Per raggiungere i suoi obiettivi di sicurezza e difesa, la NATO sbarca nel mondo del deep-tech per accelerare i processi di innovazione con una costellazione di acceleratori e test center, e una società di investimenti con capitali di rischio.
Non c’è da sorprendersi. Stiamo parlando dell’alleanza più longeva della storia recente, che anche in questo sta dimostrando flessibilità e adattabilità alle sue esigenze di sicurezza e difesa.
Come prossimo passo, i 31 Leaders della NATO che si ritroveranno al Summit di Vilnius (11 al 12 luglio 2023), lanceranno il NATO Innovation Fund, strumento finanziario che supporterà modelli di business per spingere la NATO verso il suo technological edge. A Vilnius, sarà annunciata anche l’operatività del Defence Innovation Accelerator for the North Atlantic (DIANA) la cui piena operatività (FOC - Full Operational Capability) è prevista nel 2025.
Tali iniziative nascono dal più ampio sforzo di adattamento dell’Alleanza alle nuove sfide alla sicurezza, delineate nel nuovo NATO 2022 Strategic Concept, tra cui quella tecnologica riveste primaria importanza assieme a quella climatica, e alla resilienza delle infrastrutture strategiche alleate.
L’accelerazione della NATO verso le tecnologie emergenti dirompenti (Emerging and Disruptive Technologies - EDTs) può essere misurata con la rapidità dei passaggi politici di approvazione delle specifiche iniziative. A partire dalla "EDT Roadmap" lanciata a Londra a fine 2019 che porta a definire la strategia NATO sulle EDTs solo un anno dopo, DIANA e l’Innovation Fund, prendono avvio al Summit di Bruxelles nel giugno 2021 nell’ambito dell’Agenda NATO2030. Un ritmo difficile da immaginare fino a qualche anno fa.
Ma cos’è esattamente il "NATO Innovation Fund"?
Si tratta in sintesi di una società privata di diritto Lussemburghese, con sede nella Capitale Olandese, cui 23 Alleati, tutti appartenenti alla piattaforma europea - Italia inclusa - hanno conferito mandato per la gestione del fondo Venture Capital multi-sovrano di 1 miliardo di euro in 15 anni.
Ma perché dotarsi di un tale strumento finanziario? Perché la sfida non è solo rappresentata dalle minacce dei possibili avversari o competitors, ma anche dalla rapidità con la quale gli Alleati sono in grado di adattare le loro capacità della difesa a disposizione dell’Alleanza, velocizzando i processi burocratici di approvazione e di finanziamento per la ricerca tecnologica, lo sviluppo e l’acquisizione di capacità. Questa è la sfida che il management dell’Innovation Fund dovrà raccogliere. Potranno finanziare progetti innovativi intercettati attraverso il meccanismo di DIANA, ovvero direttamente, in funzione del livello di maturità tecnologica (TRL - Technological Readiness Level) dello specifico progetto.
Parlando di DIANA, vale la pena ricordare che è del 19 giugno scorso il lancio dei bandi per le prime tre Defence and Security Challenges: resilienza energetica (Energy resilience), condivisione sicura delle informazioni (Secure information sharing), e rilevamento e sorveglianza (Sensing and surveillance), che identificano altrettante aree prioritarie nell’ambito del più ampio programma di lavoro sulle EDTs nel 2023. In sostanza queste tre aree costituiscono la spina dorsale del DIANA’s Strategic Direction per il 2023, e dovranno portare all’identificazione di soluzioni tecnologiche dual-use necessarie al mantenimento del vantaggio tecnologico transatlantico.
L’appello a presentare le loro idee innovative viene rivolto ormai da qualche giorno a start-up, small-medium enterprises (SMEs) e innovatori nazionali e internazionali attraverso le maggiori piattaforme social e tramite attività di divulgazione dedicate (l’ultima presentazione è della settimana scorsa presso l’ufficio ICE di Bruxelles da parte di esperti NATO e nazionali). Le soluzioni tecnologiche con un TRL 4 (tecnologia validata in laboratorio) ritenute valide a fornire un possibile contributo alla sicurezza dei cittadini della piattaforma euro-atlantica, riceveranno fondi (grants) per tranche, con 100K Euro per i primi 6 mesi e 300K per i successivi 6 mesi, oltre a beneficiare di programmi di accelerazione commerciale personalizzati (la NATO ha il suo Acceleratore dello Spazio “Take-off” presso l’Hub OGR Tech di Torino - fig. X), accedendo alla rete di oltre 100 tra acceleratori e test center dell’intera Alleanza. E qui entra in gioco lo strumento che a giorni sarà lanciato nella capitale Lituana. I progetti commercialmente promettenti potranno infatti trovare ulteriore slancio finanziario proprio grazie all’Innovation Fund e concretizzare così lo sviluppo di soluzioni innovative per il mercato civile e militare, traendo vantaggio dall'esposizione mirata ad investitori e utenti finali in modo da supportare la transizione e l'adozione della tecnologia.
La corsa al mantenimento della supremazia tecnologica della NATO è quindi partita già da tempo ed è in rapida accelerazione. Corsa che va di pari passo con le iniziative degli USA, da sempre trainanti nella ricerca e sviluppo di soluzioni innovative per la difesa attraverso programmi come DARPA (Defence Advanced Research Projects Agency). Negli ultimi anni, sono infatti esplosi gli investimenti di capitale di rischio nelle società di tecnologia della difesa, poiché la guerra in Ucraina e le tensioni geopolitiche con la Cina hanno alimentato le speranze che il governo degli Stati Uniti concedesse contratti alle start-up che producono sistemi innovativi. Gli investimenti statunitensi nelle start-up della difesa sono aumentati da meno di 16 miliardi di dollari nel 2019 a 33 miliardi di dollari nel 2022 (dati di PitchBook). Con DIANA e Innovation Fund, la NATO mira a replicare e se possibile migliorare tale modello.
L’obiettivo ultimo è quello di intercettare capitali privati per lo sviluppo di capacità dual-use che, nell’approccio whole-of-government alla sicurezza e resilienza di una nazione, saranno al servizio non solo dell’Alleanza ma delle singole collettività nazionali alleate.
Immagini: NATO / web