Nel 2015, il presidente (a vita) della Repubblica Popolare Cinese Xi Jinping, ha avviato un ampio programma finalizzato a trasformare la Zhōngguó Rénmín Jiěfàngjūn Hǎijūn (Marina dell’Esercito Popolare di Liberazione Cinese) nella più grande forza navale del Mondo, in grado di surclassare la U.S. Navy. Tutto ciò grazie a ingenti stanziamenti nel settore cantieristico e in quello dei sistemi d’arma (in special modo per ciò che concerne la ricerca in campo ipersonico).
Dopo aver superato la U.S. Navy per numero di unità (360 vs 297), ora la scopo è quello di rendere la Marina cinese in grado di poter operare anche a grandi distanze dal territorio nazionale.
Secondo le previsioni dell’ONI (Office of Naval Intelligence) nel 2025, la PLAN potrà schierare una flotta di circa 400 navi (tra unità da combattimento, trasporto, logistiche).
Secondo il Pentagono, la Cina sta costruendo moderne unità da combattimento di superficie, sottomarini lanciamissili (equipaggiati con missili balistici intercontinentali JL-3), navi d’assalto anfibie ma anche navi rompighiaccio a propulsione nucleare, per poter operare nel Mare del Nord.
Alcune di queste unità, dal punto di vista qualitativo, saranno migliori di quello che la U.S. Navy riuscirà a mettere in campo in un prossimo futuro.
L’industria cantieristica cinese ha raggiunto un livello molto elevato, ed è in grado di varare unità tecnologicamente avanzate come la nuova classe di cacciatorpediniere Type 055 (16 unità previste) da 13.000 tonnellate di dislocamento (sono equipaggiati con i missili land attack CJ-10, accreditato di una gittata massima superiore ai 1.500 km). Tali navi vengono ritenute dagli analisti dell’ONI superiori alla classe Ticonderoga, attualmente in servizio nella U.S. Navy.
Resta da chiedere cosa stiano facendo gli Stati Uniti per mantenere la propria supremazia navale, soprattutto nell’area del Pacifico.
Mentre come accennato in precedenza la Marina cinese dovrebbe poter schierare, entro il 2025, una flotta di 400 navi, la U.S. Navy si è prefissa - senza un termine di tempo – l’obiettivo di arrivare a 355 unità, ciò costituirebbe uno svantaggio numerico significativo.
Tuttavia ciò non significa che la flotta americana si trovi in una condizione di inferiorità nei confronti dei cinesi.
Innanzi tutto, allo stato attuale, la U.S. Navy può contare su una forza di 330.000 marinai in servizio attivo contro i 250.000 della Cina.
Per quanto concerne il dislocamento complessivo, la Marina americana vanta un tonnellaggio superiore, ovvero schiera navi più grandi (nonché 11 gruppi di portaerei a propulsione nucleare), in grado quindi trasportare un numero maggiore di missili da crociera. A tal proposito la U.S. Navy dispone, sulle unità di superficie, di circa 9.000 celle a lancio verticale (Mk-41 VLS) per il lancio di missili antinave/land attack, mentre la PLAN ne ha a disposizione solamente 1.000.
Inoltre, la flotta subacquea degli Stati Uniti è dotata di 50 battelli a propulsione nucleare, un vantaggio significativo in termini di autonomia rispetto alla flotta cinese che può schierare solamente sette sottomarini a propulsione nucleare (6 classe JIN e 1 classe XIA), su una forza complessiva di 62 battelli.
La situazione si ribalta a favore della Cina quando si sposta il focus sulla difesa costiera, infatti la People’s Liberation Army Navy Coastal Defense Force ha l’incarico di difendere il territorio nazionale (inclusi gli arcipelaghi di isole contesi nel Mar Meridionale Cinese, compresa Taiwan) da sbarchi anfibi e attacchi aerei. Per questo compito la difesa costiera dispone di sistemi difensivi assai sofisticati, come i missili da crociera antinave YJ-62 (gittata massima di 400 km), i supersonici YJ-12B (gittata massima di 250 km e una velocità pari a mach 4) e YJ-18 (550 km).
Ciò significa che qualora la VII Flotta del Pacifico dovesse intervenire per difendere Taiwan da un’invasione cinese, le sue unità navali sarebbero seriamente minacciate dai sistemi missilistici schierati nella Cina continentale.
Foto: Ministry of National Defense of the People's Republic of China