(Continua) Da quel lontano 1981 nell’ambito delle trasmissioni si sono fatti passi da gigante assegnando all’Arma delle Trasmissioni un impegno cruciale e crescente con collegamenti sicuri, veloci e durevoli con un alto grado di professionalizzazione tecnica dei moderni trasmettitori.
La stessa internet, in origine una rete sperimentale chiamata Arpanet (Advanced Research Projects Agency Network) nata per scopi militari nell’ottobre del ‘69, passò pressoché inosservata anche agli addetti ai lavori. Solo dopo gli anni ‘80 l’evoluzione di questa ragnatela di codici binari divenne pronta a cambiare completamente la vita dell’umanità, anche quella militare.
Il secondo giorno
“… tutti le preferivano nei posti comando, anche se le apparecchiature non erano adeguate e compatibili a questo tipo di telefoni.” riprende.
“Durante le 24 ore dall’inizio dell’esercitazione il sistema e la rete funzionavano regolarmente.
Il secondo giorno un capo ufficio chiamò il nostro comandante di compagnia dicendo che il suo telefono EE-8 funzionava a tratti: fu immediatamente sostituito.
Dopo qualche ora, un ricevitore di un ponte radio di piccola capacità subì per pochi secondi un’interferenza che disturbava il segnale interrompendo anche il collegamento radio. In quegli anni iniziavano a trasmettere le radio private e queste interferenze capitavano sempre più spesso perché abusivamente utilizzavano le nostre frequenze.
Anche se l’interruzione del collegamento fu di pochi secondi, per lo stesso tempo si interruppero sia i canali telefonici militari che telegrafici – telescriventi- connessi su quel terminale.”
La tensione degli artiglieri
In un contesto dove alcuni codici numerici non arrivano o sono disturbati diventa impossibile stabilire quando raggiungere degli obiettivi, considerando che assumersi arbitrariamente delle responsabilità così importanti non rientra nell’etica militare.
“Poco dopo ci richiamarono, stesso problema: alcuni telefoni funzionavano a tratti.
Quando parlavano i capi ufficio c’erano le interruzioni, quando parlavamo noi tecnici con gli stessi telefoni questi funzionavano bene; era strano, ma succedeva. L’artiglieria cominciò a risentirne.
I capi uffici continuavano a sostenere che, mentre si parlava, per pochi secondi si interrompeva la comunicazione, invalidando la conversazione. Questo comportava che il corrispondente dovesse ripetere la frase che spesso era composta di numeri. Essendo sicuri che i telefoni erano perfettamente efficienti, noi tecnici iniziammo a pensare che non schiacciavano bene la farfalla del microfono.”
Con la tensione che si stava generando e l’angoscia di non individuare il problema, lascio immaginare quanto fosse imbarazzante, nell’esercito anni ’80, dover quantomeno far capire a un furioso colonnello che forse era lui l’incapace...
“Anche questa volta per nostra sicurezza e per placare gli animi sostituimmo immediatamente sia i telefoni che le pile interne e tutto ritornò a funzionare. Riprovammo di nuovo i telefoni sostituiti ed erano perfettamente efficienti.
Questo tipo di interruzioni durò nei vari telefoni quasi tutto il giorno e le conseguenze furono molto pesanti perché oltre al nervosismo per i collegamenti inefficienti, i messaggi su linea telex si accumulavano e non potevano essere bypassati.
Un ritardo che provocò la proroga forzata anche ai messaggi con priorità, quelli cruciali in un ipotetico contesto bellico...” (continua)
Leggi prima parte: I racconti del luogotenente: un campo come tanti...
Leggi la terza parte: I racconti del luogotenente: "Electronic Warfare"
Leggi: I racconti del luogotenente: il "sergente Hartman" (prima parte)
Leggi: I racconti del luogotenente: il "sergente Hartman" (seconda parte)
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