Il ministro della Difesa vuole difendere gli italiani, come?

(di Tiziano Ciocchetti)
21/12/20

Finalmente il ministro della Difesa Guerini comincia a capire che il suo ruolo è quello di difendere gli interessi italiani, specialmente nel bacino del Mediterraneo.

In una intervista a Repubblica dichiara che “dobbiamo difendere l’Italia e gli interessi italiani in maniera diversa”, aggiungendo che “ci vuole una nuova visione, una nuova presenza”. In effetti le parole del ministro rispecchiano quanto asserito, ormai da diverso tempo, da Difesa Online.

Il Mediterraneo, negli ultimi 5 anni, ha subito un cambiamento geopolitico enorme mentre, come al solito, il sistema Italia si trovava impelagato con le solite beghe di politica interna. Questo è un nostro antico problema, trascurare (o meglio ignorare del tutto) la politica estera fino a quando non ci ritroviamo a mal partito. Come è avvenuto con la vicenda – paradossale – dei 18 marittimi sequestrati dalle milizie di Haftar, detenuti in pessime condizioni per 108 giorni (nonostante il titolare degli esteri parlasse di trattamento di favore) e rilasciati in circostanze ancora da chiarire ma dopo il rituale di adoratio da parte del presidente del consiglio dei ministri Conte.

I nostri competitor si chiamano Turchia, Algeria, Egitto (che stiamo rifornendo di armi per avere in cambio il loro gas naturale), nazioni che fino a pochi anni fa non avevano i mezzi per contrastare le capacità degli europei. Per fare solo un esempio gli algerini possono schierare i missili balistici a corto raggio Iskander-E e i suoi sottomarini classe Kilo possono lanciare missili da crociera Kalibr. Di contro le unità della nostra Marina Militare non riescono a lanciare neanche missili antinave di vecchia concezione come il Teseo Mk-2/A, mentre la gittata massima degli armamenti in dotazione all’Esercito è di soli 70 km (con il munizionamento Vulcano da 155 mm).

In conclusione il nostro ministro della Difesa si comincia a rendere conto che, il disinteresse della politica nazionale per la Difesa (ormai decennale), ha portato danni gravissimi agli interessi italiani.

Solo due mesi fa, in una audizione in commissione Difesa della Camera, il capo di stato maggiore della Marina Cavo Dragone denunciava la scarsità del personale a disposizione della Forza Armata e la difficoltà nel formare gli equipaggi. Purtroppo, come da italica tradizione, il suo appello è caduto nel vuoto.

Foto: SMD