Il 19 marzo è stato lanciato l’allarme dal primo cittadino di Cingoli per fronteggiare il focolaio Covid-19 sviluppato nella casa di riposo per anziani, dove il personale sanitario della Forza armata sta operando. "Senza la Marina militare non saremmo stati in grado di affrontare e risolvere la grave condizione che si è venuta a creare all’interno della casa di riposo di Cingoli con l’estensione del contagio agli ospiti e anche ad alcuni lavoratori interni" si legge in una nota del sindaco, Michele Vittori.
La richiesta nasce dall’esigenza di dare respiro al personale che stava già prestando assistenza nella struttura. Due medici e quattro infermieri della Marina sono ancora impiegati in supporto al personale, stremato dai ritmi assurdi che l’assistenza continua impone.
I primi a intervenire in questa emergenza sono stati il tenente di vascello Carlo Mondelli e gli infermieri primi marescialli Rocco Ricchetti e Alessandro Barile. La situazione però richiedeva un intervento più consistente e quindi, si sono aggiunti il sottotenente di vascello medico Vincenzo Susca e due infermieri, i primi marescialli Lorenzo Ciammaichella e Pietro Peca.
Abbiamo chiesto al dottor Mondelli qual è la situazione che si trova a dover fronteggiare oggi con tutto il team impegnato: al nostro arrivo la situazione generale degli ospiti era molto critica, quasi drammatica: 38 ospiti presenti, 36 dei quali positivi al tampone (uno era negativo ed un altro non volle sottoporsi al test) e una Casa di riposo trasformatasi rapidamente in un reparto per acuti da Covid-19.
Il nostro impegno si è realizzato dapprima individuando il quadro diagnostico e terapeutico delle multi-patologie di base (cardiologiche, polmonari, endocrinologiche, psichiatriche) che affliggevano gli anziani ricoverati. A tutti sono state garantite le terapie di supporto necessarie. I pazienti che manifestavano i sintomi da infezione da Covid-19, dopo attenta valutazione clinica ed ECG grafica, sono stati trattati con terapia specifica.
Dopo aver superato la fase emergenziale acuta, stiamo ora riportando la Struttura verso una condizione di ordinaria gestione clinica. I risultati fin qui ottenuti, sono estremamente positivi con circa il 90% dei pazienti, che inizialmente avevano manifestato sintomi da infezione da Covid-19 attualmente asintomatici e circa il 25% del totale negativo al tampone di controllo che si può quindi definire clinicamente guarito. Inoltre siamo riusciti a preservare la negatività dell’unica paziente presente nella struttura. Nei prossimi giorni saranno sottoposti a tampone anche i degenti ai quali abbiamo somministrato la terapia specifica per il Covid-19 e, se la tendenza dovesse confermarsi, a breve potremmo avere la maggior parte dei pazienti negativizzati.
La situazione inizialmente critica è quindi rientrata nei parametri di tranquillità. Un intervento che riempie di orgoglio i protagonisti non solo per quanto raccolto dal punto di vista medico: nel nostro lavoro le migliori soddisfazioni sono, in realtà, quelle che quotidianamente ci forniscono le persone cha assistiamo, i loro sguardi indifesi, i loro ringraziamenti, i piccoli gesti. Vederli sorridere, parlare e addirittura camminare riempie il cuore di gioia, ci confida il dottor Mondelli che poi prosegue - durante la nostra permanenza a Cingoli, è stata garantita anche una continua azione di informazione telefonica a favore dei parenti degli ospiti della struttura riguardo le condizioni cliniche di questi ultimi, anche per questo continuano a ringraziarci per il lavoro che quotidianamente svolgiamo (…) episodi come questi ci riempiono d’orgoglio e ci danno la carica per poter continuare a svolgere la nostra "missione".
Nel Notiziario della Marina di aprile, che sarà pubblicato integralmente sul sito della Marina con una versione sfogliabile, troverete l’intervista integrale al dottor Mondelli, uno dei protagonisti, intervenuti con coraggio in questa vicenda.
Un sentimento di gratitudine corrisposto da tutti i cittadini di cui il primo cittadino si fa portavoce: I nostri militari che tanto lustro forniscono all’Italia nelle missioni di pace e nella Nato, anche in questo caso, hanno dimostrato un attaccamento alla difesa dei valori della Patria non comuni – prosegue il sindaco nella nota – perché con i nostri ospiti, tutti infettati dal Corona virus, il rischio di contrarre la malattia è piuttosto incombente. Non solo per questo sento forte il dovere di ringraziare il comandante medico Nesca, del Centro di Selezione Marina Militare ad Ancona, per i consigli e la preziosa vicinanza che ha dimostrato a tutta la nostra comunità.
La Marina nelle Marche, regione fortemente colpita dalla pandemia, è impegnata in maniera attiva anche con l’ospedale da campo allestito a Jesi, dalla brigata marina San Marco, dove il giorno di pasquetta è stato dimesso il primo paziente guarito nel punto medico avanzato.