La Turchia vuole trasformare la LHD Anadolu in una piattaforma per droni

(di Tiziano Ciocchetti)
15/03/21

Ci sono poche marine al mondo che si possono permettere una portaerei, in tutto sono dieci. La Marina Militare turca, quest’anno si sarebbe dovuta aggiungere a quelle che possiedono tali piattaforme navali. Tuttavia l’estromissione dal programma F-35 (una commessa da 100 velivoli), causa l’acquisto del sistema missilistico superficie-aria russo S-400, nel 2019, ha impedito ad Ankara di acquisire la versione STOVL (F-35B), l’unico caccia imbarcato di 5° generazione in grado di decollare da piste corte e atterrare verticalmente.

Ciò ha comportato l’impossibilità di trasformare la nuova LHD Anadolu (foto) in una portaerei.

Da qui il progetto di trasformare la nave anfibia in una inedita piattaforma, ovvero in una “drone carrier”.

A tal proposito, Ismail Demir, capo delle industrie della Difesa turche, aveva rilasciato una dichiarazione in merito lo scorso febbraio, in una intervista a NTV: "riteniamo che droni di diverse dimensioni, in grado di decollare e atterrare (su una nave) e avere capacità d’attacco, dovrebbero essere schierati a bordo dell’Anadolu".

Il primo passo sarebbe quello di verificare la fattibilità di imbarcare una decina di droni a bordo dell’unità navale, verificando le capacità di comando e controllo. Successivamente imbarcarne tra i 30 e i 50, principalmente il modello TB3 Bayraktar, cominciando così un ciclo di esercitazioni finalizzate ad incentivare la loro operatività.

Far operare droni ad ala fissa, come i Bayraktar TB2 e TB3, da una nave è molto complicato. Ad oggi, solo il dimostratore americano di droni da combattimento X-47B (foto) è decollato con successo dal ponte di una portaerei e per poi atterrarvi. Inoltre, la Marina turca non ha esperienza nel campo delle operazioni aeree imbarcate.

A prescindere delle possibilità di successo della Marina turca, sarebbe opportuno che anche la nostra Marina Militare cominciasse a svolgere sperimentazioni sui droni imbarcati. Il numero di F-35B destinati ad essere imbarcati sul Cavour, come noto, è di sole 15 macchine. Questo vuol dire una operatività non superiore agli 8/9 velivoli per volta.

Sviluppare quindi un drone che possa decollare da una piattaforma navale con compiti di ricognizione e attacco - sicuramente alla portata della nostra industria nazionale – permetterebbe di integrare le capacità del Gruppo di volo imbarcato della Marina Militare, nonché equipaggiare la nuova unità d’assalto anfibia Trieste con un vettore d’attacco per supportare le operazioni anfibie.

Foto: Presidency of the Republic of Turkey / U.S. Navy