenne lo scorso 18 aprile 2015 nello Stretto di Sicilia, dove persero la vita oltre 700 migranti ammassati su un peschereccio partito da est di Tripoli. Era passata la mezzanotte quando, a circa 70 miglia a nord delle coste libiche, il barcone sul quale viaggiavano fu raggiunto dal King Jacob, un portacontainer di soccorso, con bandiera del Portogallo, disposto dalla Guardia Costiera. E lì, l’ecatombe: i migranti alla vista dei soccorsi si spostarono in massa su una stessa fiancata e il barcone si capovolse. Ventotto quelli tratti in salvo, oltre 700 quelli annegati o rimasti chiusi nella stiva.
Quattordici mesi dopo la tragedia, grazie alla Marina Militare, il relitto è stato recuperato. Le operazioni, iniziate lo scorso 27 aprile, si sono da poco concluse: lo scorso 27 giugno, il relitto è stato agganciato a 370 metri di profondità e sollevato dal fondale marino verso la superficie attraverso un sistema di recupero robotizzato, progettato e realizzato dalla Società "I.D.MC. Impresub – Diving and Marine Contractor S.r.l." di Trento, e installato a bordo della nave Ievoli Ivory.
Trasportato dalla stessa nella rada di Augusta, dove è giunto questa mattina poco prima di mezzogiorno, è stato collocato all’interno di una tensostruttura refrigerata, lunga 30 metri, larga 20 e alta 10. Qui inizieranno le operazioni di recupero delle salme dal relitto da parte del personale del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco e successivamente dal personale del Corpo Militare della Croce Rossa Italiana.
I corpi saranno esaminati da esperti sanitari di varie università coordinati dalla dott.ssa Cattaneo del Laboratorio di Antropologia e Odontologia Forense (Labanof), attiva nel dipartimento di Morfologia Umana e Scienze Biomediche di Medicina legale dell'Università di Milano, allo scopo di acquisire informazioni utili a creare un network a livello europeo che permetta di risalire all'identità dei corpi attraverso l'incrocio dei dati. Un’azione di civiltà e di rispetto nei confronti di chi rischia la propria vita per cercare un futuro migliore e che vede ancora una volta l’Italia impartire lezioni al resto d’Europa.