In periodo di coronavirus sembrerebbe blasfemo parlare di altro ma, nonostante i nuovi contagi, la vita pubblica del Paese deve continuare.
I nostri lettori sicuramente ricorderanno l’articolo dello scorso 28 maggio sulla proposta di legge presentata dall’onorevole Perego (FI) in merito alla figura del Veterano. Ebbene, nonostante l’ampia condivisone, anche da parte dei partiti di maggioranza, la proposta di legge attende ancora di essere calendarizzata nei lavori parlamentari.
L’occasione per tornare sul disegno di legge ce la dà proprio il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, in visita lunedì scorso, insieme al capo di stato maggiore della Difesa Vecciarelli, al Centro Veterani della Difesa.
Il Centro non solo si occupa di fornire ai militari feriti in missione cure riabilitative (sia per quanto riguarda le menomazioni fisiche che psichiche) ma si occupa anche dell’inserimento di questi nella vita civile, aiutandoli nella ricerca di una occupazione.
Proprio il disegno di legge proposto da Perego individua nella figura del Veterano un elemento cardine della nostra società, riconoscendogli quelle prerogative che, fino ad ora, sono venute a mancare.
Chi ha servito la Patria dovrebbe essere un cittadino da valorizzare, permettendogli di sfruttare, in campo civile, le conoscenze acquisite nell’ambito militare.
Ne è un esempio il tenente colonnello Gianfranco Paglia, ferito gravemente a Mogadiscio il 2 luglio 1993, nel corso della missione Ibis. Paglia ha continuato a far parte dell’Esercito e attualmente è consigliere del Ministro della Difesa.
Nella legge sui Veterani per la prima volta in Italia viene riconosciuto uno status che da diritto, tra le altre, ad avere dei posti riservati nelle aziende. Questo potrebbe sembrare una sorta di prevaricazione ma si deve tenere conto che chi presta servizio militare per 10 anni (5 nei reparti speciali) e partecipa ad operazioni fuori area mette a repentaglio la propria incolumità fisica e psichica, per poi magari ritrovarsi disoccupato.
A quanto pare i partiti di maggioranza e il governo preferiscono ignorare le necessità di migliaia di soldati che, pur se non offesi nel fisico e nella psiche, si sentono dimenticati da uno Stato che pur ha chiesto loro molto.
In una società come la nostra, in cui si tende troppo spesso all’individualismo e al nichilismo, discutere di questo disegno di legge nel luogo di massima rappresentanza del popolo, ovvero il Parlamento, potrebbe rappresentare il primo, anche se piccolo, passo verso una rivoluzione culturale di cui l’Italia avrebbe un gran bisogno.
Foto: U.S. DoD