Nell’attesa della prossima Hypersonic Weapon Systems 2020 conference1, principale forum del settore in programma a Londra dal prossimo 30 giugno al 1 luglio (?), vi è fermento tra militari e tecnici statunitensi.
Il Dipartimento di Stato (DoD) ha annunciato2 l’avvenuto test congiunto (Army-Navy) di un motoaliante ipersonico del tipo “glide” (vedi video), svolto lo scorso 19 marzo, alle 22.30 ora locale, al Pacific Missile Range Facility di Kauai (Hawaii).
Il carattere interforze (joint) della sperimentazione, tutt’altro che inusuale oltreoceano, assegna alla Marina la gestione della fase progettuale dell’intero programma mentre l’Esercito seguirà la produzione.
Era dal 2017 che Washington non effettuava lanci di questo tipo, e a giudicare dalle valutazioni fatte trapelare alla stampa, quello della scorsa settimana si è rivelato una “pietra miliare importante”, che potrebbe aprire alla messa in linea, nei prossimi due anni, di un sistema d’arma ipersonico a stelle e strisce.
La ricerca e sviluppo americana di sistemi ipersonici, quelli in grado di volare ad una velocità di almeno Mach 5, cinque volte quella del suono, 6.174 km/h ha preso avvio nel 2000.
Prima con velivoli ipersonici del tipo “boost glide”, portati in quota con un missile balistico dal quale ad un certo punto il vettore si stacca, e, invece di seguire un arco sopra l’atmosfera, viene indirizzato su una traiettoria che la penetra rapidamente, per poi, planando senza motore, viaggiare per migliaia di chilometri prima di colpire il target.
Gli studi si sono poi estesi anche al campo dei missili da crociera, alimentati da motori ad alta velocità a reazione del tipo “breathing engine3”.
Due sistemi differenti di volo ipersonico, che condividono però l’estrema manovrabilità del vettore in ogni fase.
In tutto questo tempo, i finanziamenti al programma hanno risentito di alti e bassi, ma per il 2020 sono stati stanziati 3,2 miliardi di dollari (nel 2019 erano 2,6 miliardi), con 206,8 milioni specificamente dedicati ai sistemi di difesa.
Un volume di denaro ingente, che più di ogni altro dimostra le grandi aspettative del Pentagono.
Il vice capo del Joint Chief of Staff (già comandante del U.S. Strategic Command), ammiraglio John Hyten, ha recentemente affermato che i sistemi d’arma ipersonici sono “reattivi, a lungo raggio, letali contro obiettivi lontani e molto difesi, e contro minacce a tempo (come rampe missilistiche mobili su strada) nel caso in cui altri assetti siano indisponibili e il loro impiego venga impedito”.
Sono sistemi “game changer”, in grado di mutare profondamente non solo la guerra convenzionale ma anche quella nucleare, se usati per trasportare tali ordigni.
Possono viaggiare a velocità elevatissime, molto più degli attuali missili balistici e da crociera, alle estremità dell’atmosfera (surfing along the edge of the atmosphere) e sono in grado di cambiare continuamente direzione in volo, evitando gli ombrelli della difesa; sono quindi non intercettabili.
In una recente nota del Pentagono si legge inoltre che “(i sistemi ipersonici) forniscono al combattente la capacità di colpire bersagli a centinaia e persino migliaia di miglia di distanza, in pochi minuti, per sconfiggere una vasta gamma di bersagli di alto valore”.
La loro consegna si presenta quindi come “una delle massime priorità di ricerca tecnica e ingegneristica del dipartimento della difesa".
Ciononostante, al netto delle dichiarazioni roboanti di politici e militari, ad oggi il DoD non ha ancora deciso se proseguire con la definitiva acquisizione, preferendo continuare a finanziare lo sviluppo di prototipi per testarne la reale efficacia sul campo e definire possibili, futuri impieghi.
A Washington, infatti, c’è ancora chi predilige l’impiego di risorse nel campo dei sistemi di difesa antimissile, restringendo l’eventuale impiego di vettori ipersonici esclusivamente per colpire stati canaglia.
L’impressione è che prevalga ancora l’esigenza di non perdere terreno nei confronti di Cina e Russia, che fino ad oggi hanno investito moltissimo nel settore.
Lo scorso 27 dicembre, la Russia ha infatti annunciato di aver equipaggiato un intero reggimento con il sistema Avangard.
L’Avangard4 è un motoaliante ipersonico, del tipo “boost glide” che sarebbe in grado di raggiungere la velocità di Mach 27, circa 33.000 km/h.
Definito5 da Putin come “invulnerabile a qualsiasi sistema di difesa missilistica ora esistente”, è montato su un missile balistico intercontinentale e può trasportare un'arma nucleare fino a due megatoni.
Va da sé che la propaganda del Cremlino può anche aver amplificato alcune della caratteristiche dell’Avangard, e forse anche l’annuncio del 27 dicembre potrebbe preludere più all’avvio di una nuova fase sperimentale che alla full operational capability di un reggimento di artiglieria.
Ne sono convinti gli esperti USA che il 26 novembre scorso hanno potuto ispezionare il nuovo sistema d’arma sulla base del nuovo trattato START del 2010 (che scadrà a febbraio 2021), anche se letalità ed efficacia del sistema non vengono messe in discussione.
Anche la Cina sta investendo in modo significativo nel loro sviluppo (v.articolo). Lo scorso ottobre, durante la parata militare per la commemorazione dei 70 anni di vita della Repubblica Popolare Cinese, Pechino ha fatto sfilare il nuovo drone da combattimento WZ8 per compiti di ricognizione aerea e raccolta dati (v.articolo).
Altro pezzo forte dello sfilamento è stato il DF-ZF, tecnicamente un hypersonic glide vehicle (HGV), montato sul missile balistico a media gittata Dongfeng-17 (DF-17). In grado di raggiungere una velocità compresa tra Mach 5 (6,173 km/h; 1,715 m/s) e Mach 10 (12,360 km/h; 3,430 m/s), può essere usato per trasportare ordigni nucleari e per effettuare strike di precisione contro un carrier strike group (CSG) della U.S. Navy.
4https://en.wikipedia.org/wiki/Avangard_(hypersonic_glide_vehicle)
5https://www.bbc.com/news/world-europe-50927648
Foto: U.S. Navy / U.S. Air Force / MoD Fed. russa