Aviazioni sconosciute nella Storia: l’Aeronautica Militare della Repubblica Serba di Bosnia durante la guerra civile

(di Manuele Serventi Merlo)
14/02/20

Della sanguinosa guerra civile che sconvolse e dilaniò per diverso tempo la Bosnia Erzegovina (1991 – 1995) sono perlopiù conosciuti per sommi capi gli aspetti di pulizia etnica che investirono le popolazioni dei contendenti (serbi, croati e mussulmani).

Poco o nulla si ci ricorda, invece, delle vere e proprie campagne militari poste in essere dalle varie unità costituite appositamente per il conflitto.

Tra queste unità, vale la pena analizzare per le sue molteplici peculiarità l’Aeronautica Militare della Repubblica Serba di Bosnia. Molteplici peculiarità derivanti essenzialmente dal fatto che si tratta di una delle poche aeronautiche militari appartenenti ad entità statuali “secessioniste” utilizzate per combattere le forze governo centrale.

L’aviazione della Repubblica Srpska non nacque, tuttavia, come è logico, dal nulla.

Per la precisione, le sue origini vanno rintracciate in quel processo di dissoluzione che oramai aveva già intaccato irrimediabilmente la Jugoslavia con la secessione di Slovenia e Croazia nel 1991.

Le unità delle ff.aa. di quella che era ancora la Jugoslavia creata da Tito dislocate negli stati appena divenuti indipendenti, terminata la breve campagna militare per impedire la secessione di Slovenia e Croazia senza tuttavia riuscirci, si dislocarono nei restanti territori della Federazione a lei fedeli. Tra questi, vi era ancora all’epoca la Bosnia Erzegovina dove erano situate diverse importanti basi aeree.

Tra queste, merita una menzione particolare quella di Banja Luka (foto). Qui, infatti, i reparti aerei dell’Armata Federale Jugoslava provenienti dalla Slovenia e della Croazia trovarono inizialmente rifugio.

In questo frangente, nel quale le ff.aa. jugoslave stavano procedendo una pesante riorganizzazione dovuta alla dipartita di due entità importanti della Federazione come quelle già più volte ricordate, i venti secessionisti si estesero e presero sempre più corpo anche in Bosnia Erzegovina fra le comunità mussulmana e croata contro i desiderata di quella serba.

Dato lo stato della situazione venutasi a creare, le unità militari dell’Esercito Federale Jugoslavo presenti in Bosnia vennero fatte velocemente rientrare all’interno dei confini della Federazione oramai limitata alla sola Serbia e al Montenegro.

Ciò non valse, tuttavia, per i tanti militari di etnia serba della Bosnia smobilitati per la riorganizzazione già ricordata in precedenza e che poterono di lì a poco mettere a servizio della neocostituita Repubblica Serba di Bosnia la propria esperienza militare.

Tra questi, diversi erano piloti e specialisti che costituirono il primo piccolo nucleo dell’aviazione “ribelle” serba pochissimo tempo dopo la nascita della Repubblica Srpska della Bosnia il 27 maggio del 1992 sfruttando gli aeromobili rimasti sul territorio bosniaco nella base di Baja Luka lì lasciati dell’Armata Federale Jugoslava.

Si trattava, specificamente, di nove J-21, tredici J-22 , un G-4 “Super Galeb” (foto seguente), venti Gazzelle SA 342 e quattordici Mi-8 T. Oltre agli aeromobili qui citati, la neonata Aeronautica Serba “ribelle” ereditò dall’Armata Federale sistemi antiaerei S-75 “Dvina” e 2K12 “Kub”, oltre a sistemi missilistici portatili Strela-2 e artiglieria antiaerea da 20mm, 30mm e 40mm.

Lo stesso giorno in cui venne costituita, tuttavia, la neonata aviazione si trovava ad essere già impiegata in un conflitto armato. Più precisamente, ben sedici sortite vennero effettuate il 27 maggio 1992 contro il giovane esercito croato e le ancor più giovani forze del Concilio di Difesa Croato nella regione della Posavina ai confini settentrionali della Bosnia.

Sotto la supervisione del primo comandante provvisorio generale Zivomir Ninkovic e del colonnello Bozo Novak quale capo staff e strutturata sullo Squadrone d’Aviazione n.°78; sullo Squadrone d’Aviazione Leggera (elicotteri) n.°76; sul Reggimento di Difesa Antiaerea n.°474 e vari istituti tecnici e di formazione, l’Aeronautica Serba della omonima Repubblica partecipò attivamente ai combattimenti nella Posavina dove le unità croate erano riuscite ad interrompere le comunicazioni tra la parte occidentale e quella orientale della Repubblica Srpska della Bosnia nell’ambito del piano serbo di riconquista dell’area denominato “Operazione Corridoio ‘92”. L'aviazione da combattimento portò a termine diverse missioni di appoggio tattico al giorno e le forze della difesa antiaerea si rischierarono nell'area di Banja Luka per proteggerla da eventuali attacchi dell’aviazione militare croata nemica.

Un così intenso impegno fin da subito portò anche, purtroppo, alle prime perdite in combattimento. Il 9 giugno di quello stesso anno, infatti, un elicottero SA 342 Gazelle venne abbattuto. La stessa sorte toccò poco dopo ad un J-21 biposto vicino al villaggio di Jehovah con la morte di entrambi i membri dell’equipaggio il giorno 11 giugno.

Se l’antiaerea croata si rivelò senza dubbio efficace e combattiva, non da meno fu quella della controparte serba. Non lontano dalla località di Dervetna, infatti, i serbi abbatterono un MiG-21 croato il 24 giugno con la morte del pilota.

L’azione condotta dalla contraerea serba fu così efficace che l'aviazione croata si trovò costretta ad interrompere le proprie sortite sulla regione della Posavina.

Il 28 giugno l’Aeronautica della Repubblica Serba della Bosnia perse, tuttavia, un altro aereo in quanto venne abbattuto un J-22 (foto) sopra Odzak con la morte del pilota Bogoslav Lukic.

Oltre agli aerei da combattimento, i serbo-bosniaci utilizzarono intensamente anche gli elicotteri da trasporto che svolsero un ruolo importante nei combattimenti contro le forze croate per il controllo della fondamentale regione ai confini settentrionali della Bosnia.

Particolarmente importante fu e proficuo fu il loro impiego in funzione trasporto feriti. Ben 1.894 furono, infatti, i feriti trasportati.

L'Aeronautica Militare serbo-bosniaca si rivelò quindi fondamentale per la buona riuscita delle operazioni volte ad ottenere il pieno controllo della regione settentrionale della Bosnia sui croati anche con missioni di interdizione. Esempio di tale impegno fu il bombardamento nell'estate del 1992 delle strutture industriali militari di Novi Travnik, Vitez, Zenica e in altre aree controllate dalla Repubblica di Bosnia ed Erzegovina all’epoca ancora alleata con la fazione croata.

Un impegno costante e difficile ma con risultati che si protrasse fino al 9 ottobre del 1992 quando il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite adottava la risoluzione 781 che vietava i voli di velivoli militari sui cieli della in Bosnia-Erzegovina. Il giorno dopo, di conseguenza, l’Aviazione Militare serbo-bosniaca interrompeva i suoi voli.

Successivamente, in seguito all'adozione della risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite citata, i risultati positivi conseguiti durante l’Operazione Corridoio ’92 rischiarono di essere paradossalmente controproducenti per la piccola Aeronautica serba di Bosnia. I diplomatici occidentali, nella piena consapevolezza del suo determinate ruolo nel successo delle operazioni serbe in Posavina, iniziarono ad esercitare forti pressioni sulla leadership della Republika Srpska per lo scioglimento dell'Aeronautica sfruttando quale principale argomento l'assenza di velivoli militari analoghi nelle fila mussulmane e dei croato-bosniaci. Nei colloqui con David Aries il presidente della Republika Srpska Radovan Karadzic inizialmente accettava la richiesta, ma dopo i colloqui con il generale Ninkovic e Ratko Mladic la rifiutava.

Nonostante la risoluzione ONU 781, I jet da combattimento dell’Aviazione serbo-bosniaca continuarono a volare per tutta la primavera del 1993, seppure fossero soltanto voli addestrativi, così come gli elicotteri principalmente per il trasporto di feriti e consegnando materiali ai vari avamposti avanzati dell’esercito.

Gli unici voli in assetto da guerra poterono essere compiuti unicamente sulla Krajina (Un territorio con popolazione a maggioranza di etnia serba incastonato nella nuova Croazia de facto indipendente nonostante Zagabria puntasse ad inglobare anch’esso). Qui gli elicotteri SA 342 Gazelle fornirono fuoco di supporto alle forze di terra sfruttando come base d’appoggio l'aeroporto di Udbina messo a disposizione nell'estate del 1993 dalle ff.aa. della Repubblica Serba di Krajina. Oltre a diverse topologie di aeromobili, tuttavia, l’Aeronautica Serba-bosniaca trasferiva altresì due batterie del sistema missilistico Kub 2K12.

Nonostante la relativa calma, il fronte bosniaco continuava a rimanere pur sempre pericoloso per le operazioni aeree. Tanto è vero che il 2 agosto 1993 batterie antiaeree dell’Esercito Bosniaco-Mussulmano armate di Strela-2M abbatterono un Mi-8T nelle vicinanze di Brcko uccidendo ben sei ufficiali. Tra questi, vi era anche il tenente colonnello Slobodan Kusturic comandante di un’importante unità dell’Aeronautica.

Era uno dei tanti prodromi di una nuova fase di guerra “guerreggiata” in Bosnia fra le varie fazioni etniche. Per quello che qui interessa occorre segnalare l’episodio avvenuto il 28 febbraio 1994. Le ff.aa. della Republika Srpska pianificarono un’azione volta a distruggere definitivamente le già citate fabbriche di armi di Bugojno e Novi Travnik che rifornivano i mussulmani soprattutto di lancia razzi multipli.

Per l'operazione vennero utilizzati sei J-21 e due J-22 situati nell'aeroporto di Udbina con differenti compiti. I J-21 avrebbero preso di mira la fabbrica di munizioni a Novi Travnik mentre i J-22 avrebbero bombardato quella situata a Bugojno. Compiuta la missione, al loro ritorno alla base, furono però intercettati da un F-16 dell'US Air Force che aveva il compito di mantenere la no fly zone sulla Bosnia-Erzegovina come previsto dalla già citata risoluzione ONU. L’esito fu disastroso in quanto quattro J-21 vennero abbattuti mentre un quinto precipitò a causa della sopravvenuta mancanza di carburante. Soltanto un J-21 ed entrambi i J-22 ritornarono sani e salvi alla base di Udbina.

L’episodio sopra narrato era il primo di una serie di interventi diretti da parte della NATO nella guerra civile bosniaca a scapito delle forze riconducibili dell’Aeronautica Serbo-bosniaca. Nella primavera del 1994, infatti, le forze dell'Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico compirono numerosi attacchi.

I serbi non rimasero tuttavia a subire passivamente e provarono, anzi, a fare male alla NATO. A riprova di questo il 15 aprile 1994 le forze antiaeree, confermando ancora una volta le loro elevate capacità operative, furono in grado di colpire un Étendard IV francese impiegando un sistema Strela-2M. Ma l'aereo fu comunque in grado di tornare alla portaerei Clemenceau.

Il giorno seguente, invece, i serbi abbatterono un Sea Harrier britannico che cadde sulla località Gorazde impiegando nuovamente uno Strela-2M.

In tale frangente della guerra più defilato fu il ruolo assunto dalla componente aerea ed elicotteristica della Forza Aerea. L’unica vera azione di rilievo fu l’attacco portato da due J-22 (foto) alle strutture militari e industriali a Bihac il 18 novembre 1994 partendo dall’aeroporto di Udbina della Krajina serba, senza violare la zona di non volo sopra la Bosnia ed Erzegovina (la località di Bihac è situata praticamente a ridosso del confine croato-bosniaco. Un paragone consono a noi vicino può essere quello di Gorizia).

Al fine di impedire l'uso dell'aeroporto di Udbina la NATO si vide costretta, pertanto, ad attaccarlo con un massiccio attacco aereo il 21 novembre di quello stesso anno. Nell’attacco anche le posizioni della Difesa Antiaerea della Krajina serba nell'area di Banija e della Difesa Antiaerea dell’Aviazione della Repubblica Srpska nella Bosnia occidentale furono coinvolte.

Difesa Antiaerea dell’Aviazione della Repubblica Srpska che venne nuovamente impegnata duramente durante l’offensiva nella Slavonia occidentale iniziata il primo maggio 1995 dalle forze croate (Operazione Flash). In quel frangente, già il successivo 2 maggio, l’antiaerea serbo-bosniaca abbatteva un MiG-21 croato sopra Bosanska Gradiška dopo che aveva lanciato diverse bombe sulla città costringendo l'aviazione croata a sospendere nuovamente i voli come era accaduto durante i combattimenti nella regione della Posavina.

Nel maggio di quell'anno, peraltro, le forze aeree dei paesi aderenti alla NATO ritornarono all’attacco delle strutture dell’Aviazione serbo-bosniaca. In uno di questi, tuttavia, il 2 luglio 1995, l’antiaerea serba riuscì ad abbattere un F-16 americano che cadde vicino alla cittadina di Bosanski Petrovac. Il pilota si eiettò con successo e per sei giorni dall’abbattimento riuscì a fuggire ai tentativi di cattura da parte dei soldati dell’esercito serbo fino a quando un apposito gruppo Combat-SAR riusciva a recuperarlo l'8 luglio (Dalla vicenda trasse ampia ispirazione il regista John Moore per il suo celebre film “Behind Enemy Lines - Dietro le linee nemiche”). Da allora, gli attacchi aerei statunitensi sui cieli bosniaci vennero effettuati solo con il supporto di aerei ECR.

Nel frattempo, la componente aerea con i suoi caccia ed i suoi elicotteri continuava attivamente i combattimenti contro le forze croate nella zona montuosa della Dinara alla fine di luglio 1995.

Una mossa, quella croata, propedeutica alla successiva vittoriosa Operazione Storm che porterà all’estinzione della Krajina serba e, al contempo, costringerà gli aerei dell’Aeronautica serbo-bosniaca a ritornare all'aeroporto di Banja Luka. Il trasferimento forzato non impedì comunque lo svolgimento di alcune puntate offensive limitate. Il 6 agosto 1995, infatti, due J-22 bombardarono un istituto chimico a Kutina in Croazia. Durante questo periodo, i serbo-bosniaci persero però due aerei. Un J-22 schiantatosi sulla pista dell'aeroporto di Udbina a giugno a causa di un errore pilota, e un altro che veniva colpito da "fuoco amico" vicino a Drvar il 10 agosto.

Nonostante alcuni innegabili successi tattici, inesorabilmente si avvicinava il canto del cigno per l’Aeronautica serbo-bosniaca. Il 30 agosto 1995 la NATO lanciava l'Operazione Deliberate Force (foto) che durò fino al 21 settembre dello stesso anno in risposta al bombardamento del mercato di Sarajevo del 28 agosto 1995. Diversi attacchi aerei furono effettuati alle posizioni antiaeree serbe con la distruzione di circa una sessantina di strutture militari tra radar, centri di comunicazione e posti di comando. Le perdite della NATO furono un Mirage 2000 abbattuto da un sistema missilistico Igla il 30 agosto vicino a Pale. Dopo l'operazione, nonostante il mirabile coraggio dimostrato dagli operatori contro forze assolutamente preponderanti qualitativamente e quantitativamente, la difesa antiaerea serbo-bosniaca cessava di fatto di esistere.

Mentre le forze aeree della NATO stavano colpendo le posizioni serbo-bosniache, il 9 settembre, le milizie congiunte croate e mussulmane lanciavano numerose operazioni offensive nella Bosnia occidentale e nelle montagne di Ozren. In questi combattimenti, l’Aeronautica della Repubblica Srpska fornì supporto alle proprie forze di terra attaccando le posizioni croate a Novi Grad e Kozarska Dubica così come quelle musulmane. Missioni durante le quali venne abbattuto un J-21 che fu , oltretutto, l’ultima perdita sostenuta di una guerra lunga e sanguinosa che sarebbe terminata nel novembre 1995.

Il bilancio finale delle perdite testimonia chiaramente l’elevato rateo di impiego dell’Aeronautica serbo-bosniaca: durante i combattimenti furono uccisi 89 militari. Tra loro, nello specifico, vi furono 13 piloti e 15 avieri. Altre 35 persone vennero uccise in combattimenti a terra e 26 durante i bombardamenti della NATO. Per quanto riguarda il materiale d’armamento, infine, i serbo-bosniaci persero 12 velivoli (5 J-22 e 7 J-21) e 7 elicotteri (5 gazzelle e 2 Mi-8T).

In memoria dei grandi sacrifici compiuti dal personale, il J-21 numero di matricola 24160 venne allestito come gate guardian a ricordo dei piloti e deii membri dell’Aviazione serbo-bosniaca caduti in combattimento presso l’aeroporto di Banja Luka.