Gli americani abbandoneranno (parzialmente) il Corno d’Africa

(di Tiziano Ciocchetti)
07/12/20

Nel corso dell’Amministrazione Obama – e in continuazione con la precedente – le forze americane hanno effettuato diversi attacchi contro le formazioni jihadiste appartenenti ad al-Shabaab, affiliata ad al-Qaida. Grazie all’impiego de droni armati MQ-9 Reaper, guidati da team delle special forces, diversi capi jihadisti sono stati eliminati, tra cui il leader Ahmed Abdi Godame, ucciso nel settembre del 2014.

Non appena insediatosi alla Casa Bianca, il presidente Trump ha intensificato questo sforzo, lasciando più margine di manovra alle forze sul campo. Durante il primo anno del suo mandato, il numero di attacchi aerei effettuati contro i jihadisti è più che raddoppiato (35 sortite contro le 15 del 2016). Questa tendenza è stata successivamente accentuata. Nel 2019 sono stati effettuati 51 attacchi contro il movimento jihadista somalo.

Tra gennaio e aprile 2020, la frequenza è ulteriormente aumentata, soprattutto dopo un attacco jihadista a una base che ospitava soldati dell'USAF.

Nello stesso periodo, le special forces statunitensi hanno cominciato ad addestrare le loro controparti somale della brigata Danab. A tal fine (e per altre missioni), il Pentagono ha dispiegato tra i 500 ei 700 militari nel Paese africano. Inoltre è stata molto attiva anche la CIA, con i suoi SOG (Special Operations Group), come dimostra la morte di uno dei suoi agenti, lo scorso novembre, in circostanze non del tutto chiarite.

Il notevole impegno profuso da Washington è giustificato dal fatto che il Dipartimento di Stato ha sempre considerato le milizie di al-Shabaab una delle minacce più pericolose in Africa.

Tuttavia, il compito non è facile, i risultati non sono sempre stati positivi. Per quanto riguarda l'addestramento delle forze speciali somale, un funzionario militare statunitense aveva confessato alla CNN, nell'aprile 2019, che ci sarebbero voluti almeno altri sette anni di impegno per dotare la brigata Danab di cinque battaglioni (3.000 soldati), in modo così di contrastare efficacemente i miliziani jihadisti.

Secondo i vertici statunitensi di AFRICOM, l’Esercito somalo deve progredire, intensificare gli sforzi e assumersi maggiori responsabilità, al fine di garantire la sicurezza del Paese.

Questo perché i miliziani jihadisti di al-Shabaab mostrano una capacità di recupero sorprendente. Nonostante le uccisioni mirate dei loro leader e le sconfitte subite contro l'AMISOM (African Union Mission in Somalia) delle Nazioni Unite, questi jihadisti continuano a rappresentare una minaccia significativa, con attacchi regolari contro la capitale Mogadiscio (nella maggior parte dei casi si tratta di attacchi portati con ordigni esplosivi improvvisati, IED).

Inoltre, si registra un aumento degli attentati suicida, che prendono di mira personalità governative e comandanti delle forze di sicurezza, al fine di indebolire la transizione democratica del Paese.

Ad ogni modo, anche se lascerà la Casa Bianca il 20 gennaio, il presidente Trump ha deciso di rivedere la strategia somala. Così, dopo il disimpegno (parziale) delle truppe americane dal nord-est della Siria e gli annunci riguardanti l’Afghanistan e l’Iraq (dove non rimarranno più di 2.500 soldati in ciascun paese entro il 15 gennaio), l’Amministrazione americana ha ordinato il ritiro della maggior parte dei soldati dalla Somalia entro le prossime tre settimane.

“Alcune delle forze potrebbero essere ridistribuite al di fuori dell'Africa Orientale. Tuttavia, il resto delle truppe sarà ritirato dalla Somalia e riposizionato nei paesi vicini, al fine di consentire operazioni transfrontaliere da parte degli Stati Uniti e delle forze alleate, per mantenere la pressione sulle organizzazioni jihadiste", ha comunicato il Pentagono il 4 dicembre.

Ovviamente, le operazioni in Somalia saranno effettuate principalmente da Camp Lemonnier, a Gibuti.

Le dichiarazioni di Washington hanno causato una certa apprensione per le forze francesi della missione Barkhane, tuttavia il Pentagono ha tenuto a precisare che gli americani non si ritireranno dall’Africa.

Nel frattempo che la nuova Amministrazione americana ridefinisca la propria strategia in Africa Orientale, i gruppi jihadisti affiliati ad al-Qaeda imperversano in Mozambico, attaccando villaggi e alimentandosi con il traffico di pietre preziose e organi umani. Dall’inizio degli attacchi ci sono state oltre 2.000 vittime e quasi mezzo milione di profughi.

Foto: U.S. Department of Defense / Opération Barkhane