Mare del Nord: i russi rispondono alle provocazioni di Washington

(di Tiziano Ciocchetti)
22/02/21

Scene da Guerra Fredda nel Mare di Barents: sorvoli di bombardieri strategici russi Tu-160 Blackjack, manovre di addestramento dell’incrociatore (ammodernato) lanciamissili della Flotta del Nord Marshal Ustinov, classe Slava, equipaggiato con i missili supersonici antinave P-500, accreditati di una gittata di 500 km (velocità massima mach 2,5).

In particolare, due Blackjack, lo scorso 12 febbraio, sono decollati dal sud-ovest della Russia per poi dirigersi verso la penisola di Kola, al confine con la Finlandia, quindi fare rotta verso il Mare di Norvegia (due F-16 dell’Aviazione norvegese sono decollati per intercettarli). Dopo aver sorvolato parte delle coste norvegesi, sono passati al largo dell’Islanda per poi proseguire fino all’arcipelago delle Svalbard. Successivamente si sono diretti verso le isole Franz Josef prima di tornare alla loro base passando sopra il Mare di Kara. Per un tratto del loro viaggio hanno avuto la scorta di una coppia di MIG-31 dell’Aviazione Navale Russa.

La missione di sorvolo dei due bombardieri strategici, probabilmente, intendeva inviare un messaggio agli Stati Uniti, prima dell’arrivo dei quattro bombardieri B-1B Lancer alla base aerea di Ørland in Norvegia. Non a caso i due Blackjack hanno fatto un passaggio al largo dell’Islanda, nodo strategico per impedire, eventualmente, qualunque rifornimento via mare dal Canada e dagli Stati Uniti verso il Nord Europa.

L’annuncio da parte del Pentagono di schierare quattro bombardieri Lancer a ridosso del confine settentrionale della Russia, anche se privi da tempo di armamenti nucleari, non poteva certo lasciare indifferente il Cremlino. Infatti i B-1B non vengono più impiegati come velivoli strategici per lo strike nucleare (in alcune occasioni in Afghanistan sono stati impiegati addirittura in missioni CAS), ma come piattaforme di lancio per i missili da crociera, tra cui gli AGM-158C LRASM (può trasportare fino a un massimo di 24 ordigni). Si tratta di un’arma antinave/land attack a guida GPS, con caratteristiche stealth e una gittata massima superiore ai 1.000 km, equipaggiata con una testata di guerra del peso di 450 kg. Può operare in modalità autonoma e selezionare il bersaglio da colpire in modo indipendente.

È altresì probabile che l’invio dei bombardieri dell’USAF risponda alla necessità di controbilanciare il crescente espansionismo russo nell’estremo nord, il cui sottosuolo, come è noto, è ricco di gas naturale.

Le critiche da parte del Cremlino non sono certo mancate infatti, la portavoce del Ministero degli Esteri, Martina Zakharova, ha dichiarato lo scorso 11 febbraio che “non si può certo parlare di serenità quando sale la tensione ai confini russi e si appronta una base per le operazioni militari contro il nostro Paese”.

"La decisione di Oslo è solo l’ultima, di una serie di altre simili prese in passato", ha continuato la Zakharova. Riferendosi al dispiegamento dei bombardieri B-1B Lancer a Ørland, nonché per denunciare la presenza "permanente" di reparti terrestri americane, britanniche e olandesi nel nord della Norvegia, così come l’arrivo di sottomarini nucleari della U.S. Navy vicino a Tromsø.

"Crediamo che tale attività militare in Norvegia minacci la sicurezza regionale e metta fine alla consuetudine norvegese di non consentire la creazione di basi militari straniere sul suo territorio in tempo di pace", ha detto la portavoce della diplomazia russa.

Nel 2017, 300 Marines degli Stati Uniti erano stati schierati a Vaernes (Norvegia centrale), su richiesta di Oslo.

Ciò non aveva precedenti poiché, durante la Guerra Fredda, le autorità norvegesi avevano sistematicamente rifiutato qualsiasi presenza militare americana permanente sul loro territorio, proprio per evitare che l’allora URSS si sentisse minacciata al confine settentrionale.

Tuttavia, nell'ottobre del 2020, il Pentagono ha annunciato che questo contingente di Marines, che nel frattempo era raddoppiato di dimensioni, sarebbe passato a un modello di spiegamento meno rigido e non più permanente, al fine di ottenere una maggiore flessibilità operativa. Per quanto riguarda le forze britanniche e olandesi, invece, fin dai tempi della Guerra fredda conducono esercitazioni programmate sul suolo norvegese.

Foto: MoD Fed. Russa / U.S. Marine Corps