Il mezzo corazzato da combattimento Elefant – Panzerjager Tiger (P) – fu un cacciacarri impiegato dall’esercito tedesco nella Seconda guerra mondiale. Il veicolo fu realizzato installando un cannone da 88 mm sopra lo scafo del carro pesante Porsche Tiger.
Durante la guerra il cacciacarri risultò pesante, poco maneggevole e non diede gli esiti auspicati. Per questi motivi ne vennero prodotti solamente 91 esemplari.
Progettato fra il 1942 e il 1943, entrò in servizio nella primavera del 1943.
L’idea dell’Elefant nacque, essenzialmente, dal bisogno di avere un cacciacarri in grado di contrastare i carri armati sovietici – in particolare il T-34 – che stavano diventando sempre più temibili sul fronte orientale. Il mezzo aveva l’obiettivo di andare a sostituire i precedenti panzerjager leggeri come il Marder II e il Marder III.
In un primo momento il mezzo fu denominato "Ferdinand" (dal nome del progettista Ferdinand Porsche), in seguito fu ribattezzato Elefant.
Il corazzato rappresentava una conversione del progetto Tiger, assai interessante per il sistema di sospensione e di trasmissione adottato. Privo di torretta girevole, il Ferdinand era munito di una sovrastruttura nella quale risiedeva il cannone. È bene precisare che nei primi esemplari era l’unico armamento.1
I progettisti e i tecnici tedeschi, per poter operare contro qualunque tipo di carro armato anche a considerevole distanza, decisero come arma il cannone da 88 mm PaK, con ampia velocità iniziale, ma lungo e pesante. Questi difetti portarono a un limitato brandeggio orizzontale del cannone, e di conseguenza un modesto settore di tiro che, insieme alla debole manovrabilità del mezzo, lo mise celermente in grave stato di inferiorità nei combattimenti.
Il veicolo, benché disponesse di notevole corazzatura, si dimostrò più vulnerabile del previsto dato che era privo di armamento leggero per la difesa ravvicinata. A contatto con la fanteria l’equipaggio doveva intervenire con le pistole-mitragliatrici individuali. In seguito si scelse di installare una mitragliatrice da 7,92 mm nello scafo. Tuttavia, i fanti sovietici furono spesso in grado di avvicinarsi a breve distanza dal corazzato, mettendolo completamente fuori combattimento con bombe, mine e altri tipi di ordigni.2
Il battesimo del fuoco per l’Elefant avvenne nella battaglia di Kursk (5 luglio-23 agosto 1943); in quella occasione entrò in scena per la prima volta anche il cacciacarri Nashorn (vedi articolo "I cacciacarri tedeschi: il Nashorn").
L’Elefant, nel corso della guerra, venne impiegato sul fronte orientale e in Italia. In seguito, il mezzo fu sostituito dal Jagdpanzer V Jagdpanther.
È bene ricordare che solamente due Elefant furono in grado di sopravvivere al conflitto. Infatti, un veicolo fu catturato dai sovietici a Kursk, mentre l’altro fu catturato dagli statunitensi ad Anzio. Il primo “risiede” al Kubinka Tank Museum, il secondo fa parte dell’United States Army Ordnance Training Support Facility a Fort Gregg-Adams – precedentemente conosciuto come Fort Lee – in Virginia.
L’Elefant pesava 65 tonnellate. Aveva una lunghezza di 8,14 m, altezza 2,97 m e larghezza 3,38 m. Aveva una corazzatura da 200 mm e l’armamento era costituito da un cannone PaK 43 da 88 mm e una mitragliatrice MG 34 da 7,92 mm.
Motore: 2 Maybach HL 120 TRM a benzina, potenza 600 CV. La velocità massima era di 30 km/h.
Il mezzo poteva contare su un equipaggio di 6 uomini.
1 Cfr. C. Falessi e B. Pafi, L’Elefant (Ferdinand), in Storia Illustrata n°146, 1970, p. 97
2 Cfr. Ibidem
Foto: web / Bundeswher