Gli alpini alle Tre Cime di Lavaredo

(di Stato Maggiore Esercito)
11/07/19

​Conclusa alla presenza del generale di corpo d'armata Salvatore Farina, capo di stato maggiore dell'Esercito, la "Lavaredo 2019" l'esercitazione alpinistica internazionale che ha portato sulle montagne venete 700 soldati di 6 nazioni ed un comando NATO coordinati dalle Truppe Alpine dell’Esercito.

Sulle Tre Cime di Lavaredo, montagna tra le più famose delle Dolomiti, patrimonio mondiale UNESCO, oltre 200 alpini hanno arrampicato lungo 14 vie dalle più accessibili fino alle più dure con un VIII grado di difficoltà. Protagonista il personale delle brigate Julia e Taurinense, gli istruttori del Centro Addestramento Alpino e gli atleti del Centro Sportivo Olimpico dell'Esercito. Assieme a loro, sulle cenge dolomitiche hanno operato colleghi cileni, omaniti, spagnoli, sloveni e francesi, soldati di eserciti alleati e di Paesi amici che da anni si addestrano al movimento in ambiente montano sulle Alpi, insieme alle truppe da montagna italiane, le più antiche, articolate e numerose del mondo occidentale.

Il generale Farina ha espresso, a conclusione dell'atto tattico, parole di orgoglio per la professionalità vista durante l'esercitazione e rivolgendosi ai militari ha condiviso con loro alcune considerazioni sull'importanza di avere sempre unità efficienti, addestrate, flessibili specializzate e pronte, come sono le Truppe Alpine, ideali per rispondere alle sfide che il contesto internazionale di oggi richiede.

L'evento addestrativo condiviso con l’amministrazione locale e dal sindaco di Auronzo, dal sindaco di Dobbiaco, dal presidente del consiglio regionale del Veneto, ha visto la partecipazione del presidente dell’ANA Sebastiano Favero, di molti ex alpini ed ex comandanti di unità alpine, ha avuto luogo in un ambito paesaggistico conosciuto ed apprezzato, in cui le Truppe Alpine hanno operato con massima attenzione azzerando l’impatto antropico al contesto naturalistico. Sono state poste in essere, infatti, una serie di regole, accortezze, indicazioni e modi di operare redatte da un ingegnere ambientale della riserva selezionata appositamente impiegato per il suo specifico expertise. Una serie di attenzioni quasi naturali per chi, come "l'alpino", è abituato per tradizione o per formazione, ad operare in montagna.

E la montagna, non solo per il suo splendore, è stata la protagonista del momento addestrativo, in cui la verticalità delle pareti dolomitiche sono state affrontate dal personale, del 2° reggimento Alpini nell’atto tattico che ha visto l’impiego di numerosi assetti specialistici provenienti tra l'altro, dalle forze speciali e l'aviazione dell'Esercito.

Mettendo in pratica la dottrina del mountain warfare, con immissioni in Fast Rope ed esfiltrazioni con velivoli, gli alpini hanno portato in Cadore anche un pezzo di storia della specialità che oggi, con spirito nuovo, sta trovando collocazione tattica. Il 105/14, un pezzo d’artiglieria in uso dagli anni 60 fino agli inizi del 2000 è stato impiegato in sperimentazione per un impiego in particolari situazioni tattiche. “La montagna è nel DNA degli alpini, oggi come ieri le sue esigenze e le sue regole dettano l’addestramento, così selettivo da fare dei soldati di montagna dei 'militari al quadrato' – ha sottolineato il generale Berto, comandante delle Truppe Alpine, proseguendo - l’addestramento che la montagna permette è irrinunciabile per l’alpino!”.