Missione Takuba: game over

(di Tiziano Ciocchetti)
07/07/22

L’allora ministro delle forze armate francesi, Florence Parly, circa tre anni fa aveva “invitato” i paesi europei ad inviare team di forze speciali in Sahel per addestrare le forze maliane e accompagnarle nei combattimenti contro le milizie jihadiste.

Nel novembre 2019, l'ex ministro aveva annunciato l'imminente formazione di un gruppo europeo di forze speciali, chiamato Takuba (sciabola). "Sarà la sciabola che armerà le forze armate maliane sulla strada dell'autonomia e della resilienza", ha assicurato poi. 

Mancavano solo i paesi che avrebbero partecipato.

Inizialmente, Parigi aveva potuto registrare una adesione di dieci nazioni, tuttavia solo Svezia, Estonia e Rep. Ceca si sono impegnate ufficialmente fin da subito. Questo ha permesso di avere la IOC (Initial Operational Capability) fin dal luglio 2020. Mentre gli altri paesi, scontrandosi con resistenze politiche interne, facevano sapere che stavano ancora valutando l’eventuale partecipazione.

La missione Takuba è stata in grado di raggiungere la piena capacità operativa nell'aprile 2021, dopo il dispiegamento di un forte contingente svedese, composto da elementi del Särskilda Operationsgruppen e supportati da 3 UH-60 e un C-130J.

Il dispiegamento delle forze italiane di Takuba è iniziato nel marzo 2021 e ha raggiunto la IOC prima di settembre, La sede a del contingente era a Gao e Menaka e svolgevano principalmente compiti di ricognizione e MEDEVAC. Questo era essenziale per Takuba al fine di essere indipendente dall’Operazione Barkhane. In totale sono stati dispiegati 6 elicotteri, tre da trasporto CH-47F Chinook e tre d’attacco AH-129D Mangusta, con un plotone di aeromobili del 66° rgt Trieste come protection force.

Diciamo fin da subito che, dal punto di vista operativo, la missione Takuba ha dimostrato la sua efficacia, soprattutto per quanto riguardava l’addestramento e il supporto delle unità leggere di ricognizione e intervento (ULRI) delle forze armate maliane (nell’aprile del 2021 tre operatori delle forze speciali svedesi sono rimasti feriti leggermente a seguito di uno IED, esploso vicino al mezzo su cui stavano effettuando un pattugliamento).

Quello che è non andato bene è stata l'evoluzione del contesto politico a Bamako, capitale del Mali, segnato da un colpo di stato guidato in due tempi dal colonnello Assimi Goïta, e l'arrivo in Mali del gruppo paramilitare russo Wagner, che de facto obbligato le forze speciali europee a lasciare il Paese.

A gennaio di quest’anno, la Danimarca è stata costretta a richiamare il contingente che aveva appena schierato a Menaka all'interno di Takuba dopo una disputa diplomatica con Bamako. Poi è seguita la decisione della Francia di riorganizzare la sua presenza militare nel Sahel e di ritirare le sue truppe dal Mali, ha segnato la fine per la missione Takuba.

"La riorganizzazione del sistema militare francese nel Sahel, decisa in stretta collaborazione con partner europei e nordamericani, ha portato alla fine delle operazioni di Takuba in Mali a partire dal 30 giugno", ha infatti dichiarato lo stato maggiore francese, tramite un comunicato.

La Task Force europea potrebbe trasferirsi in Niger, visto che Niamey ha recentemente adottato una legge che autorizza "nuovi insediamenti di forze straniere" (soprattutto europee) "più vicine ai teatri operativi", ovvero lungo il confine con il Mali. Servirebbe comunque l’autorizzazione dei governi europei per un dispiegamento sul territorio nigerino.

Foto: FÖRSVARSMAKTEN - Franska försvarsmaktens högkvarter