Ieri, durante una giornata tersa, calda, quasi estiva, alla carema Vannucci di Livorno si è svolta la cerimonia del cambio di comandante del Nono reggimento “Col Moschin”, fiore all’occhiello delle nostre forze armate e unico reparto di Forze Speciali dell’esercito italiano. Il colonnello Giuliano Angelucci ha passato il testimone al suo parigrado Yuri Grossi il quale ora indosserà torre e stellette bordate di rosso. Il cambio di comando ha un significato molto importante per qualsiasi comparto militare, tuttavia per i “ragazzi” del Col Moschin assume una valenza più profonda poiché ciò che fa il Nono non è mai routine e chi avrà il compito di guidarli si assumerà un carico di responsabilità molto elevato.
Il comandante entrante, il colonnello Yuri Grossi, come i suoi predecessori, ha meritato questo onore verso il quale dedicherà parte della sua vita sacrificandosi per il bene del reggimento. L’assunzione del comando è, infatti, l’estremo atto che un ufficiale incursore possa accettare: lo ha ben evidenziato nella sua allocuzione il colonello Angelucci il quale ha ribadito più volte cosa significhi “essere del Nono”. Ricordiamo però che colui che siede al vertice di un reparto di forze speciali non è un comandante tradizionale dacché non ha sottoposti o subalterni, se non sulla carta. Il rapporto che regola la vita militare degli incursori si basa certo sui principi fondamentali della vita militare, tuttavia tra gl’incursori più che l’autorità è l’autorevolezza che fa la differenza. Il colonnello Grossi potrà, infatti, contare sull’appoggio di ufficiali e sottufficiali di provata esperienza con i quali, in molti casi, ha già condiviso la polvere e il fango dei vari teatri operativi in cui è stato impegnato. Chi prima di lui ha avuto l’onore di sedersi in quell’ufficio carico di ricordi e riferimenti storici agli Arditi di Messe, ha lasciato qualcosa di se. Tra i veterani dell’ANIE tutti ricordano nel bene o nel male questo o quel comandante, ma nessuno dimenticherà mai chi ha condiviso con loro gioie e dolori di una vita militare trascorsa al massimo livello. Ecco perché il comandante del reparto è un uomo che conduce, ma che allo stesso tempo impara e si mette in gioco d'accordo coi suoi uomini, coi suoi fratelli.
Nel complesso la cerimonia è stata davvero bella: preceduta dal lancio di quattro istruttori di paracadutismo del reggimento e poi proseguita fino al momento, commosso e toccante, nel quale il comandante cedente ha passato la bandiera al colonnello entrante. Il palco era gremito di persone, comprese autorità civili e militari, ma soprattutto le famiglie di molti incursori le quali condividono – in modo silenzioso e spesso dimenticato – i rischi e le fatiche dei propri cari. Tutto si è svolto sotto lo sguardo compiaciuto del comandante del COMFOSE, generale Ivan Caruso il quale ha fatto i migliori auguri al nuovo comandante ringraziando il colonello Angelucci per l’ottimo operato.
Al colonnello Grossi auguriamo buon lavoro: a lui spettano compiti gravosi, ma ricchi di soddisfazioni poiché – e lui ne è consapevole – si trova alla testa del miglior reparto dell’esercito. Con umiltà e competenza guiderà il Nono verso le future sfide e continue trasformazioni che già da molti anni lo hanno reso permeabile ai miglioramenti. Nessuno tra gl’incursori ha mai conosciuto la frase “tirarsi indietro”.