Due militari dell’Esercito degli Stati Uniti d’America sono stati uccisi mercoledì in un agguato in Afghanistan, precisamente, precisamente nel distretto di Sayed Abad, nella provincia meridionale di Wardak.
Un portavoce del Pentagono ha dichiarato che i due soldati sono morti per le ferite riportate in seguito a uno scontro a fuoco con un gruppo di talebani, mentre conducevano un’azione di pattugliamento congiunto con le forze Afghane.
Il Segretario di Stato Mike Pompeo, in visita nella capitale Kabul, commentando l’attentato ha dichiarato che questo episodio comporta ancora di più la necessità di un successo sul piano politico. La missione che gli Stati Uniti hanno intrapreso in Afghanistan deve concludersi con una riconciliazione, onde ridurre il livello di violenza nel Paese.
La politica dell’Amministrazione Trump in Afghanistan è volta a trovare una exit strategy, dopo un impegno militare che si protrae ormai da 18 anni. L’anno scorso c’è stata la nomina di Zalmay Khalilzad, diplomatico afghano-americano, come inviato di pace per il Medio Oriente, incaricato di avviare - sabato prossimo in Qatar (Stato in cui gli studenti coranici mantengono una delegazione) - con i Talebani dei colloqui di pace.
Tuttavia i Talebani hanno rifiutato di intrattenere colloqui diretti con il Governo di Kabul, non riconoscendone l’autorità.
A nostro avviso, per Washington, sarebbe già un successo se le trattative portassero ad un impegno dei Talebani (con tutte le perplessità del caso) a non ospitare, nelle aree sotto il loro controllo, gruppi terroristici.
Foto: NATO Special Operations Component Command-Afghanistan