Durante la Guerra Fredda i piani operativi della NATO prevedevano l’utilizzo dei sottomarini turchi per contrastare la Voyenno-Morskoi Flot (Marina militare russa, ndr) all'interno del Mar Nero.
Oggi ci si chiede se la Turchia potrebbe ancora costituire un baluardo contro le sempre più numerose forze russe nel Mar Mediterraneo orientale e nel Mar Nero.
A causa dell'acquisto del sistema missilistico S-400 da parte di Ankara, la Turchia e gli Stati Uniti hanno raffreddato i rapporti, nonostante sia ancora uno dei paesi più importanti della NATO.
La Turchia negli ultimi anni ha sviluppato localmente vari sistemi d’arma come gli UCAV Bayraktar TB2 armati, prodotti dalla Roketsan (L-UMTAS, Cirit, MAM), massicciamente impiegati nelle guerre civili di Siria, Libia e nella guerra del Nagorno-Karabakh.
Non solo droni, ma anche le forze navali di Ankara sono interessate da miglioramenti nelle capacità offensive grazie allo sviluppo del missile antinave Roketsan Atmaca che andrà a d affiancare e sostituire gli Harpoon e verrà imbarcato sulle corvette classe Ada (foto seguente), sulle fregate classe Istanbul oltre che sui cacciatorpedinieri classe TF-2000.
In fase di sviluppo c’è anche il missile da crociera Gezgin prodotto localmente e propulso da un motore Ivchenko-Progress Al-35, proveniente dall’Ucraina. Tale sistema d'arma sarà installato sui battelli classe Reis (Type 214, foto apertura) e probabilmente i futuri Milden.
Il poter disporre di battelli in grado di lanciare missili da crociera permetterebbe ad Ankara di poter dispiegare una bolla A2/AD (potendo avvalersi anche di altri sistemi d’arma) nei confronti della Flotta russa nel Mar Nero.
La Russia infatti per mantenere l'equilibrio strategico nella regione del Mar Nero ed affacciarsi nel Mediterraneo, ha rafforzato la locale flotta nella base navale di Sebastopoli. La quantità di navi da guerra stazionate nella base navale è cresciuta da 34 a 49, mentre il totale dei sottomarini è passato da 1 a 7.
La flotta è composta da sei sottomarini classe Kilo (Project 636.3: B-261 Novorossiysk, B-237 Rostov-on-Don, B-262 Stary Oskol, B-265 Krasnodar, B-268 Velikiy Novgorod, B-271 Kolpino) e tre fregate classe Admiral Grigorovich (Admiral Grigorovich, Admiral Essen, Admiral Makarov) equipaggiate con lanciatori UKSK in grado di ospitare varie tipologie di missili da crociera o antinave (Kalibr, Oniks, Zircon) e quattro corvette classe Buyan-M (Vyshniy Volochyok, Orekhovo-Zuyevo, Ingushetiya, Grayvoron) anch'esse equipaggiate con lanciatore UKSK. Si stima inoltre che altre 3 fregate, una dozzina corvette e 2 navi da sbarco saranno costruite e destinate alla flotta del Mar Nero.
Un'altra grande preoccupazione dovuta “all’occupazione” della Crimea è rappresentata dai sistemi russi in grado di coprire quasi tutto il Mar Nero.
Quando i missili terra-aria S-400 Triumph, in forza ai battaglioni antiaerei missilistici 12° (Sebastopoli) e 18° (Feodosia), hanno iniziato a fluire in Crimea erano supportati da numerosi apparati, in particolare di allarme preventivo a lungo raggio, di acquisizione di obiettivi. Inoltre, Mosca ha schierato anche il sistema radar Monolith-B, in grado di espletare funzioni di ricerca e targeting attivo e passivo, fornendo copertura di una vasta area del Mar Nero.
Il Monolith-B ha un raggio di rilevamento passivo di circa 450 chilometri e offre ai militari russi un'eccellente immagine in tempo reale delle posizioni delle navi di superficie straniere che navigano nel Mar Nero.
Un numero crescente di aerei da combattimento ad ala fissa appartenenti alla 2nd Guard Naval Aviation Division e 27th Composite Aviation Division sono schierate in Crimea presso gli aeroporti di Gvardeyskoye, Kacha, Sinferopoli e Belbek.
Infine le forze armate di Mosca dispiegano anche i sistemi di difesa costiera Bastion-P (foto) e Bastion-S armati con il missile da crociera antinave P-800 Oniks, che hanno una portata massima di 300 Km.
La crescita della forza militare russa nel Mar Nero sta mettendo a repentaglio il predominio navale regionale occidentale.
Nel breve e medio termine, il ruolo della Voyenno-Morskoi Flot è quello di servire come forza di deterrenza per limitare le operazioni degli Stati Uniti e della NATO nel Mediterraneo orientale, operando soprattutto dalla base navale di Tartus, anche grazie ai disaccordi tra i membri della NATO che non permettono una strategia comune in seno all’Alleanza per la regione dell Mar Nero.
La NATO percepisce la Russia come una minaccia, giudicando provocatorio l’atteggiamento delle navi e dei mezzi di Mosca nel Mar Nero e nel Mediterraneo orientale, atteggiamento che ha provocato un innalzamento del livello di minaccia ed il conseguente rischieramento di unità dell’Alleanza in Romania e Bulgaria.
Foto: Turkish National Defense Department / U.S. Navy / MoD Federazione Russa