Le forze aeree italiane e la caduta del colonnello Gheddafi

(di Tiziano Ciocchetti)
11/03/19

Quando i politici italiani parlano del fenomeno dei flussi migratori incontrollati provenienti dalle coste della Libia, spesso fanno riferimento, come evento moltiplicatore di tale fenomeno, alla caduta del regime del colonnello Gheddafi, nel 2011, causata dall’intervento militare della Francia, con il sostegno di Londra e dell’amministrazione Obama, in seguito alla risoluzione dell’ONU n. 1973.

Ma quale è stato il contributo del nostro Paese, e in special modo dell’Aeronautica Militare e della Marina Militare, nelle operazioni ODYSSEY DAWN e UNIFIED PROTECTOR, nei mesi che vanno da marzo a maggio del 2011?

Innanzi tutto la non trascurabile concessione di installazioni aeroportuali agli Alleati – cinque in tutto – come basi di partenza per gli attacchi. Più nello specifico, i velivoli impiegati dalla nostra Aeronautica e Aviazione di Marina sono stati 12 TORNADO in versione IDS e ECR, otto AV-8B HARRIER II e un numero variabile di caccia TYPHOON e F-16ADF, inizialmente vennero utilizzati quelli del 37° STORMO e successivamente quelli del 4° e del 36° (i velivoli dell’Aeronautica erano schierati a Trapani mentre gli HARRIER erano imbarcati sulla GARIBALDI).

Nella giornata del 22 marzo sono decollati da Trapani due gruppi d’attacco, entrambi della medesima composizione: due TORNADO ECR per la soppressione dei sistemi radar, due F-16 di scorta, un TORNADO IDS adibito al rifornimento in volo. Fino alla fine di marzo le operazioni dell’Aeronautica Militare non hanno avuto modifiche sostanziali, salvo l’impiego, per il rifornimento in volo, dei KC-130J nonché l’integrazione prima, e la sostituzione poi, degli F-16 con gli HARRIER della Marina e i TYPHOON del 4° Stormo di Grosseto.

Il primo aprile vengono compiute dodici missioni, condotte da gruppi misti di TORNADO ECR, IDS, HARRIER e TYPHOON. Con compiti che hanno spaziato dalla difesa aerea, alla sorveglianza, fino all’attacco al suolo, in quest’ultimo caso sono state utilizzate bombe a guida laser GBU-16 e GBU-24, le JDAM ma anche i missili da crociera STORM SHADOW (due di queste armi sono state utilizzate per distruggere un posto comando di mercenari sudanesi al soldo dei governativi, situato in una località lontana dalla costa libica). Da segnalare il debutto operativo del missile aria-aria a corto raggio a guida infrarossa IRIS-T, imbarcato sui THYPOON e sui TORNADO.

Le sortite dei velivoli italiani sono proseguite fino al 20 maggio, anche se non ci sono stati comunicati ufficiali circa il numero effettivo di attacchi condotti (dal 23 aprile i comunicati dei Comandi nazionali cominciarono ad essere diffusi in maniera generica), a differenza degli altri Paesi coinvolti nella coalizione anti Gheddafi.

Tuttavia è indubbio che l’apporto delle forze aeree italiane abbiano avuto un impatto significativo, soprattutto dal punto di vista qualitativo, nella guerra al regime del colonnello.

Foto: U.S. Marine Corps / NATO