Quando avevo chiesto a Filippo di rivangare i ricordi di una vita nell’Esercito si era dimostrato un po’ scettico ma poi mi aveva richiamato dicendo: “Ci ho pensato durante la notte ed è stata buona consigliera: molti episodi sono un po' annebbiati, ma qualcuno un po' particolare lo ricordo bene essendo io l’artefice”.
Homo faber suae quisque fortunae (ognuno è artefice del suo destino)
“Ero in esercitazione sui Colli Berici in Veneto, accampato in cima alla collina su un terreno dove c'era una casa di riposo per anziani. In un 'centro nodale' il lavoro più faticoso e intenso sono i primi due/tre giorni, perché i collegamenti normalmente sono tanti e per prenderli cablando tutte le linee telefoniche serve tempo.
Tra questi collegamenti c'era una telescrivente che collegava il terzo corpo d’armata con la terza armata di Padova che non funzionava, non transitava il segnale. La tratta in 'Ponte Radio' funzionava, ma le telescriventi non si allineavano.
Questo collegamento era il più importante, quindi fin quando non funzionava dovevamo stare tutti in piedi per i vari allineamenti”.
Il racconto continua e sembra un’efficace ispirazione per una reclame sul caffè.
“Alle tre di notte mi venne voglia di bere un caffè, chiamai un soldato e gli dissi di fare il caffè per tutti con la caffettiera da 6. Dopo due minuti il ragazzo tornò indietro dicendomi che nella bombola da campeggio che usavamo per questo scopo era finito il gas, quindi niente caffè. Avevo talmente voglia di bere un caffè che ne sentivo l'odore nell'aria.
Tutto triste uscii fuori dallo shelter e accesi una sigaretta osservando il gruppo elettrogeno in funzione per l’attività degli apparati di comunicazione. Vidi che la marmitta di scarico del motogeneratore era tutta rossa per il calore e subito mi venne l’idea di sfruttarne la temperatura.
Chiesi al trasmettitore di trovare due pietre e di preparare la caffettiera. Presi una lampada per illuminare il gruppo, misi le due pietre davanti alla marmitta e sopra la moka.
Credimi, in 10 secondi uscì il caffè che riempì la caffettiera. Che goduria quella notte!
Da quella sera in poi il caffè al centro nodale di 'Pippo' era fatto con la marmitta. Quante risate si facevano i comandanti e i colleghi che venivano a trovarmi... Non nascondo che mentre scrivevo queste righe mi veniva ancora da ridere”.
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