In passato si è più volte detto che, ancora oggi, nonostante siano trascorsi 44 anni dalla Rivoluzione Islamica che detronizzò lo Shah Mohammad Reza Pahlavi, la spina dorsale della prima linea da combattimento della IRIAF sia ancora costituita da aerei di produzione americana (e loro derivati locali). È necessario però aggiungere che, negli ultimi 34 anni, la componente di velivoli di origine sovietico/russa è riuscita a ritagliarsi un importante posto al sole, a fianco della già citata componente statunitense (pur non avendola mai sino ad oggi eguagliata dal punto di vista numerico!).
A quanti si siano accorti solamente oggi dell'interesse iraniano per i velivoli russi, alla luce delle indiscrezioni che darebbero (qui il condizionale è d'obbligo visti i trascorsi passati!) per imminente il trasferimento di 24 Sukhoi Su-35S da Mosca a Teheran, bisognerebbe ricordare che il processo di acquisizione di velivoli sovietico/russi da parte dello stato persiano iniziò in realtà già nel 1989. A quell'epoca le autorità della Repubblica Islamica erano impegnate non solo nell'opera di ricostruzione economica del paese, appena uscito da una guerra lunga ben 8 anni contro il vicino iracheno, ma anche in quella di rinnovamento delle sue capacità militari, pesantemente logorate e compromesse nel corso del lungo ed improduttivo conflitto. Le Forze Aeree Iraniane (IRIAF) in particolare avevano subito nel complesso la perdita di ben il 52% del numero totale di cacciabombardieri che avevano ricevuto dagli Stati Uniti nei due decenni precedenti la rivoluzione del 1979. I superstiti erano tutti pesantemente logori e/o completamente non operativi oppure solo parzialmente operativi.
Principale artefice della rinascita delle “ali dell'Iran” fu l'allora comandante della IRIAF, il brigadier generale Mansour Sattari, che guidò l'arma azzurra persiana dal 1986 (nell'ultima fase della Guerra Iran-Iraq) fino alla sua morte in un incidente aereo avvenuto il 5 gennaio del 1985.
Sattari capì ben presto che, se l'Iran voleva “tornare a volare” l'iniziativa di rinnovamento della IRIAF doveva procedere percorrendo due binari paralleli:
- primo: il paese doveva accelerare il processo di sviluppo delle capacità industriali necessarie al mantenimento e all'aggiornamento dei velivoli americani già da tempo in servizio;
- secondo: lo schieramento di velivoli già a disposizione doveva essere integrato da aliquote di nuovi aerei acquistati in Cina ed in Unione Sovietica.
Nel 1989, a seguito di una visita in Unione Sovietica dell'allora presidente iraniano Ali Akbar Hashemi Rafsanjani, venne negoziato un accordo tra Mosca e Teheran per la fornitura dei nuovi caccia sovietici di quarta generazione Mikoyan-Gurevich Mig-29.
La scelta iraniana costituiva la naturale risposta a quanto fatto due anni prima dagli iracheni, i quali nel 1987 avevano acquistato il medesimo velivolo. Spinta dalla necessità di potenziare le sue Forze Aeree (IrAF) nel corso dell'ultima fase della Guerra Iran-Iraq, Baghdad aveva negoziato la fornitura di ben 137 Mig-29 ma a causa di problemi con i pagamenti era riuscita ad acquistarne solamente 35-37 (le fonti consultate presentano leggere discrepanze). I Mig-29 giunsero troppo tardi per dare un utile contributo allo sforzo bellico iracheno e, seppur effettuarono diverse missioni di combattimento nel corso del 1988, non abbatterono alcun velivolo nemico e non riuscirono minimamente ad impedire le sortite in profondità degli F-4 iraniani che continuarono a colpire gli obiettivi iracheni situati nell'area di Baghdad fino all'ultimo giorno di guerra.
All'epoca della Guerra del Golfo gli iracheni avevano uno squadrone di Mig-29 pienamente operativo e un secondo in via di completamento ma entrambi vennero devastati dall'offensiva aerea delle forze della Coalizione Internazionale. Le perdite subite durante la guerra, le diserzioni in Iran ed il successivo stringente embargo che impedì all'Iraq di procurarsi le necessarie parti di ricambio all'estero provocarono infine la sparizione dal servizio dei Mig-29 iracheni, i cui esemplari superstiti vennero definitivamente messi a terra nel 1995.
In base agli accordi presi dai leader iraniani con le loro controparti sovietiche, Mosca accettò di fornire alla Repubblica Islamica una prima trance di 14 Mig-29A e 6 Mig-29UB (foto apertura) da destinare alla IRIAF ed altri 11 Mig-29A da destinare ai Pasdaran.
I sovietici cedettero contestualmente anche 150 missili aria-aria a guida radar semiattiva R-27R, 400 missili aria-aria a guida all'infrarosso R-60MK e 300 missili aria-aria a guida all'infrarosso R-73E (oltre ai missili arrivarono anche le relative rotaie di lancio), 40 serbatoi di carburante ventrali e un grande numero di lanciatori per razzi non guidati B-8M e bombe a caduta libera appartenenti alla serie FAB.
In base all'accordo, l'URSS si sarebbe occupata anche dell'addestramento dei piloti e dei tecnici iraniani. Tra di essi, quelli di provenienza IRIAF erano tutti veterani della Guerra Iran-Iraq ed erano stati addestrati precedentemente negli Stati Uniti per volare sugli F-5, sugli F-4 e persino sugli F-14 mentre quelli inquadrati presso i Pasdaran avevano avuto esperienze di volo in Germania Est, in Cina ed in Corea del Nord in previsione della consegna dei Mig-21 e degli F-7 alla AFAGIR (la Forza Aerospaziale dei Pasdaran) prima che tali piani sfumassero. Gli istruttori sovietici trovarono la qualità dei piloti e dei tecnici dei Pasdaran particolarmente scadente, e solamente a tre di essi fu permesso di rimanere e completare il corso, venendo successivamente inglobati nelle file del contingente della IRIAF.
Le consegne dei velivoli procedettero in maniera spedita se si esclude la perdita di un Mig-29A schiantatosi mentre stava effettuando il volo di trasferimento (con morte del pilota sovietico) e prontamente sostituito da un esemplare nuovo a carico di Mosca.
L'invasione irachena del Kuwait ed il pericolo di un allargamento del conflitto a seguito della mobilitazione della Coalizione Internazionale a guida americana portarono gli iraniani ad ordinare in regime emergenziale un secondo lotto di 10 velivoli mentre i Pasdaran presero la decisione di rinunciare all'introduzione del possente bimotore e cedettero tutti i loro velivoli all'IRIAF che, inizialmente, concentrò tutti i Mig-29 alla Tactical Fighter Base 1 (TFB 1) di Mehrabad con compiti di difesa aerea sopra lo spazio aereo della capitale iraniana.
Nel corso della Guerra del Golfo, durante la quale i Mig-29 persiani furono impiegati in diversi “show di forza” lungo i confini dello spazio aereo del paese sia nei confronti dell'Iraq che nei confronti della Coalizione Internazionale, gli iraniani ricevettero un gran numero di aerei iracheni, sia civili che militari, in fuga dagli aeroporti della loro patria sotto attacco. Tra di essi vi era anche un numero imprecisato di Mig-29 e 4 (3 monoposto e 1 biposto) sono stati identificati con certezza.
I Mig-29 ex-iracheni identificati mostravano i numeri di serie iracheni 29032, 29038, 29044 e 29004 che furono sostituiti da nuovi numeri di serie iraniani 3-6132, 3-6133, 3-6104 e 3-6307.
Alla luce delle lezioni impartite dal conflitto, e avendo realizzato le potenzialità di un rinnovato potere aereo, nel 1992 i leader di Teheran ordinarono a Mosca un cospicuo numero di velivoli ad ala fissa, tra i quali figuravano: una coppia di A-50 “Mainstay”, 12 Tupolev Tu-22M “Backfire”, 24 Mig-27 “Flogger-D”, 24 Sukhoi Su-27 “Flanker”, 24 Mig-31 “Foxhound-A” e pure 48 ulteriori Mig-29A/UB “Fulcrum-A/B”. Tuttavia il tracollo dell'Unione Sovietica posticipò sine die l'attuazione del contratto e la nuova Russia di Boris Eltsin emersa dalle ceneri dell'URSS era nei primi anni '90 talmente debole da cedere alle pressioni americane e bloccare ogni collaborazione militare con la Repubblica Islamica dell'Iran in ottemperanza al regime di sanzioni approvato dall'allora Amministrazione Clinton.
L'Iran si ritrovò quindi in possesso di circa 45 Mig-29 (quando si tratta di questioni iraniane le fonti, come al solito, divergono) e con essi furono infine equipaggiati 2 squadroni operativi:
-11o TFS (Tactical Fighter Squadron) di base alla Tactical Fighter Base 1 (TFB 1) di Mehrabad;
-23o TFS (Tactical Fighter Squadron) di base alla Tactical Fighter Base 2 (TFB 2) di Tabriz.
Nel corso degli anni '90 e dei primi anni del Nuovo Millennio, l'embargo posto sulla fornitura delle parti di ricambio causato dall'adesione della Russia al regime di sanzioni contro l'Iran ha causato non pochi problemi ai persiani. Ciò nonostante, Teheran è riuscita a mantenere in servizio, pur tra mille difficoltà, i Mig-29 così come le altre tipologie di velivoli di origine sovietica grazie alle parti di ricambio fornite sottobanco dall'Ucraina. Inoltre, ogni qual volta le cellule dei Mig-29 iraniani necessitavano di una completa revisione, la Bielorussia fu ben contenta di eseguire le dovute revisioni e riparazioni nei propri stabilimenti aeronautici dietro un lauto compenso in valuta pregiata. Sulle prime, negli anni successivi al 1992, a causa del diniego di Mosca gli iraniani cercarono di incrementare il numero di Mig-29 in loro possesso rivolgendosi ad altri potenziali fornitori, soprattutto nello spazio ex-sovietico, posando gli occhi sugli esemplari posti in riserva dall'Ucraina e dalla Moldavia. Tuttavia l'acquisto di 40 esemplari ucraini in surplus così come quello di 21 esemplari moldavi posti in riserva sfumò ancora una volta a causa delle pressioni americane (nel caso della Moldavia, gli USA arrivarono persino ad acquistare i 21 esemplari oggetto di trattativa, assieme ad oltre 500 missili aria-aria, pur di non farli cadere nelle mani degli iraniani, in un accordo che venne finalizzato il 10 di ottobre del 1997).
In ogni caso, dopo aver imparato a conoscere in maniera approfondita tutte le caratteristiche tecniche del loro velivolo, grazie ai primi anni di utilizzo, gli iraniani finirono per raffreddare il loro entusiasmo relativamente al Mig-29 ritenendolo nel complesso meno performante dell'F-14, specialmente negli ingaggi BVR, e decisero di non intraprendere ulteriori tentativi di espandere la flotta puntando invece alla sua conservazione ed aggiornamento.
Ancora oggi gli esperti dibattono su quale versione del Mig-29 sia stata effettivamente consegnata agli iraniani. Se, per quanto riguarda i biposto da addestramento, l'identificazione è univoca e porta ai Mig-29UB (Product 9.51) caratterizzati dall'assenza di radar e con solamente il sensore ad infrarossi montato, per i monoposto le fonti sono discordi, con alcune propendenti per i Mig-29A (Product 9.12A) mentre altre per i Mig-29A (Product 9.12B) Le differenze tra i due modelli sono le seguenti:
-il Mig-29A (Product 9.12A) era una versione da esportazione sviluppata apposta dall'URSS per i paesi del Patto di Varsavia dotata di un radar Phazotron RPLK-29E utilizzabile in 3 modi radar contro i 5 dei radar Phazotron N019 Rubin dei Mig-29A (Product 9.12) sovietici. Gli aerei di questa versione montavano inoltre dei sistemi optoelettronici OEPrNK-29E degradati, così come sistemi di navigazione, ECM e IFF Laszlo più vecchi. Infine essi erano privi della capacità di sgancio di ordigni nucleari;
-il Mig-29A (Product 9.12B) era una versione da esportazione ulteriormente degradata sviluppata per i clienti esteri meno “vicini” dal punto di vista politico all'Unione Sovietica. Gli aerei di questa versione erano privi di sistemi ECM e IFF e non presentavano la capacità di trasmissione digitale dei dati. Inoltre il radar N019E era caratterizzato da capacità ancora minori.
A partire dalle loro basi di Mehrabad e di Tabriz, i due squadroni di Mig-29 della IRIAF non hanno mai cessato, in oltre trent'anni di attività, di monitorare i cieli della capitale e delle aree dell'Iran situate a confine con la Turchia, specialmente ogni qual volta le Forze Armate Turche hanno violato i confini iraniani nelle loro operazioni contro i guerriglieri curdi del PKK. Tuttavia, se si eccettuano i rari “show di forza” in occasione delle grandi crisi internazionali che coinvolgono l'Iran e le regolari operazioni di intercettazione ed abbattimento dei droni delle origini più disparate che violano lo spazio aereo iraniano almeno dai primi anni Duemila (missioni che coinvolgono praticamente tutti i tipi di cacciabombardieri in servizio in Iran), non sembra che essi siano mai stati utilizzati in vere e proprie “missioni di guerra”. In ogni caso dato il crescente processo di obsolescenza delle cellule e dei sistemi d'arma, nel 2012 i vertici delle Forze Armate Iraniane (Artesh) hanno approvato anche per i Mig-29 (così come per gli altri modelli di cacciabombardieri in servizio) un poderoso piano pluriennale di aggiornamento tutt'ora in corso. Da quanto emerso finora, il programma di aggiornamento che dovrebbe garantire ai Mig-29 di rimanere in servizio e competitivi anche nei prossimi 20 anni comprende:
- vari interventi di riparazione e rivitalizzazione sui motori e sulle cellule degli aerei tali da estenderne considerevolmente la vita operativa;
- un cospicuo pacchetto di aggiornamento dell'avionica comprendente l'installazione di nuovi sistemi di guerra elettronica (EW) e di contromisure elettroniche (ECM);
- la modernizzazione dei sistemi d'arma e di controllo al fuoco (FCS);
- un nuovo sistema di navigazione inerziale (INS);
- un sistema di interrogazione amico-nemico (IFF);
- nuove radio VHF/UHF;
- l'installazione di nuovi schermi digitali multifunzione (LCD) per la gestione dei sistemi di bordo;
- l'installazione di una sonda per il rifornimento in volo e l'aumento della capacità dei serbatoi interni mediante l'eliminazione di una serie di sottosistemi e strutture ridondanti;
- lo sviluppo e l'installazione (grazie al sostegno indiano) di nuovi serbatoi sganciabili da installare sui piloni alari;
- la capacità di impiegare le nuove versioni dei missili aria-aria di origine russa R-60, R-73, R-27 (in particolar modo le R-27T, R-27ET, R-27ER, R-27EA) e R-77;
- l'installazione degli AIM-9 e degli AIM-7 di origine americana;
- il potenziamento delle capacità di attacco al suolo mediante la possibilità di utilizzare nuove tipologie di bombe a caduta libera da 250, 500 e 1000 kg, bombe a guida laser e bombe di tipo JDAM (queste ultime sviluppate con l'aiuto della Corea del Nord);
- omologazione al lancio delle bombe 9A Qadr a puntamento elettro-ottico e delle bombe della serie Ghassed a guida TV/IR;
- la possibilità di lanciare i razzi non guidati di produzione iraniana Shafaq (ispirati ai razzi russi S-24 da 240 millimetri) che possono essere armati con diverse tipologie di testate (HE, frammentazione, anti-bunker, anti-pista, ecc...);
- la capacità di utilizzare nuovi missili da crociera (fonti iraniane menzionano esplicitamente il Nasr-1, il Kowsar e lo Ya-Ali, ma potenzialmente qualsiasi missile antinave ed antiradar di produzione locale è passibile di venire installato presto o tardi).
Nel complesso la flotta di Mig-29 dell'IRIAF ha dimostrato nel corso dei decenni di essere affidabile e resiliente e gli incidenti che hanno portato alla distruzione di alcuni velivoli (come nel 2012 e nel 2019) in genere sono stati causati da malori o errori dei piloti e non da problemi tecnici. In ogni caso l'inevitabile attrito non ha influito sulla capacità di operare dei due squadroni vista la tempestiva sostituzione dei velivoli persi in ottemperanza alle clausole del contratto originale.
Aspettiamoci quindi di vedere in azione i “Fulcrum” iraniani nei cieli del Medio Oriente ancora per molto tempo.
Foto: Shahram Sharifi