Le Cancellerie d'Europa sono impazzite e i telegrammi cifrati si inseguono lungo il continente. Da ormai un mese la guerra dichiarata da Parigi a Berlino ha capovolto tutti i pronostici. Nonostante la superiorità dell'Esercito francese, l'Imperatore Napoleone III è caduto prigioniero a Sedan, con quasi l'intera Armée. L'anno precedente quello sfortunato monarca aveva proposto all'Italia e all'Austria-Ungheria un'alleanza contro la Prussia. Vienna aveva accettato entusiasticamente poiché la Francia aveva promesso agli Asburgo tutti i territori strappati da Federico il Grande a Maria Teresa nel '700. Il governo italiano aveva domandato, più modestamente, il Trentino e il Lazio (meno Roma, da lasciare al Papa). Al rifiuto di Vienna e Parigi, gratis o niente fu la risposta, il governo insediato a Firenze non ne fa nulla.
Ora tutte le marcature sono saltate. Il 22 luglio gli austriaci hanno inviato in Francia, a Tolone, in attesa della dichiarazione di guerra di Vienna a Berlino fortemente voluta dall'Imperatore Francesco Giuseppe, una propria divisione navale formata dalla corazzata Habsburg e dalle fregate Dandolo eNovara, oltre alla cannoniera Kerka. Si tratta del fior fiore della flotta imperiale. Lo stesso giorno la Regia Marina riarma, con un colpo di mano e senza guardare troppo per il sottile, tutte le sue unità maggiori, aumentando la linea da 5 a 9 Navi da battaglia. Il 4 agosto Parigi ordina alla divisione dell'Esercito francese di stanza a Civitavecchia dal 1849 di tornare in patria. I giochi sono ormai fatti, o quasi.
Il 7 agosto colpo di scena. I francesi sono stati battuti pesantemente a Weissenburg e adesso il timore è che Vienna si allei con Berlino e attacchi l'Italia recuperando Veneto, Lombardia e qualcos'altro. Il governo italiano ordina, il 10, di mobilitare le piazzeforti di Verona e di Venezia adottando una stretta difensiva terrestre, essendo il rapporto dei due eserciti di 2 a 1 a favore degli Asburgo. L'Armata, cioè la flotta italiana, deve essere concentrata, a sua volta, a Venezia. Si tratta di 9 corazzate (Roma,Varese, Ancona, Messina, Castefidardo, San Martino, Principe di Carignano, Terribile e Formidabile) poste agli ordini dell'ammiraglio Evaristo del Carretto.
Quello stesso giorno la divisione austro-ungarica lascia Tolone e si sposta nel Tirreno. La Squadra italiana tallona per quasi un mese le navi asburgiche, da Porto Ferraio fino a Messina. La superiorità navale italiana è assoluta: 9 corazzate contro 3 austriache tra il Tirreno (Habsburg) e Pola (Prinz Eugen ed Erzherzog Ferdinand Max). Si tratterà dell'asso di briscola internazionale calato al momento giusto dal Regio Governo.
La prova di efficienza della squadra navale italiana è infatti giudicata convincente dagli osservatori di tutto il mondo concentrati nel Mediterraneo, tanto che il 13 agosto Londra dichiara la propria adesione alla lega dei neutri capeggiata dall'Italia, causando in questo modo una grossa delusione sia a Berlino sia a Vienna, dove si dava ormai per scontata una doppia partita contro i vicini meridionali e latini.
La crisi è così scongiurata. Vienna aderisce anch'essa alla lega neutrale il 6 settembre ordinando, quello stesso giorno, alla propria divisione di dirigere per Corfù, fare carbone laggiù e tornare a casa alla svelta, evitando ulteriori complicazioni.
La strada per Roma è così libera. L'11 settembre 1870, proclamata in Francia la Repubblica e decaduti gli accordi italiani con Napoleone III stipulati nel 1864, inizia l'attacco condotto dal preponderante corpo d'armata italiano del generale Raffaele Cadorna contro l'Esercito pontificio. Il 16 Civitavecchia si consegna alla Squadra italiana. Prima a entrare in porto, quel giorno, alle 7 del mattino, è la corazzataTerribile. Il 20 è la volta della Breccia di Porta Pia. A guardar bene, magari con un cannocchiale di marina, dietro ai bersaglieri si intravede qualche marinaio, invisibile ed efficace come è sempre il Potere Marittimo.
(nelle foto in ordine le corazzate Ancona, Messina e Varese)