Il Supermarine Spitfire ("Sputafuoco") fu uno dei più importanti caccia del secondo conflitto mondiale e fu, a pieno titolo icona e fiore all’occhiello del Fighter Command della Royal Air Force britannica. Furono realizzate numerose versioni e sottoversioni.
Per la realizzazione dello Spitfire i tecnici si ispirarono al Supermarine S.6B che nel 1931 si era aggiudicato la Coppa Schneider stabilendo un nuovo record: il tenente George Hedley Stainforth con il Supermarine S.6B fu in grado di raggiungere una velocità di quasi 656 km/h, con una punta massima di 688,20 km/h.
Lo Spitfire venne progettato da Reginald Mitchell; il primo prototipo prese il volo il 5 marzo del 1936 e fu pilotato dal capitano Joseph “Mutt” Summers.
Il velivolo ottenne subito dei buoni risultati: fu in grado di superare i 500 km/h. I vertici della Royal Air Force rimasero impressionati, così il Ministero dell’Aeronautica decise di ordinare alla Supermarine Aviation Works un primo lotto di 310 apparecchi.
Successivamente le commesse divennero così ingenti che, quando il Regno Unito entrò in guerra il 3 settembre 1939 (lo Spitfire entrò in servizio nel 1938), la richiesta totale ammontava a più di 2100 esemplari. Tuttavia, le consegne non furono ugualmente celeri.
Tra il 1939 e il 1945 lo Spitfire ebbe straordinari perfezionamenti, pur mantenendo invariata la propria struttura base. Secondo i tecnici dell’epoca “era un velivolo di rarissimo equilibrio costruttivo. Maneggevole al massimo grado, grazie alla sua inedita ala ellittica, senza difetti dal punto di vista aeronautico e fenomenale macchina da combattimento” (tuttavia nelle affondate alla massima velocità si realizzava una flessione della coda durante la richiamata, che portava ad una catastrofica inversione dei comandi..., ndr).
Durante la guerra il velivolo fu impiegato dalle aviazioni di numerosi paesi alleati (fra questi Australia, Unione Sovietica e Stati Uniti).
In totale, fra il 1938 e il 1948, vennero costruiti più di 20.000 Spitfire. È bene precisare che da quest’ultimo derivano il Supermarine Spiteful, il Supermarine Seafire (foto successiva) e il Supermarine Seafang.
Presente in tutti i cieli durante la guerra, la popolarità degli Spitfire sarà per sempre legata alla Battaglia d’Inghilterra (luglio-ottobre 1940).
È bene ricordare che in quel periodo il Fighter Command della Royal Air Force – agli ordini dell’air chief marshal Hugh Dowding – aveva a disposizione anche i caccia Hawker Hurricane e Boulton Paul P.82 Defiant. Quest’ultimo si rivelò completamente inadeguato al combattimento.
Alla fine, nella Battaglia d’Inghilterra furono gli Spitfire insieme agli Hurricane a difendere il territorio dagli attacchi della Luftwaffe.
Oltre che con i caccia della Royal Air Force, l’offensiva della Luftwaffe dovette fare i conti con un altro eccezionale ostacolo: i cannoni antiaerei assegnati alla difesa del territorio britannico. Si trattava di pezzi che, “come quelli che erano stati dati in dotazione al corpo di spedizione in Francia, pur continuando ad appartenere all’esercito che li metteva a disposizione, sul piano operativo dipendevano dal comando caccia della RAF”.1 Anche se nel corso della battaglia d’Inghilterra questi cannoni abbatterono un numero relativamente esiguo di bombardieri tedeschi, il loro lavoro aiutò in misura considerevole ad aumentare lo stato di tensione degli attaccanti, condizionando principalmente sulla loro precisione nella fase di bombardamento.
Dal luglio all’ottobre 1940 gli attacchi aerei tedeschi provocarono danni e distruzioni assai gravi, e i loro effetti sarebbero stati ancora più seri se i tedeschi avessero persistito nell’attaccare a più riprese i principali centri industriali britannici. Ma la Luftwaffe mancò completamente il suo obiettivo strategico primario: annientare i caccia della Royal Air Force e indebolire il morale dei britannici. Il Regno Unito aveva vinto!
Nel corso della battaglia d’Inghilterra la Luftwaffe perse 1733 aerei, mentre la Royal Air Force 915 caccia. Sebbene non esente da singole sconfitte nei duelli aerei, lo Spitfire impose in tutti i teatri bellici una incontestabile superiorità tattica su ognuno dei tanti avversari che via via incontrò.
Giorgio Bonacina scrive: “Erano, per definizione, dei caccia puri, altrettanto validi nell’intercettazione che nei compiti di scorta, ma si dimostrarono eccellenti anche come apparecchi d’assalto – in Africa Settentrionale e in Francia nel 1944, soprattutto – e come cacciabombardieri”.2
Gli Spitfire, grazie all’acutezza della loro formula costruttiva, servirono in maniera eccellente la Royal Air Force in tutti i teatri.
Nessuno fece di essi un encomio più meritato e sentito di quello del colonnello Adolf Galland (nella foto, a destra) – asso dell’aviazione tedesca – che, interpellato da Hermann Goering su cosa servisse in più per condurre al meglio la Battaglia d’Inghilterra, rispose: “Uno squadrone di Spitfire, signor maresciallo!”.
Terminata la guerra fu ancora a lungo utilizzato dalle forze aeree di molte nazioni, fra cui l’Italia; venne ritirato definitivamente dal servizio nel 1961 (Irish Air Corps).
Lo Spitfire aveva un’apertura alare di 11,23 m, lunghezza 9,12 m e altezza di 3,48 m.
Il peso a vuoto era di 2297 kg, mentre carico era di 3004 kg.
Motore: 1 Rolls-Royce Merlin 45, potenza 1470 CV. La velocità massima era di circa 600 km/h e la quota di tangenza era di oltre 11.000 m.
L’armamento era composto da mitragliatrici Browning da 7,7 mm, cannoni Hispano Mk.II da 20 mm e 2 razzi RP-3 (1 sotto ogni ala).
1 B.H. Liddell Hart, Storia militare della Seconda guerra mondiale. Gli eserciti, i fronti e le battaglie, Mondadori, Milano, 2021, p.131
2 Cfr. G. Bonacina, Lo Spitfire, in Storia Illustrata n°145, 1969, p.124