Il missile antinave TESEO Mk-2/A Block IV in dotazione alla Marina Militare – i test di lancio sui caccia Durand de la Penne nel 2007 e Andrea Doria nel 2020, privi di testa da guerra, risulterebbero gli unici effettuati dalla Marina a bordo di unità navali - è l’evoluzione di un progetto nato dalla cooperazione dell’italiana Oto-Melara e della francese Matra (OTOMAT), all’inizio degli anni ’70 dello scorso secolo.
Il Missile ha un peso al lancio di 770 kg (con una testata di guerra di 210 kg) e una gittata massima di 180 km.
Due impulsori laterali sganciabili a propergolo solido, portano il TESEO, durante la fase di lancio, alla velocità di crociera di 0,9 mach. Successivamente entra in funzione il turboreattore a combustibile liquido (kerosene) di sostentamento.
Il missile può essere lanciato sotto un angolo fino a 200° dal rilevamento effettivo del bersaglio, corregge la sua rotta (mediante un autopilota che agisce sulle alette cruciformi di coda) e sale ad una altitudine di crociera di 250 metri.
Ad un punto predeterminato, mentre entra in funzione il sistema inerziale/radar altimetrico di guida, il TESEO scende a 20 metri sul livello del mare e, giunto a 15 km dalla posizione stimata dal bersaglio, ne inizia la ricerca con il suo radar; una volta conseguiti l’acquisizione e l’agganciamento, scende alla quota di 10 metri, iniziando la corsa finale verso l’obiettivo.
La Marina aveva richiesto una versione supersonica del TESEO già alla fine degli anni ’80, inizialmente denominata TESEO 2, venne poi chiamato ULISSE. Tuttavia i tagli causati dalla fine della Guerra Fredda al Bilancio della Difesa eliminarono il programma, così la Marina preferì ripiegare, all’inizio del XXI secolo, sulla versione Mk-2/A Block IV dotata di GPS (priva del sistema di guida TG-2 da parte degli elicotteri) ma sostanzialmente identica alla precedente Mk-2, per quanto concerne le prestazioni.
A parte le gravi difficoltà nell’integrarlo sulle principali unità della Marina Militare (classe Bergamini e Doria), il TESEO, pur rimanendo un potente missile antinave, in un eventuale scontro a corta distanza (intorno ai 50 km), costituirebbe un facile bersaglio per i moderni sistemi antimissile, per via delle dimensioni e della velocità subsonica (rispetto al francese EXOCET, per esempio, ha un diametro maggiore di 5 cm). La futura versione EVO, con capacità anche land attack, dovrebbe avere una gittata massima di 450/500 km, con una conformazione assai diversa rispetto alle precedenti versioni.
A nostro avviso, la Marina dovrebbe riflettere su che tipo di dottrina da adottare circa il futuro impiego dei missili antinave/land attack. Vista la difficoltà nell’integrare l’Mk-2/A sulle piattaforme della Marina (il caccia Doria, attualmente, è l’unica unità della Marina abilitata al lancio della versione Mk-2/A), potrebbe rivelarsi opportuno valutare l’opzione di impiegare il TESEO EVO su sistemi di lancio mobili (magari sugli Astra 8x8), ricalcando quanto già sperimentato dal Corpo dei Marines degli Stati Uniti con il sistema HIMARS (foto) sul ponte della USS Anchorage (nel breve periodo i Marines potrebbero acquisire un nuovo missile ipersonico, con capacità anche antinave).
Mentre i futuri caccia DDX della Marina potrebbero essere equipaggiati con i missili cruise SCALP NAVAL (gittata massima di 1.600 km), permettendo così a tali unità di restare fuori dalle bolle A2/AD avversarie
Tuttavia rimane incontrovertibile il fatto che il problema non sia tanto quello di acquisire questi sistemi d’arma quanto di avere le capacità politiche per poterli impiegare al meglio.
Foto: web / U.S. Navy