Sciami di droni armati: Pechino svela la nuova arma

(di Antonio Vecchio)
29/05/19

Lo sviluppo dell’intelligenza artificiale (IA) trova sempre più spazio nell’ambito della sperimentazione di droni militari.

A questo dato empirico, che proviene essenzialmente dall’osservazione di quanto sta avvenendo in tutto il mondo, non poteva certo sottrarsi la Cina che punta a levare agli USA, entro il 2030, la leadership nel settore della IA.

Proprio da Pechino giunge la notizia, pubblicata dal Global Times1 giorni fa, dello sviluppo da parte di Zhuhai Ziyan, una compagnia della regione del Guandong che produce droni, di una nuova famiglia di macchine in grado di operare nell’ambito di uno sciame (swarm intelligence2), ossia un gruppo variabile di esemplari, tutti in grado di svolgere in modo autonomo3 la missione assegnata.

La nuova tecnologia messa a punto dalla compagnia consente a ben 10 elicotteri senza pilota (UAV) di inserirsi in uno sciame con un carico di armi e munizionamento variabile in funzione della missione.

Con una semplice pressione di un pulsante” - si legge nel comunicato rilasciato dal Zhuhai Ziyan - "i droni sono in grado di decollare autonomamente, per ricongiungersi in un secondo tempo alle altre macchine e proseguire verso il bersaglio designato”.

Una volta ricevuto l’ordine, le macchine attaccano il bersaglio in contemporanea, pur nella più ampia coordinazione di volo e di fuoco disciplinata dall’intelligenza artificiale che li guida, e rientrano alla base al termine dell’azione.

Lo sviluppo della “tecnologia swarm” si inserisce in quello più ampio della sperimentazione/produzione di una vasta famiglia di droni destinati in gran parte all’impiego militare.

Nel mese di aprile, la compagnia del Guandong aveva presentato alla Langkawi International Maritime and Aerospace Exhibition-2019 (LIMA) in Malesia4 il Blowfish A2: un drone da 1,87 metri di lunghezza per 0,62 metri di altezza, in grado di volare a una velocità di 130 km/h, con un peso massimo al decollo di 38kg e un carico utile di 12kg.

Al più recente salone IDEF 2019 tenutasi in Turchia ai primi del mese di maggio, ha invece esposto altri esemplari già in produzione tra cui: il Blowfish A3 lungo 2 metri e largo 0,5 metri, in grado di trasportare mitragliatrici di vario tipo, proiettili di mortaio da 60 millimetri o un lanciagranate da 35-40 millimetri; l’Infiltrator che può lanciare razzi e missili e il Parus S1, ideale per missioni suicide.

Tutte macchine che aumentano l’efficacia degli interventi in ambienti non permissivi, limitando drasticamente il pericolo di perdite umane.

E che nella configurazione di impiego a sciame promettono una letalità mai vista prima.

2 Wikipedia: la “swarm intelligence” (intelligenza dI uno sciame) è un termine coniato per la prima volta nel 1988 da Gerardo Beni, Susan Hackwood e Jing Wang in seguito a un progetto ispirato ai sistemi robotici. Esso prende in considerazione lo studio dei sistemi auto-organizzati, nei quali un'azione complessa deriva da un'intelligenza collettiva, come accade in natura nel caso di colonie di insetti o stormi di uccelli, oppure banchi di pesci, o mandrie di mammiferi. Secondo la definizione di Beni e Watt la swarm intelligence può essere definita come: Proprietà di un sistema in cui il comportamento collettivo di agenti (non sofisticati) che interagiscono localmente con l'ambiente produce l'emergere di pattern funzionali globali nel sistema. (Utile per “visualizzare” il concetto: https://www.youtube.com/watch?v=axxXz2BM0yw)

3 Un sistema “autonomo”, invece, ragiona su base probabilistica: ricevuta una serie di input, elabora le migliori risposte. A differenza di quanto accade con i sistemi automatizzati, un sistema autonomo, a parità di input, può produrre risposte differenti.

Per saperne di più:

https://www.chathamhouse.org/sites/default/files/publications/research/2...