Le battaglie di Narvik nella campagna di Norvegia, 1940

(di Lorenzo Lena)
11/07/24

La mattina del 10 aprile 1940, le acque del porto di Narvik, all’estremità dell’Ofotfjord, nella Norvegia settentrionale, furono scosse dall’esplosione che affondò la Wilhelm Heidkamp, nave ammiraglia del Marine Gruppe 1, che solo il giorno prima aveva occupato la città affondando due navi della difesa costiera norvegese. Il commodoro Friedrich Bonte morì con quasi tutto il suo equipaggio.

Nella notte, la seconda flottiglia cacciatorpediniere della Royal Navy aveva risalito indisturbata il fiordo, raggiungendo una perfetta posizione di tiro. La Diether von Roeder venne colpita per seconda, poi affondò la Anton Schmitt, infine furono danneggiate la Hans Ludemann e la Hermann Kunne. Quasi metà del Marine Gruppe 1 era stata spazzata via.

Mentre riguadagnavano il mare aperto, gli inglesi furono sorpresi da altre due navi tedesche, uscite da uno degli innumerevoli fiordi della costa, e persero la nave ammiraglia, HMS Hardy, oltre alla HMS Hunter. Il comandante della formazione, capitano Bernard A. W. Warburton-Lee rimase ucciso e fu il primo militare britannico decorato con la Victoria Cross nel conflitto. Le navi inglesi sfuggite intercettarono sul loro percorso il trasporto tedesco Rauenfels, affondando con esso l’intera dotazione di artiglieria destinata alle forze tedesche sbarcate a Narvik.

La prima battaglia navale di Narvik diede un colpo durissimo alla posizione tedesca nella Norvegia settentrionale, mentre nel resto del Paese l’invasione (operazione Weserubung) procedeva con difficoltà impreviste, agilmente superate grazie all’indiscussa superiorità aerea.

Il 13 aprile arrivò la fine per quello che restava del Marine Gruppe 1, guidato adesso dal capitano di vascello Erich Bey. Il viceammiraglio William Whitworth entrò nel porto con la corazzata HMS Warspite (nella foto, a destra) e nove cacciatorpediniere, eliminando una alla volta le navi nemiche incontrate, finché i tedeschi stessi arenarono quelle ancora operative e si misero in salvo a terra. Con la perdita di altri otto caccia e un sommergibile, le forze tedesche a Narvik restarono isolate al comando del generale di divisione Eduard Dietl, già distintosi in Polonia e veterano del tentato colpo di Stato di Monaco del 1923.

Approfittando dell’inedita condizione di vantaggio, il comando Alleato decise per un’offensiva su Narvik che, riconquistando la città, bloccasse anche il commercio di ferro svedese indispensabile per l’industria bellica tedesca.

Le operazioni per allontanare i tedeschi furono particolarmente complesse e richiesero la partecipazione dell’esercito britannico, quello norvegese, quello francese e persino alcune unità libere polacche sfuggite alla sconfitta del loro Paese pochi mesi prima.

Dopo una serie di azioni preparatorie, il 13 maggio legionari francesi e soldati polacchi sbarcarono a Bjerkvik (foto) mettendo in crisi il sistema difensivo tedesco, ma furono necessarie altre due settimane perché questo collassasse del tutto, permettendo agli Alleati di liberare la città. Simbolicamente, i primi a entrare a Narvik furono i soldati norvegesi del generale Fleischer. Principali artefici della vittoria furono i soldati francesi del generale di brigata Antoine Béthouart e le navi britanniche, comandate nell’area dall’ammiraglio William Boyle (conte di Cork and Orrey). Le forze tedesche di Dietl riuscirono a lasciare la città, ma si ritrovarono isolate nell’ambiente ostile a ridosso del confine svedese che, se oltrepassato, avrebbe segnato il loro internamento secondo le regole della neutralità in tempo di guerra.

Fu purtroppo una vittoria simbolica, in una campagna di Norvegia ormai in mano alle forze tedesche che avanzavano inarrestabili da sud infrangendo ogni linea di difesa anglo-norvegese e, soprattutto, segnata dal disastro subito dalla Francia sul proprio territorio dove, il 14 maggio, era stata sfondata la difesa sul fiume Mosa e i tedeschi avanzavano verso Parigi.

Di fronte a questo tracollo fu deciso di abbandonare la Norvegia, ormai condannata, ritirando l’intero corpo di spedizione Alleato con alcuni vulnerabili convogli che, miracolosamente, passarono indisturbati tra le maglie della Kriegsmarine e della Luftwaffe senza che i tedeschi intuissero quanto stava avvenendo. Una perdita particolarmente dolorosa fu quella della portaerei HMS Glorious, lasciata colpevolmente con la sola scorta di due cacciatorpediniere e inadatta a uno scontro diretto, affondata l’8 giugno da due navi da battaglia tedesche.

L’evacuazione del corpo di spedizione Alleato, di una parte dell’esercito norvegese e della famiglia reale furono il vero successo di un’operazione congiunta che, al netto delle vittorie navali e terrestri a Narvik, dimostrò tutta l’impreparazione anglofrancese a gestire una campagna oltremare, nella quale le poche forze inviate vennero inoltre disperse senza un obiettivo organico. Prima il fallimento nell’impedire gli sbarchi tedeschi del 9 aprile, nonostante fossero stati previsti, poi l’incapacità di fornire il necessario sostegno aereo mentre la Luftwaffe si dimostrava determinante nella Norvegia centrale, costarono le dimissioni del governo di Neville Chamberlain, sostituito da Churchill il 10 maggio, giorno in cui iniziava l’invasione tedesca a ovest. Nemmeno il comportamento di Churchill è però esente da critiche (come gli capitò spesso quando dall’ambito politico tentò di passare a quello militare). Come primo lord dell’Ammiragliato del gabinetto Chamberlain, responsabile della Royal Navy, era stato tra i promotori dell’iniziale impostazione navale che si era rivelata inadeguata a impedire l’offensiva tedesca, umiliando la Gran Bretagna in quello che avrebbe dovuto essere il prediletto terreno ambito del potere navale.

Antoine Béthouart sopravvisse al conflitto, combattendo in Nord Africa, Francia, Germania e Austria. Eduard Dietl guidò le operazioni contro l’Unione Sovietica oltre il Circolo Polare Artico, non riuscendo a occupare il porto di Murmansk. Morì nel giugno del 1944, a causa di un incidente aereo dopo aver partecipato a un incontro con Hitler.

Bibliografia

  • M. Hastings, Inferno. Il mondo in guerra 1939-1940, BEAT, 2017

  • D. C. Dildy, Blitz tra i ghiacci. Occupare Danimarca e Norvegia, RBA Italia, 2009

Foto: web / IWM