Il 7 ottobre è l’anniversario della battaglia di Lepanto e per ricordare i tanti combattenti di quella che, comunque la si voglia considerare, fu una durissima battaglia, voglio raccontare la storia di una donna, Maria la Bailadora.
Iniziamo con i fatti storici
Lo scontro navale di Lepanto avvenne nel corso della guerra di Cipro, tra le flotte musulmane dell’Impero ottomano e quelle cristiane della Lega Santa che riuniva le forze navali in gran parte della Repubblica di Venezia (la metà) e l’altra metà composta congiuntamente dalle galee dell’Impero spagnolo, dello Stato Pontificio, della Repubblica di Genova, dei Cavalieri di Malta, del Ducato di Savoia, del Granducato di Toscana del Ducato di Urbino, della Repubblica di Lucca, del Ducato di Ferrara e del Ducato di Mantova.
La battaglia fu combattuta con estremo coraggio, fianco a fianco, dai soldati italiani e spagnoli, come spesso accadeva in quegli anni, con buona e cattiva fortuna ma di solito con successo.
Come dicevo, fu una dura battaglia di proporzioni così mortali che le navi della linea di entrambe le parti furono coinvolte in combattimenti attivi piuttosto che dirigere la battaglia da una distanza di sicurezza. La Lega Santa ebbe successo contro gli ottomani con la perdita di sole 16 navi alleate che rappresentavano l’8% della flotta rispetto alla perdita di 214 navi ottomane (76% della sua flotta).
Senza la vittoria della Lega in quel giorno, forse, gli Ottomani avrebbero preso definitivamente possesso del Mediterraneo.
Permettetemi ora di passare dalla storia alla leggenda, o meglio ad una figura certamente minore, forse leggendaria, il cui nome spesso ritorna nei racconti spagnoli della battaglia.
Di tutte le relazioni ufficiali, o semiufficiali, della battaglia di Lepanto, sia italiane che spagnole, di fatto esiste solo il prezioso rapporto del soldato Marco Antonio Arroyo, testimone oculare della battaglia. Pubblicato nel 1576 a Milano (allora appartenente al Regno di Spagna) con il titolo di “Relazione della vicenda della flotta della Lega Santa” cita brevemente l’episodio di una donna spagnola, vestita da soldato, che si intrufolò nella flotta combattendo sulla Real di Spagna. La presenza di una donna a bordo era un evento veramente eccezionale perchè Don Juan d’Austria aveva espressamente vietato di imbarcare di “donne e persone inutili“.
Essendo una cronaca molto precisa della famosa battaglia navale, vale la pena riportare quello che descrisse in questa relazione considerata preziosa e veritiera.
Ecco quello che scrisse:
"…Ma una donna spagnola, Maria, chiamata Bailadora (La Ballerina), che si è spogliata delle abitudine e della naturale paura femminile, ha combattuta con tanta energia e destrezza con un archibugio, che molti turchi persero la vita e affrontata da uno di loro, l’ha ucciso a coltellate. Per questo Don Juan gli concesse un onore inconsueto e gli concesse che da allora in poi doveva prendere posto tra i soldati, come aveva dimostrato di essere, nel Tercio di Don Lope de Figueroa."
Questo episodio fu quindi così importante per Marco Antonio Arroyo da dedicargli alcune righe nella raccolta di aneddoti che costituisce un capitolo del suo libro, di fatto sfidando la misoginia del tempo. Maria entrò così nella leggenda.
Arrigo Petacco, nel suo libro L’ultima crociata, parlando delle regole morali stabilite da Pio V, evidenziò che una di queste sanciva il divieto di far salire a bordo della flotta cristiana “uomini imberbi, di paggi e di donne”, affinché non potessero “corrompere gli animi dei servitori della fede”; “ […] solo una certa Maria Bailadora, spagnola, riuscirà a seguire il suo amante travestita da archibugiere […]”.
Sebbene la realtà di un episodio curioso, anche se minimale, si fonda spesso con la fantasia, si racconta che Maria fosse una giovane zingara fuggita dalla Andalusia dove sua madre era stata bruciata come strega quando lei era ancora bambina. Cosa al tempo non rara visto che questo genere di cose fu ripreso nel tempo in molti romanzi ed anche nell’opera del Trovatore di Verdi. Venire messe al rogo per superstizione o per infami motivi non era cosa rara nella Cattolicissima Spagna.
Comunque, la leggenda dice che la bella zingarella arrivò in modo fortunoso a Napoli dove incontrò un soldato che rimane ammaliato dalla straordinaria sensualità del suo flamenco. I due si innamorano e Maria, alla notizia della partenza del suo soldato, ne rimane sconvolta. Ma è grazie alla sua abilità nella danza che riesce ad imbarcare sulla Real, dove si trova il suo amato, soldato del Tercio del Mare Oceano, viene destinato proprio prima della partenza per la Battaglia.
Il respiro romantico e il suo innegabile valore nello scontro, che la vide abile nel tiro con l’archibugio come con il coltello, furono poi immortalati da quel Marco Antonio Arroyo, che per oscuri motivi le rese omaggio fra tutti coloro che diedero la loro vita nella sanguinosa battaglia.
Foto: web
(articolo originariamente pubblicato su Ocean 4 Future)